Fed e tassi di interesse: le previsioni degli analisti in merito ai prossimi rialzi sembrano essere abbastanza concordi, ma ecco 4 rischi che potrebbero capovolgere la situazione.
La Fed non ha toccato i tassi di interesse nella sua ultima riunione di maggio, confermando le attese degli analisti che non avevano previsto cambiamenti alla politica monetaria degli Stati Uniti.
I tassi di interesse sono stati dunque confermati all’1%, ma nel comunicato rilasciato assieme all’annuncio monetario la Fed ha ribadito la possibilità di futuri rialzi. I mercati si aspettano che la Federal Reserve statunitense ritoccherà i tassi di interesse almeno altre 2 volte nel corso del 2017, una di queste, per il consensus, sarà probabilmente la riunione del FOMC di giugno.
In realtà, nonostante la Fed sembri propensa al rialzo dei tassi durante i prossimi mesi, molti analisti hanno tenuto a sottolineare alcuni rischi che potrebbero far cambiare idea alla banca centrale americana e potrebbero così capovolgere tutte le previsioni fino ad ora formulate circa la politica monetaria degli Stati Uniti.
I 4 maggiori rischi che potrebbero mettere a repentaglio il cammino della Fed e le sue decisioni sui tassi di interesse riguardano: i fondamentali economici, le elezioni europee, la stabilità geopolitica e la politica fiscale. Analizziamo allora nel dettaglio gli elementi che potrebbero mettere i bastoni tra le ruote alla Fed e all’andamento dei tassi di interesse nel 2017.
1) Fed e tassi di interesse: i fondamentali
Come già accennato in precedenza, il primo e forse più ovvio aspetto da monitorare per prevedere le prossime mosse della Fed sui tassi è quello riguardante i fondamentali alla base dell’economia USA. Gli obiettivi della banca centrale sono due: la piena occupazione e l’inflazione al 2%.
Mentre l’indice dei prezzi al consumo di marzo ha segnato un dato all’1,8%, l’inflazione core degli USA si è assestataa all’1,6%; siamo quasi vicini al target imposto dalla stessa Federal Reserve. A ciò si aggiunga un tasso di disoccupazione al 4,5% che ha fatto intravedere un mercato del lavoro decisamente più sano. Il mantenimento di tale scenario imporrebbe alla Fed di alzare quanto prima i tassi di interesse, ma ci sono anche altri elementi da considerare.
Tra questi, ovviamente, la crescita del Pil che ha subito un’evidente battuta d’arresto (+0.7%) nei primi 3 mesi del 2017, anche se la banca centrale ha definito questo rallentamento come momentaneo. Il Pil, però, dovrà tornare a crescere per incontrare il target annuo della Fed al 2,1%. Una mancata realizzazione di tale scenario potrebbe provocare un cambiamento della politica monetaria e potrebbe dunque influenzare in senso ribassista o immobilista le scelte della Fed.
“L’outlook della Federal Reserve si basa sui fondamentali economici. Se la crescita e il mercato del lavoro non mostreranno un trend rialzista, la Fed rallenterà”,
ha affermato Gennadiy Goldberg, strategist di tassi di interesse della TD Securities LLC di New York.
2) Fed e tassi di interesse: le elezioni europee
La Fed è sembrata piuttosto ottimista circa l’outlook economico quest’anno e la Yellen ha affermato a marzo che l’economia mondiale se la sta cavando bene. Nonostante questo, un altro dei rischi da continuare a monitorare sarà rappresentato dalle elezioni europee. Oltre alle elezioni francesi e alla lotta Macron-Le Pen, anche le elezioni britanniche di giugno e quelle in Germania di settembre offriranno spunti su cui concentrarsi - soprattutto per quanto riguarda il caso tedesco e i pericoli di vittoria populista.
3) Fed e tassi di interesse: il contesto geopolitico
A pesare sulle future decisioni della Fed relative ai tassi di interesse sarà poi l’attuale situazione geopolitica piena di rischi. Pensiamo semplicemente ai pericoli derivanti dalla Corea del Nord e dai suoi test missilistici che hanno fatto più volte storcere il naso agli Stati Uniti.
Aggiungiamo poi la terribile situazione della Siria, ormai al suo settimo anno di guerra civile, e quella relativa al terrorismo legato all’ISIS che continua a rappresentare una minaccia pressante. Tutti questi elementi non faranno che aggiungere incertezza all’outlook economico globale e per questo saranno in grado di condizionare le scelte monetarie delle banche centrali.
“Il rischio geopolitico è quello che ci tiene svegli la notte”, ha affermato Goldberg. Questo perché, afferma l’esperto, è molto difficile da valutare e rappresenta una continua, costante ed enorme fonte di incertezza per i mercati.
4) Fed e tassi di interesse: la politica fiscale
Dal punto di vista nazionale, l’economia USA ha due ostacoli di natura finanziaria da superare. Il prossimo autunno il Congresso dovrà decidere sull’estensione del limite del debito, appuntamento che negli anni passati si è sempre tramutato in un fattore destabilizzante: per gli analisti, più la situazione sarà critica più questo spingerà la Fed a non alzare i tassi di interesse.
A ciò si aggiunga poi il discorso sulla spesa pubblica e sulla riforma fiscale di trump. Il presidente Trump ha promesso di incrementare la spesa per le infrastrutture e ha presentato una riforma delle tasse già largamente anticipata. Se entrambi questi provvedimenti vedranno la luce nel 2017, l’economia potrebbe risentirne positivamente il che potrebbe spingere la Fed ad alzare i tassi di interesse più velocemente.
Al contrario, il fallimento delle politiche di Trump durante i prossimi mesi potrebbe deludere i mercati e trattenere la Federal Reserve da qualsiasi altra mossa. È d’obbligo sottolineare, però, che le previsioni e le stime dei funzionari Fed sono state effettuate a prescindere dai tagli alle tasse e dalla spesa governativa, per cui questo elemento potrebbe influire solo marginalmente sui tassi di interesse.
Una cosa, tuttavia, appare piuttosto certa: da qui alla fine dell’anno c’è ancora molta strada da fare; nei prossimi mesi potrà accadere di tutto, per cui, nessuna delle decisioni Fed sui tassi di interesse appare scritta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA