Governo Renzi, Jobs act: da Aspi e mini-Aspi al sussidio universale, ecco cosa cambia

Vittoria Patanè

04/03/2014

17/03/2014 - 10:19

condividi

Il Jobs Act modificherà totalmente gli ammortizzatori sociali. Ecco cosa cambierà con il nuovo sussidio di disoccupazione universale

Governo Renzi, Jobs act: da Aspi e mini-Aspi al sussidio universale, ecco cosa cambia

Il Governo Renzi spinge sulla riforma del lavoro. Non solo taglio del cuneo fiscale quindi, ma provvedimenti che prevedono la modifica degli ammortizzatori sociali, delle politiche attive, dell’Articolo 18 e dei contratti.

Queste sono le misure inserite all’interno del Jobs Act di cui Matteo Renzi, il sottosegretario Graziano Delrio e i ministri Pier Carlo Padoan e Giuliano Poletti avrebbero parlato nel corso del vertice di ieri sera.

Entro metà marzo, prima che il Premier incontri la cancelliera Angela Merkel, tutto dovrà essere pronto.

Parlando degli ammortizzatori, l’ipotesi al vaglio dell’Esecutivo sarebbe quella di creare un sussidio di disoccupazione universale (chiamato Naspi) basato su criteri più equi ed elastici che riesca ad includere un maggior numero di lavoratori, compresi i collaboratori.

Aspi e mini-Aspi
Due anni fa, la riforma del lavoro varata dal ministro Elsa Fornero ha introdotto l’Aspi, assicurazione sociale per l’impiego, e la mini-Aspi.

La prima corrisponde a un vero e proprio sussidio di disoccupazione il cui importo è pari al 75% della retribuzione precedentemente percepita dal lavoratore fino a un limite di 900 – 1000 euro. La durata massima varia in base all’età: 14 mesi per gli over 55, 12 per gli over 50, 8 per tutti gli altri.

Può accedere al sussidio chiunque abbia maturato 2 anni di anzianità di carriera e abbia versato almeno 12 mesi di contribuzione nei 24 mesi che precedono la perdita di lavoro. Un criterio così stringente esclude però moltissimi lavoratori precari.

Proprio per questo motivo, la riforma Fornero prevede anche un secondo ammortizzatore, la mini – Aspi, che si rivolge anche ai dipendenti assunti con contratto a termine, a condizione che essi abbiano versato 13 settimane di contributi nell’anno che precede la perdita del lavoro. Benché anche l’ammontare della mini-Aspi sia pari al 75% della retribuzione, i lavoratori possono usufruirne solo per la metà delle settimane di contribuzione maturate nel corso dell’anno precedente.

Sussidio di disoccupazione universale
Così come sono stati progettati, Aspi e mini-aspi escludono dal sussidio molti lavoratori precari assunti con contratti a progetto, di collaborazione coordinata e continuativa, ma anche i dipendenti che utilizzano False partite IVA, cioè quelli che, classificati dallo Stato come lavoratori autonomi, in realtà svolgono un lavoro dipendente presso una sola azienda.

Il Jobs Act di Matteo Renzi mira ad estendere la platea di coloro che possono usufruire degli ammortizzatori sociali a tutti coloro che abbiano versato almeno tre mesi di contributi. Il sussidio di disoccupazione universale ideato dall’attuale Governo dovrebbe corrispondere a 1.000 – 1.200 euro nei primi sei mesi, per poi ridursi progressivamente fino a 700 euro nei mesi successivi. Inoltre i lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato saranno “coperti” contro la perdita dell’impiego per due anni.

Secondo le stime degli esperti, il nuovo sussidio dovrebbe costare allo Stato 9,5 miliardi l’anno che deriverebbero dai 7,1 miliardi spesi attualmente per Aspi e mini-Aspi e dai 2,4 miliardi utilizzati per finanziare gli ammortizzatori in deroga che de facto verrebbero eliminati. La Cig ordinaria invece rimarrebbe con lo scopo di sostenere le imprese in temporanea difficoltà.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO