Fintech e Legge di Bilancio 2019: la wishlist sul P2P Lending

Giulia Adonopoulos

27 Settembre 2018 - 11:54

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Nella manovra finanziaria 2019 che ruolo e spazio avrà il fintech? Dall’inclusione nei PIR all’estensione del Fondo di Garanzia al P2P Lending, ecco come l’innovazione potrebbe tutelare gli investitori privati.

Fintech e Legge di Bilancio 2019: la wishlist sul P2P Lending

Che ruolo avranno l’innovazione e il fintech nella nuova manovra di Bilancio con cui è alle prese l’attuale governo? A provare a dare una risposta è BorsadelCredito.it, operatore leader nel settore del P2P lending per le PMI in Italia. Nel report diffuso il suo Ufficio Studi auspica l’introduzione degli strumenti Fintech nei PIR per stimolare il settore e l’estensione del fondo di garanzia anche alle piattaforme di P2P Lending, a tutela degli investitori privati.

Il governo giallo-verde ha più volte parlato della necessità di innovare e di investire nell’innovazione (il ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi Di Maio ha detto di recente che, guardando a quello che fa la Francia, dovremo arrivare a un piano da 3 miliardi di euro). Si può sperare, quindi, che nella discussione sulla Legge di Bilancio 2019, accanto ai ben più chiacchierati reddito di cittadinanza, flat tax, Quota 100 e pace fiscale, ci sia un commitment anche a favore del Fintech, grande escluso di questo dibattito? Con la pubblicazione della manovra ormai dietro l’angolo il dubbio è più che lecito.

Ricordiamo che nel contratto di governo M5S e Lega hanno pronunciato 11 volte la parola innovazione, associandola a termini quali green economy, capitale umano, startup, enti pubblici di ricerca e politica industriale. In particolare al punto 5, intitolato “Banca per gli investimenti e il risparmio”, emerge la consapevolezza della necessità di offrire alle PMI canali alternativi di finanziamento. Nel paragrafo “Tutela del risparmio” compaiono addirittura le parole blockchain e fintech: “Occorre investire per sviluppare l’innovazione tecnologica nella fornitura di servizi e prodotti finanziari (blockchain e FinTech), anche al fine di garantire una maggiore trasparenza nelle transazioni finanziarie.” Inoltre si parla di una “Banca per gli investimenti, lo sviluppo dell’economia e delle imprese italiane” che svolgerebbe “attività di secondo livello per le piccole e medie imprese agendo in cofinanziamento con il sistema bancario.”

Nel programma della Lega, pur non citando esplicitamente il fintech, si esprimeva la necessità di svincolare le imprese dalla dipendenza dal credito bancario, facendo “fluire più capitale privato al settore dell’imprenditoria giovanile mediante obblighi di legge che prevedano un investimento minimo (in uno spettro compreso tra il 3% e il 5%) in questo settore per i Piani Individuali di Risparmio (PIR) e per i fondi pensione italiani”.

P2P Lending nella Finanziaria 2019: cosa dovrebbe esserci

La Legge di Bilancio 2018 aveva introdotto una importante novità equiparando le rendite ottenute dalle attività tecnofinanziarie alle altre forme di investimento tradizionali con la tassazione al 26%. Fino ad allora il mondo del P2P Lending era sottoposto a una tassazione ad aliquota marginale Irpef (dal 23% al 43% a seconda dello scaglione di reddito).

Cosa verrà fatto a favore del settore nel 2019? Ecco la wishlist stilata dall’Ufficio Studi di BorsadelCredito.it:

1) Inclusione del Fintech nei PIR
Si auspica che il Governo introduca nei protafogli PIR il P2P Lendingi, prestiti disintermediati alle imprese. Nei panieri non sono previsti investimenti nel Fintech, ma sono composti per almeno il 70% di investimenti in titoli quotati o non di aziende italiane o con stabile organizzazione in Italia e per almeno il 30% in titoli fuori dal Ftse/Mib: su di essi il Governo ha stabilito che ci fosse esenzione fiscale totale a patto di detenere il paniere per 5 anni e su un importo di 30mila euro all’anno.

2) Fondo di Garanzia alle piattaforme di P2P Lending
Il nobile scopo del Fondo di Garanzia per le PMI, operativo da 18 anni, è di “favorire l’accesso alle fonti finanziarie delle piccole e medie imprese mediante la concessione di una garanzia pubblica che si affianca e spesso si sostituisce alle garanzie reali portate dalle imprese. Grazie al Fondo l’impresa ha la concreta possibilità di ottenere finanziamenti senza garanzie aggiuntive (e quindi senza costi di fidejussioni o polizze assicurative) sugli importi garantiti dal Fondo, che non offre comunque contributi in denaro” (Fonte: MiSe)

Il Fondo si applica ai prestatori istituzionali, ma non a quelli privati che si avvalgono dei servizi delle piattaforme di P2P Lending. Questa estensione sarebbe un passo importante nella direzione tracciata dal programma del M5S relativamente all’esigenza di trovare tipi di finanziamento alternativo per le PMI italiane.

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