Il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem propone alla Grecia di risolvere l’empasse con la chiusura delle banche e il controllo dei capitali ma, intanto, tra una provocazione e l’altra Tsipras riprende gli incontri bilaterali e accorcia le distanze con la Russia.
L’intricata vicenda Greca sembra essersi ridotta, in questi ultimi giorni, a un gioco tanto divertente quanto pericoloso, continui rilanci sulle provocazioni e un’empasse che continua a essere fin troppo preoccupante non solo per il popolo greco ma, adesso, anche agli occhi di qualche autorevole osservatore finanziario.
Tralasciando l’esilarante episodio del dito medio di Varoufakis, le questioni su cui occorre concentrare l’attenzione sono due: la provocazione lanciata dal Presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem riguardo alla possibililità di controllare le banche e i capitali greci e le azioni che sul futuro della Grecia stanno mettendo in campo sia il premier Alexis Tsipras che personalità come Draghi, Merkel e Juncker.
La Grecia come Cipro?
L’ultima grande provocazione lanciata alla Grecia viene dal presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, che in un’intervista a Bnr Nieuwsradio ha proposto, in caso di fallimento del negoziato sul debito greco, la possibilità di mettere in campo la chiusura delle banche greche e di controllare i movimenti sui capitali, limitando o bloccando del tutto i trasferimenti all’estero.
Si tratta della soluzione che era già stata adottata con Cipro per evitare la bancarotta, una soluzione talmente drastica e invasiva che ha chiaramente ricevuto il rifiuto netto della Grecia che ha fatto sapere di non essere disposta a farsi ricattare.
Certo che se anche la Grecia ha finora onorato i debiti in scadenza con il Fondo Monetario Internazionale è comunque un Paese sempre più ridotto ai minimi termini: è di pochi giorni fa la notizia che il Governo Tsipras ha presentato un disegno di legge per ipotecare i fondi pensione pubblici. I denari utilizzati per pagare le pensioni potrebbero dover essere destinati all’FMI (venerdì prossimo scade il termine per restituire ulteriori 350 mln di euro) e al debito pubblico in scadenza (1,6 mld di euro da restituire a breve), qualora l’Europa non si convincesse a concedere almeno una parte dell’ultima tranche di aiuti prevista dal secondo piano di salvataggio (sarebbero necessari almeno 2 mld di euro sui 7,2 previsti).
Al di là delle provocazioni lanciate anche da Tsipras che ha richiesto alla Germania di restituire una parte dei debiti di guerra, un’ipotesi questa meno pellegrina di quel che possa sembrare perché ha aperto un dibattito (e ha trovato sostenitori) in seno all’Spd, è certo che il Governo Greco si sta muovendo non solo sul fronte interno, dove per convincere l’Europa a sbloccare gli aiuti economici, il governo guidato da Syriza potrebbe far approvare questa settimana alcune tra le misure proposte all’Europa, tra cui quelle sull’evasione fiscale ma anche sul fronte internazionale.
Lo scenario internazionale e il riavvicinamento alla Russia
La settimana di Alexis Tsipras sarà, infatti, densa di incontri bilaterali, in vista del vertice dei capi di stato e di governo europei in calendario a fine settimana (giovedì e venerdì prossimi) ma anche altre personalità di primo piano si stanno muovendo a proposito del caso Grecia.
L’incontro più importante è stato quello tra Mario Draghi e Angela Merkel ma occorre anche segnalare la video conferenza tenutasi tra i tecnici dell’Euro working group, i funzionari che preparano gli incontri dell’Eurogruppo che si sono confrontati sullo stato dei negoziati tra Grecia e istituzioni europee (BCE; FMI; UE e Esm) intavolati per raggiungere l’accordo con i creditori che dovrebbe consentire di sbloccare l’ultima trance di aiuti internazionali previsti dal secondo piano di salvataggio. A tal proposito occorre segnalare che una parte di questi aiuti pari a 1,9 miliardi potrebbero essere effettivamente sbloccati (sarebbe il denaro utile per ripianare i debiti con scadenza più vicina, come spiegato sopra) se il Parlamento Greco riuscisse a dare il via libera a riforme quali quella della giustizia (necessaria per contrastare l’evasione fiscale) e quella del fisco che dovrebbe rendere indipendente l’Agenzia delle Entrate Greca.
A ciò si aggiungono gli incontri bilaterali che Tsipras avrà, a margine del vertice dei capi di stato e di governo con Angela Merkel, François Hollande, Mario Draghi e con il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker. Si tratta chiaramente di incontri finalizzati a raggiungere per una via politica e non tecnica un accordo che consenta di rimuovere gli ostacoli fondamentali alla concessione degli aiuti internazionali.
A tali incontri occorre però aggiungerne un altro, in calendario il mese prossimo: quello con Putin, a Mosca, la visita della quale è stata fissata all’8 Aprile. Si tratta della prima visita ufficiale di Tsipras in Russia e si configura come il tentativo di approntare un piano B nel caso in cui entro la fine di Aprile non si dovesse raggiungere un accordo con le istituzioni europee.
A tal proposito Moody’s non ha mancato di segnalare, in un suo recente documento, che
"se il confronto attuale con i creditori europei non ha prodotto fenomeni di contagio in altri Stati membri, una uscita della Grecia dall’euro potrebbe ancora avere gravi conseguenze per l’intera Eurozona e soprattutto per la periferia"
Un’eventualità questa che potrebbe portare Moody’ a rivedere il recente outlook rilevato come stabile per l’Eurozona, in seguito al lancio del Quantitative Easing ma che soprattutto potrebbe determinare conseguenze ben più pesanti sul piano dell’economia reale e della ripresa economica del vecchio continente.
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