Sfruttare le divisioni degli altri, Di Maio indica la strategia per andare al governo

Alessandro Cipolla

28/12/2017

Intervistato dal Fatto Quotidiano, Luigi Di Maio si dice fiducioso di poter portare il Movimento 5 Stelle al governo. L’obiettivo è sfruttare i litigi degli altri.

Sfruttare le divisioni degli altri, Di Maio indica la strategia per andare al governo

Luigi Di Maio ha le idee molto chiare su come portare il Movimento 5 Stelle al governo in queste elezioni politiche 2018. Intervistato dal Fatto Quotidiano, il candidato premier pentastellato ha infatti tracciato la strada che potrebbe condurlo a Palazzo Chigi.

Oltre a ribadire che il Movimento 5 Stelle a breve presenterà la propria ipotetica squadra di governo, Di Maio ha spiegato come confidi comunque nel raggiungere il 40% alle elezioni. Come piano di riserva, ci sarebbe sempre il richiedere l’appoggio di altre forze politiche sfruttando quelle lacerazioni che si verranno a formare nelle coalizioni una volta chiuse le urne.

Il piano di Di Maio

Quando il Rosatellum-bis è stato approvato, in molti dicevano che questo nuovo sistema elettorale avrebbe sfavorito il Movimento 5 Stelle, che non a caso fu l’unica forza politica assieme agli scissionisti del PD a votare contro.

Il ritorno delle ampie coalizioni infatti di logica penalizza chi invece corre da solo. Centrodestra e centrosinistra così stanno facendo incetta di partitini e movimenti per rimpinguare le proprie fila.

Non è un caso che, secondo i sondaggi, i 5 Stelle sono accreditati come primo partito del paese ma, grazie al gioco delle coalizioni, con ogni probabilità in questo momento arriverebbero terzi.

Per Luigi Di Maio però la decisione di correre da soli, che a primo sguardo sembrerebbe una debolezza, si potrebbe rivelare invece un’arma vincente. Intervistato dal Fatto Quotidiano, il candidato premier ha spiegato come potrebbe evolversi la situazione post voto.

Il 40% è alla nostra portata, visto che in Sicilia abbiamo preso il 35. Ma in caso contrario siamo pronti a costruire un governo seguendo la prassi costituzionale.

L’obiettivo di ottenere una maggioranza alle urne è un’ipotesi ancora viva nei pensieri di Di Maio ma sostanzialmente impossibile. Oltre al prendere il 40% nella parte proporzionale, l’esponente pentastellato dimentica che occorrerà vincere anche nel 70% dei collegi uninominali per poter avere i numeri alla Camera e al Senato per formare un governo.

Ecco dunque che appare molto più realistica l’ipotesi di un sostegno esterno a un governo 5 Stelle, basato sul programma elettorale del Movimento e su una squadra di governo che presto verrà resa nota.

La sera del voto lanceremo un appello a tutti i partiti, e proporremo un tavolo per un’intesa sui programmi, senza scambi di poltrone. Saranno trattative pubbliche, trasparenti. Nel frattempo verranno votati i presidenti delle Camere. Poi andremo dal presidente della Repubblica per le consultazioni.

Come potrebbe riuscire in quest’impresa Di Maio? Il segreto potrebbero essere le divisioni e i litigi negli altri partiti, tutta possibile acqua al mulino del Movimento sia prima il voto che a urne chiuse.

Chi con il Movimento 5 Stelle?

La strada per Di Maio verso Palazzo Chigi è impervia e complessa, ma il candidato premier del Movimento 5 Stelle è pronto a giocarsi fino in fondo le proprie chance sfruttando quelle criticità che ci sono nelle due coalizioni avversarie.

Il centrodestra infatti è unito soltanto perchè solo così ha buone possibilità di poter vincere le elezioni. Berlusconi e Salvini infatti si detestano amorevolmente, con queste frizioni che ultimamente sono apparse più evidenti.

Nel centrosinistra invece Matteo Renzi, già orfano della sinistra che si è unita in Liberi e Uguali, viene dato in forte calo nei sondaggi. Un possibile crollo questo che sta aumentando anche all’interno del Partito Democratico i malumori verso la figura dell’ex premier.

Alle urne credo che noi triplicheremo i nostri eletti. Gli elettori sanno che il centrosinistra è perdente, perché è già sfaldato. Mentre il centrodestra si sfalderà: Salvini in Sicilia ha già abbandonato la coalizione.

Per Di Maio quindi il Movimento alle urne saprà approfittare delle divisioni, sia palesi che latenti, per poter aumentare i propri voti. Anche se questo dovesse avvenire però, come abbiamo già visto, ottenere i numeri per governare sarebbe ugualmente quasi impossibile.

Queste spaccature però potrebbero venire molto utili ai 5 Stelle post voto in caso di un probabile pareggio elettorale. Se veramente Mattarella decidesse di dare un mandato esplorativo a Di Maio per formare un esecutivo, alcune forze politiche potrebbero appoggiarlo.

Liberi e Uguali ha da tempo fatto capire che sarebbe disponibile, ma la lista di Grasso anche se in crescita nei sondaggi non ha ancora la forza necessaria per poter essere determinante alla Camera e al Senato.

Soltanto una clamorosa implosione del PD con una nuova fuoriuscita dei non renziani, potrebbe dare a questa più cospicua sinistra che si andrebbe a formare i numeri necessari per appoggiare i pentastellati.

Molto più semplice invece sarebbe utilizzare i voti della Lega e di Fratelli d’Italia. Qui però c’è il fatto che Matteo Salvini non ha nessuna intenzione di appoggiare un governo di altri. Digerirebbe poco un esecutivo guidato da un uomo di Berlusconi figuriamoci uno da Di Maio.

Il sentore generale è che già dal 5 marzo in Parlamento inizieranno lunghe trattative trasversali per cercare di formare un governo. Un teatrino questo che potrebbe anche prolungarsi per mesi, allungando così la permanenza a Palazzo Chigi di Paolo Gentiloni che, nonostante non sia a capo di nessuna coalizione o lista, è in questo momento il più papabile prossimo premier.

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