Nel 2013 il debito pubblico dei paesi dell’eurozona è volato a livelli record. L’Italia è il paese più indebitato, dietro soltanto alla Grecia
I dati diffusi ieri dall’Eurostat sull’andamento delle finanze pubbliche nei paesi membri dell’eurozona hanno evidenziato un quadro in chiaroscuro, con significativi miglioramenti sul fronte della riduzione del deficit di bilancio ma con un peggioramento sul lato dell’indebitamento pubblico. Nel 2013 il disavanzo pubblico è diminuito sia nell’area euro che nell’Ue-28, ma il debito sovrano è salito a livelli record. Lo scorso anno il deficit complessivo nell’eurozona è sceso al 3% dal 3,7% del 2012, mentre nell’Ue-28 è passato dal 3,9% al 3,3%.
Il debito pubblico dell’eurozona è invece schizzato al 92,6% dal 90,7% del 2012: si tratta del livello più alto registrato dal 1995, quando esistevano ancora le singole valute nazionali. Il debito dell’Ue-28 è aumentato all’87,1% dall’85,2%: si tratta del valore più alto dal 2009, ovvero da quando è iniziata la serie storica. Per quanto riguarda il deficit, l’Italia è riuscita a restare nei parametri di Maastricht senza sforare il limite del 3%, mantenuto sia nel 2012 che nel 2013.
Continua a preoccupare, invece, la traiettoria del debito pubblico, che lo scorso anno è volato al 132,6% del pil dal 127% dell’anno precedente. Il debito pubblico italiano ha di recente registrato un nuovo record negativo: a febbraio è volato a oltre 2.107 miliardi di euro. In Europa peggio dell’Italia riesce a fare solo la Grecia, che presenta un rapporto debito/pil al 175,1%. Non se la passano bene nemmeno gli atri paesi dell’eurozona: Portogallo 129%, Irlanda 123,7%, Cipro 111,7%, Belgio 101,5%.
Ben 16 dei 18 stati dell’area euro hanno un rapporto debito/pil superiore al 60%, ovvero il limite massimo indicato nei parametri europei. In Europa sono poi 10 i paesi che superano il limite del 3% del rapporto deficit/pil. La situazione più complicata è quella della Slovenia, che registra un passivo del 14,7%. Seguono poi la Grecia con un -12,7%, l’Olanda (-7,2%), la Spagna e il Regno Unito (-5,8%), Cipro (-5,4%), Croazia e Portogallo (-4,9%), Francia e Polonia (-4,3%). La Germania, invece, ha registrato il pareggio di bilancio.
Sul mercato delle valute i dati sui conti pubblici in Europa hanno frenato il rally dell’euro, che ieri era apparso tonico dopo la pubblicazione degli indici PMI superiori alle attese. Oggi sarà comunicato il dato sull’indice IFO tedesco, ma c’è grande attesa soprattutto per il discorso di Mario Draghi che parlerà stamattina da Amsterdam. Gli investitori si aspettano di ricevere qualche indicazione sulle prossime mosse di politica monetaria della BCE, per combattere il rischio di deflazione e per frenare la corsa del super-euro.
Ieri, però, Edwald Nowotny, membro dell’Eurotower e governatore della Banca centrale austriaca, ha allontanato l’ipotesi di un piano di quantitative easing in tempi brevi. Nowotny non esclude che in futuro questa opzione possa essere implementata, ma ha sottolineato che “non è ancora giunta l’ora”. Il consigliere della BCE ha poi dichiarato che non c’è fretta di abbassare i tassi di interesse nell’eurozona, in quanto l’impatto sarebbe comunque limitato. Stamattina il cambio euro/dollaro quota in area 1,3820.
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