Contratti di lavoro a termine più cari, con un aumento dell’aliquota Naspi. Ecco l’ipotesi allo studio del Governo in vista della Legge di Bilancio 2018.
Contratti di lavoro a termine più cari, con un aumento dell’1,4% del contributo Naspi. Si tratta di una delle ipotesi attualmente al vaglio del Governo, alle prese con le misure da inserire nella Legge di Bilancio 2018.
L’obiettivo è quello di disincentivare l’utilizzo di contratti di lavoro a tempo determinato, da tempo considerati come una vera e propria piaga soprattutto per i più giovani.
Carriere lavorative discontinue, precariato e scarsa stabilità economica: se da un lato il Governo mira ad introdurre misure e agevolazioni per contrastare la disoccupazione giovanile, l’ipotesi di rendere più cari i contratti di lavoro a termine ne è una diretta conseguenza.
A riportare la notizia è l’ANSA, che sottolinea come ad oggi per il Governo si tratti ancora di un’ipotesi da valutare. L’obiettivo della Legge di Bilancio 2018 sembra essere tuttavia principalmente uno: aiutare i giovani non soltanto a trovare un lavoro ma a renderlo stabile nel tempo.
Contratti di lavoro a termine più cari, novità nella Legge di Bilancio 2018
Rendere i contratti a tempo determinato meno convenienti per i datori di lavoro, rialzando dell’1,4% l’aliquota contributiva aggiuntiva finalizzata a finanziare la Naspi. Questa è l’ipotesi attualmente al vaglio del Governo che, con la Legge di Bilancio 2018, mira ad introdurre una imponente “pacchetto lavoro” rivolto ai più giovani.
Agevolazioni e incentivi all’assunzione da un lato, ma parallelamente una sorta di penalizzazione per quei datori di lavoro che si avvalgono della possibilità di assumere con contratti sempre più precari.
L’ipotesi di rendere più cari i contratti di lavoro a termine, notizia riportata dall’ANSA, arriva ad un giorno di distanza dalla pubblicazione dell’Osservatorio sul precariato dell’Insp relativo ai primi mesi del 2017.
Se è vero che i dati sull’occupazione del 2017 sono in netto miglioramento rispetto al 2015, il dato allarmante è che a crescere sono proprio i contratti a tempo determinato.
Contratti di lavoro a termine in aumento. Lotta al precariato nella Legge di Bilancio 2018?
L’ipotesi di un aumento dei contributi dovuti dai datori di lavoro nel caso di assunzioni con contratti a termine arriva a poche ore dalla pubblicazione dei dati Inps sull’occupazione.
Se da un lato l’Inps ha segnalato una forte crescita delle assunzioni tra gennaio e luglio 2017, con un aumento del 18,5% rispetto allo scorso anno, un dato allarmante è che si tratta per la maggior parte dei casi di contratti precari.
Le assunzioni a tempo determinato sono cresciute del +25,9%, parimenti i contratti di apprendistato.
Diminuiscono del 4,6% invece i contratti a tempo indeterminato. Insomma, uno su quattro dei nuovi contratti di lavoro del primo semestre 2017 non è stabile; ha senso, stando ai dati, parlare di calo della disoccupazione o sarebbe meglio dire che è in aumento il precariato?
Aumento contratto a termine dovuto ad abolizione voucher Inps
Uno dei punti interessanti dell’Osservatorio sul precariato Inps luglio 2017 riguarda una delle possibili cause dell’aumento dei contratti a tempo determinativo.
Tra i contratti a termine stipulati tra gennaio e luglio 2017, l’Inps ha effettuato l’analisi delle diverse tipologie: contratti a somministrazione con un +20,4%, contratti di lavoro a chiamata passati da 112.000 a 251.000 tra il 2016 e il 2017, con un aumento pari al 124,7%.
I dati, secondo l’Inps, mostrano una delle conseguenze dell’abolizione dei voucher: se è vero che i buoni lavoro sono stati aboliti - e poi reintrodotti con forma e regole nuove dal DL 50/2017 - per contrastare la piaga del precariato, l’analisi delle conseguenze a livello occupazionale non sono del tutto incoraggianti.
Ed è proprio con l’obiettivo di contrastare la piaga del precariato che il Governo sarebbe pronto a mettere in campo, con la Legge di Bilancio 2018, una mole di risorse volte ad incentivare le nuove assunzioni: il bonus giovani e l’assegno di garanzia sono due delle misure maggiormente attese.
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