Finisce con un nulla di fatto l’incontro tra il nuovo ministro delle Finanze greco e il presidente dell’Eurogruppo e intanto la Germania fa sapere alla Grecia che non ci sarà nessuna rinegoziazione del debito.
La giornata di Venerdì scorso ha segnato di fatto una tregua armata sul fronte, sempre più caldo, che si sta aprendo tra Grecia e Europa. Mentre la giornata di Giovedì aveva visto ad Atene il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz che aveva cercato di allentare la tensione, notando la grande volontà di Tsipras di collaborare con le istituzioni europee per risolvere al meglio i problemi economici della Grecia, quella di Venerdì è stata caratterizzata da tutt’altro clima.
Il secondo messaggero inviato da Bruxelles è stato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, un ambasciatore che in questo caso ha portato non poca pena, dal momento che per sua bocca è stato inviato dalle istituzioni europee un messaggio preciso: l’Europa non ha nessuna intenzione di rinegoziare il debito pubblico contratto dalla Grecia in questi anni.
Mentre i soli stati appartenenti all’UE detengono quasi il 60% del debito pubblico greco, l’FMI e la BCE detengono quote che si aggirano intorno all’11%-12% del debito greco: in totale le istituzioni pubbliche dell’Eurozona detengono circa l’80% del totale del debito greco (315 miliardi di euro) nelle sue varie forme (siano esse prestiti concessi per piani di salvataggio o titoli di stato). Rinegoziare il debito pubblico di Atene equivarrebbe, quindi, a registrare perdite sicure per gli altri Paesi dell’Europa, Germania, Francia e Italia in testa.
Dopo l’incontro tra Dijsselbloem e il neo ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis è stata chiara la situazione di stallo creatasi tra un’Europa inflessibile e una Grecia - forse più vicina all’Oriente che all’Occidente - che, secondo alcuni quotidiani ellenici ha richiesto una moratoria di cinque anni nel pagamento del debito, l’eliminazione dell’obbligo di avanzo primario e la convocazione di una conferenza internazionale sul debito pubblico.
Anche se Dijsselbloem ha parlato di dialogo costruttivo e ha segnalato il desiderio delle istituzioni europee di vedere una ripresa greca nell’area euro, non ha neanche mancato di notare che la Grecia deve evitare
"mosse unilaterali, che non sono la strada per andare avanti (...) ignorare gli accordi non è la strada da seguire"
Per Dijsselbloem, insomma, non è possibile contravvenire agli accordi presi con i partner europei mentre, per tutta risposta, Varoufakis, ha notato come il ruolo di ministro delle Finanze nel Governo Tsipras gli sia stato assegnato proprio
"puntando a rimettere in discussione il programma di aiuti"
Posizioni inconciliabili che, probabilmente, rimarranno tali a lungo viste le numerose voci tedesche che hanno riecheggiato le posizioni di Dijsselbloem. La conferenza sul debito europeo, inserita da Syriza tra i punti del programma presentato in campagna elettorale è stata bollata da Martin Jaeger, portavoce del ministro tedesco Wolfgang Schaeuble, come un "divorzio dalla realtà" e lo stesso Dijsselbloem l’ha ritenuta superflua dal momento che esiste già l’Eurogruppo per le questioni finanziarie.
Sempre Jaeger ha chiarito come
"Una richiesta di prolungamento del programma, nel caso in cui venisse presentata, potrebbe valere solo se fosse collegata a una chiara disponibilità della Grecia di realizzare i passi delle riforme concordati"
Quest’ultimo rilievo arriva in vista della prossima visita della Troika in programma per il 28 Febbraio. Si tratta della visita che dovrebbe decidere riguardo allo stanziamento dell’ultima tranche di aiuti internazionali da 7 miliardi di euro prevista dal piano di salvataggio di prossima scadenza. Una visita ritenuta inutile da Varoufakis che ha spiegato
“Inutile che tornino qui gli uomini della Troika (...) Per noi i vecchi accordi sono saltati un minuto dopo il voto. Vogliamo trattare, ma lo faremo con la Ue”
Al di là di una strategia della tensione che entrambe le parti in gioco contribuiscono a far crescere, si attendono ora i prossimi incontri, che avranno come principale protagonista il vice-premier greco, Yanis Dragasakis, la persona che dovrà gestire i veri e propri negoziati su austerità e aiuti.
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