Torna l’appuntamento con DiMartedì. Su La7, il programma -condotto da Giovanni Floris- parla di crescita e recessione
Mentre il governo del cambiamento festeggia l’approvazione del reddito di cittadinanza e il superamento della Fornero con quota 100, l’economia italiana vacilla e il rischio recessione si fa sempre più concreto.
Solo ieri, il Forum economico mondiale ha indicato l’Italia come uno dei principali elementi di rischio globale: una palla al piede, insieme alla Germania, della crescita europea. Se ne è parlato, questa sera a DiMartedì, il programma di attualità di La7.
Paura recessione, le borse europee chiudono con segno meno
La stima del Pil 2019 è quasi dimezzata allo 0,6% e la crescita –dice il rapporto Fmi- si sta indebolendo più del previsto. Le Borse europee, dopo l’apertura in negativo di Wall Street, hanno chiuso in rosso. A frenare il listino sono stati i timori sull’esito delle trattative tra Usa e Cina sui dazi, ma anche l’allarme sulla crescita mondiale, lanciato dal Fondo monetario.
In questo scenario, tutt’altro che roseo, c’è da chiedersi come si comporterà il governo giallo-verde. Quali strategie adotterà l’esecutivo per contrastare il rischio recessione.
A queste domande ha provato a dare una risposta DiMartedì, il talk show condotto da Giovanni Floris in onda tutti i martedì in prima serata su La7 dalle ore 21.15.
Le opposizioni, intanto, si organizzano: il Pd è alle prese con la scelta del proprio segretario, molto ha fatto discutere la candidatura di Silvio Berlusconi alle Europee.
Tra gli ospiti di stasera: Carlo Cottarelli, direttore osservatorio conti pubblici, Claudio Durigon, sottosegretario ministero del Lavoro, Stefano Buffagni, sottosegretario ministero Affari Regionali, Maurizio Marina del Pd, la professoressa Elsa Fornero. La satira è stata affidata, come ogni settimana, a Gene Gnocchi.
“Non mi sembra che questa legge di bilancio porti a maggiore crescita, non credo che si possa arrivare all’1%, è più probabile un 0,6%; l’importante è che non si inverta la tendenza in modo da evitare le conseguenze peggiori”,
commenta Cottarelli, scettico sulle misure adottate dall’esecutivo. A criticare il reddito di cittadinanza ci pensa Paolo Gentiloni (Pd). Per l’ex premier sarebbe stato più semplice ed efficace ampliare il Rei:
“in questo modo chi lavora in un call center alla fine rischia di avere meno risorse di chi prende il reddito”.
Anche per Maurizio Martina (Pd), che contesta il provvedimento nel merito, quei soldi andavano usati per “ampliare la platea del Rei e allungare a 36 mesi l’assegno di disoccupazione”. Il candidato alla segreteria del partito democratico, ne è certo, i provvedimenti della manovra stanno indebitando il Paese di 50 miliardi per i prossimi due anni.
Di tutto altro avviso il vicepremier Luigi Di Maio che, nel pomeriggio, durante la kermesse del Movimento 5 Stelle per presentare il maxi decreto, ha tenuto a precisare che, grazie al reddito di cittadinanza, qualora ci fosse la paventata recessione, si metteranno in sicurezza proprio le fasce più deboli della popolazione.
Dallo stesso palco, il premier Giuseppe Conte si è proclamato non solo avvocato del popolo, ma “garante di un nuovo patto sociale tra i cittadini e lo Stato”.
Per il presidente del Consiglio, il reddito sarà un pilastro portante e su eventuali illeciti ha chiarito:
“vigilerò con tutti gli strumenti a disposizione affinché questo progetto non sia deturpato da furbizie, abusi e storture di sorta.”
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