Di Battista una legislatura ai box: sarà lui il candidato premier tra 5 anni (o anche prima)

Alessandro Cipolla

21 Novembre 2017 - 11:14

Alessandro Di Battista ha annunciato che non si candiderà alle prossime elezioni: una mossa che per molti è il preludio a una sua candidatura a premier tra 5 anni.

Di Battista una legislatura ai box: sarà lui il candidato premier tra 5 anni (o anche prima)

Alessandro Di Battista non sarà tra i candidati del Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni politiche. Ad annunciarlo è lo stesso giovane deputato tramite la sua pagina Facebook, dove ha spiegato che comunque non intende lasciare i pentastellati.

Una sorta di pausa di riflessione per dedicarsi anche ad altro, rimanendo però sempre a disposizione di un Movimento dato al momento come primo partito dagli ultimi sondaggi politici. Una mossa questa che invece potrebbe avere una chiave di lettura molto più semplice: visto il limite dei due mandati per i 5 Stelle, Di Battista sarà il candidato premier nel dopo Di Maio.

Di Battista in stand by

Ha usato la diretta Facebook Alessandro Di Battista per annunciare ai suoi tanti sostenitori che non si candiderà alle prossime elezioni. Non un addio ma un arrivederci, visto che il deputato non ha alcuna intenzione di abbandonare il Movimento 5 Stelle.

In maniera molto leale e sincera sono qui per darvi una notizia: ho deciso di non ricandidarmi in Parlamento alle prossime elezioni. È una scelta mia, non è legata al Movimento. Non lascio il Movimento, non succederà mai. È una mia seconda pelle. Lo sosterrò sempre ma al di fuori dei palazzi istituzionali.

In questa campagna elettorale non mancherà comunque il supporto di Di Battista al suo Movimento. Una sorta di battitore libero pronto a dare manforte al suo amico Luigi Di Maio sia nelle piazze che nei salotti televisivi.

La nascita del figlio e la voglia di riprendere a svolgere il suo lavoro di cooperante internazionale, sono le motivazioni che hanno spinto il deputato a rinunciare a un secondo mandato parlamentare. Per ora.

Chi mi conosce sa che qualche tempo fa avevo già detto che se si fosse andati a fine legislatura non mi sarei ricandidato per un secondo mandato, per adesso.

Alla fine è proprio in quel “per adesso” che potrebbe essere racchiuso il motivo di fondo di questo momentaneo passo indietro. Il regolamento interno del Movimento 5 Stelle infatti impone a tutti i suoi rappresentanti di poter svolgere non più di due mandati.

Un dogma che negli ultimi tempi si era parlato di modificare. Era stato lo stesso Di Battista infatti a ipotizzare qualche mese fa che dai due mandati elettorali si sarebbe potuto passare a dieci anni totali.

La differenza nel caso sarebbe sostanziale. Di Battista come Di Maio sta finendo il suo primo mandato parlamentare che è durato cinque anni. Se la prossima legislatura però dovesse essere più corta, mettiamo due anni, allora entrambi avrebbero comunque raggiunto il limite dei due mandati.

Se invece si dovesse ragionare in termini di limite massimo di dieci anni, allora entrambi si potrebbero candidare per un terzo mandato avendo ancora tre anni a disposizione. Visto che però questa modifica è rimasta soltanto ipotizzata, ecco che Di Battista potrebbe aver deciso di rimanere ai box in questa tornata elettorale.

Il prossimo candidato premier

In Italia abbiamo numerosi esempi di staffette soprattutto in campo sportivo. Oltre a quelle nell’atletica e nel nuoto, molto famose furono quelle calcistiche come quella tra Mazzola e Rivera nel Mondiale messicano del 1970.

Nel Movimento 5 Stelle potrebbe accadere qualcosa di simile. Luigi Di Maio è stato designato dal popolo pentastellato come il candidato premier alle prossime elezioni che si terranno a marzo o maggio 2018.

Un autentico plebiscito per una vittoria considerata più che scontata. L’unico infatti che poteva insidiare l’attuale vice presidente della Camera era proprio Di Battista, che però ha preferito non correre contro il suo amico.

Alle prossime elezioni politiche il Movimento sarà tra i sicuri protagonisti. Difficile ipotizzare una sua vittoria elettorale ma, se dovesse risultare il primo partito del paese accettando poi di stringere alleanze post voto, potrebbe essere la guida di un governo dalle larghe intese.

Il grande rischio però è che tra qualche mese da noi possa succedere quello che sta accadendo ora in Germania dove la Merkel, nonostante la vittoria elettorale, non riesce a trovare i numeri per formare un governo.

Visto il Rosatellum-bis che tutto garantisce tranne che la governabilità, questo scenario è più che verosimile anche in Italia. Se così fosse, nascerebbe un governo debole oppure uno tecnico o di scopo. Senza parlare poi dell’ipotesi di un celere ritorno alle urne.

In ogni caso quindi il sentore è che la prossima legislatura difficilmente possa durare a lungo a meno che dalle elezioni non venga fuori una maggioranza forte. Se oltre a Di Maio i 5 Stelle avessero candidato anche Di Battista, ecco che in un colpo solo il Movimento avrebbe rischiato di “bruciare” entrambi i suoi esponenti di punta.

Per non dover andare a modificare in corso il proprio regolamento, ecco dunque che la scelta di Di Battista potrebbe essere letta proprio in quest’ottica: restare fermo nella prossima legislatura per poi essere il candidato premier in quella successiva.

In fin dei conti al momento i pentastellati vivono del consenso che riscuotono i suoi esponenti più in vista visto che Beppe Grillo è sempre più defilato. Cancellare tutta l’attuale classe dirigente significherebbe ricominciare da capo e, senza dubbio, questo porterebbe a un contraccolpo in termini di consensi elettorali.

Alla fine però Di Battista potrebbe essere veramente semplicemente desideroso di dedicarsi di più alla famiglia e al lavoro. Vedremo dunque se rimarrà soltanto un semplice militante oppure per lui si tratterà soltanto di una panchina momentanea, un modo per scaldare i muscoli in attesa di una scesa in campo da protagonista.

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