Crisi globale: 4 nazioni per cui il 2012 sarà l’anno peggiore

Ivan Pasquariello

17 Settembre 2012 - 18:13

Crisi globale: 4 nazioni per cui il 2012 sarà l’anno peggiore

Per 4 nazioni il 2012 è l’anno peggiore, ancora più di quanto non sia stata la grande recessione del biennio 2008/2009. Il dato riguarda la crescita economica, che negli ultimi mesi è risultato peggiore di quanto non si avvenuto nel 2009.

La crisi del debito europeo, il rallentamento generale avvenuto nell’economia mondiale e i problemi economici hanno trascinato verso il baratro soprattutto 4 nazioni. Potreste indovinare quali?

La Grecia

Nel 2009 l’economia greca subì una contrazione pari allo 0,5%. Ma rispetto ad altre nazioni, che l’anno dopo registrarono un rimbalzo positivo, la Grecia ha continuato a fare passi indietro. Del 5,4% lo scorso anno e ancora del 5,2% nel 2012, secondo una recente analisi dell’OCSE.

In molti modi, ciò che è successo in Grecia è il manifesto della crisi del debito che ha colpito l’Unione europea e un avvertimento solenne per le altre nazioni bloccate con il debito pubblico in aumento. Un sovraccarico del debito greco ha portato a un aumento vertiginoso dei tassi di interesse sul debito sovrano, costringendo Atene a richiedere un piano di salvataggio all’eurozona.

In cambio dell’aiuto, l’Unione europea, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la BCE, hanno costretto i successivi governi greci a fare tagli alla spesa, enormi e impopolari, l’ultimo annunciato il primo agosto, per 11.5 miliardi di euro. Anche con i tagli di spesa e ristrutturazione del debito, in Grecia le casse pubbliche sono quasi esaurite, le industrie sono poco competitive, e l’economia continua in una spirale discendente. La crisi greca è tale, che molti analisti ne prospettano un’uscita dall’euro nel prossimo anno.

Il Portogallo

Anche se non ai livelli della Grecia, anche il Portogallo si trova in una situazione in cui l’economia è in contrazione e il debito è in aumento. Durante la grande recessione, l’economia portoghese ha subito una contrazione del 2%. Per questo 2012, la previsione dell’OCSE, parla di un ulteriore passo indietro pari al 3%.

Eppure, il Portogallo sta facendo quello che le altre nazioni europee desideravano si impegnasse a fare la Grecia. A Lisbona si stanno prendendo decisioni difficili e si attuano operazioni per tornare a crescere. Il Portogallo ha dimezzato il disavanzo pubblico nel 2011 rispetto a un anno prima. Ha effettuato tagli ai dipendenti pubblici, e quest’anno ha ridotto le spese per il settore pubblico del 14 per cento, ottenendo anche un feedback positivo dal Fondo monetario internazionale in gran parte per aver soddisfatto gli impegni richiesti, dopo aver ricevuto un piano di salvataggio lo scorso anno.

Nonostante questo, l’uscita dalla crisi è tutt’altro che assicurata. La disoccupazione è salita del 15,2% e i guadagni sulle tasse sono scesi, rendendo difficile il raggiungimento dell’obiettivo previsto dall’UE per quest’anno.

L’India

L’India rischia di diventare la peggiore nazione del BRIC, causa del rating sul debito pubblico che ha toccato livelli molto bassi. Il governo indiano si aspettava una crescita a doppia cifra per quest’anno, esattamente come accadde durante la grande recessione. Invece le previsioni parlano di una crescita del 6,8% e sembrano perfino essere ottimistiche.

L’inflazione elevata, alti tassi di interesse, e una stagione dei monsoni povera, il tutto accompagnato da una crisi politica che ha portato il governo a un punto morto, hanno causato un forte abbassamento nel livello di fiducia degli investitori.

C’è la possibilità che l’India stia toccando il fondo, nonostante sia ancora in crescita ad un ritmo che farebbe invidia a qualsiasi nazione sviluppata. Il Primo Ministro Manmohan Singh ha nominato un laureato in economia ad Harvard come suo nuovo ministro delle Finanze. Ha tagliato i sussidi governativi, e ha aperto supermercati e sviluppato l’industria delle compagnie aeree per ottenere gli investimenti stranieri.

La Cina

La Cina è la vera sorpresa in questa lista. La grande recessione portò al rallentamento nella crescita del PIL pari al 9,2%, prima di riuscire a riprendersi. Ma per quest’anno si prevede un risultato peggiore, con una crescita ferma tra il 7,5% e l’8%.

A Pechino sono stati serrati i prestiti per domare l’inflazione, che stava facendo salire i prezzi degli alimenti e degli alloggi. Ora, la Cina sta cercando di limitare il controllo, per evitare un arresto troppo duro della crescita. La Cina sta pagando la politica attuata per uscire dalla grande recessione, che ha portato i prezzi delle case alle stelle.

Molti esperti credono che la crescita della Cina subirà un ulteriore declino, quando calerà l’export, in particolare quella parte destinata all’Europa in crisi. Per il 2013 è prevista una ripresa molto lenta.

Tutti questi dati confermano l’effetto fulminante di una crisi che ha colpito tutto il mondo. La situazione europea ricade su tutti i mercati globali, trascinando economie fino a pochi anni fa salde, verso il baratro.

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