Flat Tax: si potrà ancora fare dopo l’accordo tra Italia e Ue sulla procedura d’infrazione?

Alessandro Cipolla

4 Luglio 2019 - 10:08

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Il governo è riuscito a evitare la procedura d’infrazione trovando un accordo con Bruxelles: viste le garanzie date dai gialloverdi all’Europa sui conti nel 2020, Salvini potrà fare a breve la Flat Tax come più volte dichiarato?

Flat Tax: si potrà ancora fare dopo l’accordo tra Italia e Ue sulla procedura d’infrazione?

Alla fine l’Italia è riuscita a evitare la procedura di infrazione e, al momento, è questa la cosa più importante. Intorpidito dalla vicenda Sea Watch, il paese probabilmente non aveva ben chiaro l’idea di cosa si è rischiato.

Oltre a una forte multa e al congelamento dei fondi strutturali e ai prestiti concessi dalla Banca Europea degli Investimenti, ci sarebbero state almeno cinque manovre economiche “lacrime e sangue” per sistemare i conti pubblici.

Il governo gialloverde però è riuscito per la seconda volta a scongiurare la procedura di infrazione, ma la Commissione adesso per stralciare il dossier ha voluto garanzie ben precise sul 2020 oltre che i 7 miliardi per ripianare il buco di bilancio che si è venuto a creare in questo 2019.

Un accordo questo con l’Europa che potrebbe stoppare ogni velleità di Flat Tax: visto l’impegno preso nel tenere i conti in ordine nel 2020, Matteo Salvini per realizzare la sua riforma fiscale dovrà mettere sul piatto coperture certe e strutturali, altrimenti un nuovo scontro con Bruxelles sarà inevitabile.

Procedura di infrazione evitata

Avevamo posto tre condizioni - ha spiegato il commissario Pierre Moscovici nel giustificare lo stop alla procedura di infrazione - dovevamo compensare lo scarto per il 2018, quello del 2019 da 0,3 e ottenere garanzie sul bilancio 2020. Il Governo ha approvato un pacchetto che risponde alle nostre tre condizioni”.

Poche parole quelle di Moscovici che però rendono perfettamente l’idea dell’accordo raggiunto tra la Commissione e il nostro governo. Per prima cosa ci sono gli oltre 7 miliardi partiti in direzione Bruxelles come disposto dall’assestamento di Bilancio deliberato nell’ultimo CdM.

Soldi questi che hanno riportato il deficit intorno al 2% come stabilito nella manovra 2019, compensando così la minore crescita che c’è stata finora in Italia viste le stime più che ottimistiche che erano state fatte dai gialloverdi.

Il vero nodo però è quello riguardante la legge di Bilancio 2020. Stando alle dichiarazioni post elezioni europee di Matteo Salvini e Luigi Di Maio la prossima manovra sarà espansiva, con la Lega che vuole la Flat Tax e il Movimento 5 Stelle l’abbassamento del cuneo fiscale per realizzare il salario minimo.

Intenzioni queste che però cozzano con le “garanzie sul bilancio 2020” citate dal commissario francese, autentica condizione necessaria e sufficiente che ha portato allo stop della procedura di infrazione.

Si farà ora la Flat Tax?

L’Italia quindi si è impegnata a rigare dritta anche perché sono già tanti gli interrogativi che gravitano sulla prossima legge di Bilancio. Per prima cosa ci sono i 23 miliardi da dover trovare per evitare l’aumento dell’IVA, ma non bisogna dimenticare i 18 miliardi di privatizzazioni messi in conto per il 2019 e che attualmente sembrerebbero essere un miraggio da realizzare.

Viste queste condizioni, una riforma fiscale come quella pensata dalla Lega con l’abbassamento al 15% delle imposte per i redditi fino a 50.000 euro sarebbe quasi impossibile da poter realizzare.

Matteo Salvini in merito alla Flat Tax ha davanti a sé tre opzioni. La prima è quella di mettere sul tavolo delle coperture certe e strutturali. Il costo stimato di 15 miliardi vale per ogni anno, quindi non si può finanziare con una misura una tantum oppure non certa come le maggiori entrate fiscali.

La seconda strada è quella di un nuovo muro contro muro con Bruxelles, rivendicando il diritto di poter fare un maggior deficit così da trovare le risorse per la Flat Tax.

Se il governo andasse fino in fondo mettendo nero su bianco queste prerogative, la manovra però verrebbe inevitabilmente bocciata dalla Commissione e si ricomincerebbe da capo con la procedura di infrazione.

La terza via è quella di rinunciare a fare subito la riforma fiscale, accettando di seguire il sentiero dell’abbassamento del deficit tracciato dall’Europa aspettando tempi migliori per la Flat Tax.

Conoscendo la strategia politica di Matteo Salvini, appare difficile che possa accettare una marcia indietro sulle tasse senza la solita trafila di minacce e rivendicazioni di sovranità.

La nuova Commissione Europea che si insedierà in autunno potrebbe però essere meno clemente di quella uscente, anche perché l’Italia andrebbe a rompere l’accordo appena siglato. Il sentore è che di procedura di infrazione ne risentiremo parlare a breve.

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