Criptovalute: Coinbase ha bloccato 25.000 account russi

Gabriele Stentella

8 Marzo 2022 - 15:09

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L’exchange Coinbase ha dichiarato di aver bloccato 25.000 account legati alla Russia, a causa di presunte attività illecite. Ecco tutti i dettagli.

Criptovalute: Coinbase ha bloccato 25.000 account russi

Coinbase ha comunicato di aver bloccato decine di migliaia di account riconducibili sia a privati cittadini che ad aziende residenti e operanti sul territorio russo, tuttavia i portavoce aziendali hanno chiarito che non si tratta di una presa di posizione contro la Russia, che negli ultimi giorni si è ritrovata bersaglio delle sanzioni di numerose grandi società tecnologiche.

Al netto di rare eccezioni, fino a oggi le principali piattaforme di scambio di criptovalute hanno garantito agli utenti russi l’acceso ai propri crypto wallet, dichiarando inoltre di non voler disporre divieti assoluti per la clientela residente nel Paese. Ciononostante, molti osservatori hanno sottolineato il fatto che gli exchange centralizzati non riusciranno sempre a mantenere la loro neutralità, in quanto le loro scelte possono risentire di un’eventuale stretta normativa.

Coinbase blocca gli account russi, ma non si tratta di sanzioni di guerra

Nel comunicato ufficiale di Coinbase si legge chiaramente che le limitazioni disposte sui 25.000 account di proprietà degli utenti russi non sono state disposte in seguito all’invasione dell’Ucraina, dato che molti di questi conti erano stati bloccati molto prima dello scoppio della guerra. Per fare un esempio, nel 2020 l’exchange aveva congelato 1.200 indirizzi crittografici correlati a un utente russo che era stato sanzionato negli Stati Uniti.

“Se qualcuno ha aperto un account Coinbase e viene successivamente sanzionato, utilizziamo il processo di screening in corso per identificare quell’account e chiuderlo. Poiché gli evasori delle sanzioni spesso cercano di mascherare le loro identità, Coinbase lavora anche in modo proattivo per mappare le transazioni al di là delle entità e degli individui specificamente segnalati dai governi (...) Coinbase ha bloccato oltre 25.000 indirizzi relativi a persone o entità russe che riteniamo siano impegnate in attività illecite, e una volta identificati questi indirizzi, li abbiamo condivisi con il governo per supportare ulteriormente l’applicazione delle sanzioni.”

Si deve tenere a mente che Coinbase è una piattaforma centralizzata di proprietà dell’omonima compagnia, e trattandosi di un marketplace nel quale si può convertire criptovaluta in valuta avente corso legale, è soggetta alla normativa antiriciclaggio e antifrode vigente nelle nazioni in cui opera.

Dopotutto, lo stesso Ceo di Coinbase Brian Armstrong ha affermato che la sua azienda applicherà severe restrizioni sui wallet digitali degli utenti russi, qualora il governo degli Usa dovesse approvare una legge in materia. Fino a quel momento, i russi potranno usare liberamente la piattaforma per vendere e acquistare Bitcoin e le altcoin

La Russia può veramente aggirare le sanzioni con le crypto?

Diversi osservatori internazionali si sono domandati se la Russia possa o meno mitigare gli effetti delle sanzioni grazie all’utilizzo delle crypto tradizionali o della sua «Central bank digital currency» (Cbdc), ossia il rublo digitale. Per il management di Coinbase, l’utilizzo di criptovaluta non garantirebbe alle autorità russe una buona protezione contro gli effetti delle sanzioni.

“Il governo russo e altri individui sanzionati avrebbero bisogno di quantità virtualmente irraggiungibili di risorse digitali per contrastare in modo significativo le sanzioni attuali. La sola banca centrale russa detiene oltre 630 miliardi di dollari in attività di riserva in gran parte immobilizzate. Si tratta di riserve maggiori della capitalizzazione di mercato totale di tutte le risorse digitali, tranne una, e 5-10 volte il volume giornaliero totale scambiato di tutte le risorse digitali. Di conseguenza, cercare di oscurare transazioni di grandi dimensioni utilizzando una tecnologia crittografica aperta e trasparente sarebbe molto più difficile rispetto ad altri metodi consolidati”.

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