Brexit: grandi banche via da Londra. Ecco le mete più gettonate

Ranjitha Mancini

21 Marzo 2017 - 16:06

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L’effetto Brexit è arrivato: le più grandi banche mondiali sposteranno le loro sedi da Londra ad altri centri UE. Ecco i piani delle maggiori banche per il dopo-Brexit.

Brexit: grandi banche via da Londra. Ecco le mete più gettonate

Le conseguenze della Brexit iniziano a farsi sentire anche nell’organizzazione delle grandi banche mondiali, che decidono di abbandonare Londra a favore di altre città nel territorio dell’UE.

Infatti, le grandi banche d’investimento inizieranno entro poche settimane il processo di spostamento di alcune attività con sede a Londra in nuovi centri dell’Unione Europea, dopo che il Primo Ministro britannico Theresa May ha annunciato di aver fissato la data per avviare l’iter formale per uscire dal blocco europeo.

Francoforte e Dublino stanno emergendo come le città prescelte dalla maggior parte delle più grandi banche. Bank of America Corp., Standard Chartered Plc e Barclays Plc stanno prendendo in considerazione la capitale dell’Irlanda per la loro sede UE per garantire una continuità nell’accesso al mercato unico, come hanno fatto sapere anonimamente alcune persone a conoscenza dei piani, che ancora non sono stati resi pubblici. Goldman Sachs Group Inc. e Citigroup Inc, invece, avrebbero messi gli occhi su Francoforte.

La May depositerà i documenti per il divorzio dall’UE il prossimo 29 marzo, dando il via a due anni di complessi negoziati che vedranno contrapposti la necessità del Regno Unito di un accordo commerciale e l’idea dei membri del blocco che la Gran Bretagna non dovrebbe trarre alcun beneficio dalla Brexit.

Londra potrebbe perdere 10.000 posti di lavoro nelle banche e 20.000 posizioni nei servizi finanziari, dal momento che i client sposteranno 1,8 miliardi di euro di asset fuori dal Regno Unito dopo la Brexit, secondo il gruppo di Bruegel. Altre stime variano da un minimo di 4.000 a un massimo di 232.000 posti di lavoro che migreranno lontano da Londra.

Bloomberg ha condotto delle interviste e analizzato le dichiarazioni pubbliche rilasciate negli ultimi mesi per scoprire cosa sta pianificando ciascuna delle maggiori banche per il dopo-Brexit.

Bank ok America
Bank of America vede Dublino come destinazione predefinita per un nuovo centro se il Regno Unito perde l’accesso semplice al mercato unico, come ha detto uno dei massimi dirigenti della ditta in Germania all’inizio di questo mese.

La banca probabilmente vorrà spostare alcuni posti di lavoro in altre città in tutta il territorio, tra cui Francoforte, Madrid, Lussemburgo e Amsterdam, ha spiegato Nikolaus Naerger, responsabile del corporate banking di Bank of America in Germania.
Nel mese di gennaio, durante il Forum Economico Mondiale di Davos, in Svizzera, il presidente di Bank of America Brian Moynihan ha detto:

"Bisogna ottenere una tua struttura giuridica corretta in modo da poter operare in due diversi ambienti: uno all’interno del Regno Unito e uno fuori. Noi abbiamo già numerose strutture di questo tipo. Quindi poi bisogna iniziare a pensare a dove localizzarle".

Goldman Sachs
La società di Wall Street sta pensando di creare il suo centro all’interno dell’UE a Francoforte e potrebbe spostare fino a 1.000 dipendenti, inclusi i traders e i dirigenti, stando a quanto affermato da una persona informata sulla questione. L’amministratore delegato Lloyd Blankfein ha dichiarato pubblicamente che la banca ha accantonato i piani per spostare le operazioni più importanti nel Regno Unito.

Nell’intervista rilasciata a Bloomberg a Davos, Blankfein ha spiegato:

"Eravamo sulla buona strada per spostare un numero sempre maggiore di nostre attività a livello globale, così come le operazioni e la tecnologia globali - tutte quelle cose che non avevano più senso al di fuori dal Regno Unito. Ora stiamo rivalutando questa decisione, e stiamo spostando solo quello che dobbiamo spostare. Noi non apprezziamo fare le cose due volte, spostandoli lì e poi spostandoli di nuovo lontani".

JPMorgan
JPMorgan Chase & Co. è andato alla ricerca di spazi per una nuova sede sia a Francoforte che a Dublino, come hanno confermato nell’ultimo mese alcune persone a conoscenza della situazione. Prima del referendum, l’amministratore delegato Jamie Dimon aveva dichiarato che almeno 4.000 dei suoi 16.000 dipendenti avrebbero potuto essere spostati dal Regno Unito al Continente dopo la Brexit.

A gennaio Dimon aveva detto:

"Dobbiamo accogliere le leggi del paese sia nel Regno Unito che nell’UE e questo determinerà quanti posti di lavoro e quante persone si dovranno spostare. Sembra che ci sarà più spostamento di lavoro di quanto avevamo sperato".

UBS
Il presidente Axel Weber ha affermato che entro questo mese la banca prenderà una decisione definitiva riguardo allo spostamento di 1.500 dei 5.000 dipendenti dell’investment banking non appena sarà avviata la Brexit.
Andrea Orcel, a capo della banca d’investimeto UBS Group AG, riferendosi alla filiale tedesca della banca svizzera che è autorizzata a fare investment banking, ha detto a Davos:

"Sì, dovremo spostare i banchieri - abbiamo una sede a Francoforte e una situazione favorevole in Spagna. Abbiamo ancora la flessibilità per poter decidere dove andare, ma sicuramente dovremo spostarci".

HSBC
L’amministratore delegato di HSBC Holdings Plc, Stuart Gulliver, a gennaio ha detto che il personale che genera il 20% del fatturato della sua banca d’investimento a Londra potrebbe essere spostato a Parigi, dove ha acquisito una banca commerciale francese più di dieci anni fa. Ha spiegato che
"si sposteranno le attività specificamente coperte dalla legislazione europea".

Prima del Referendum di giugno, Gulliver aveva detto che un voto pro-Brexit molto probabilmente avrebbe portato 1.000 dei 5.000 dipendenti della banca londinese a trasferirsi nella capitale francese.

Barclays
La banca del Regno Unito ha optato per Dublino come centro principale all’interno dell’UE e sta pensando di aggiungere 150 dipendenti lì, come hanno detto all’inizio dell’anno alcune persone a conoscenza della decisione.
L’amministratore delegato di Barclays, Jes Staleys, ha utilizzato un tono differente dai leader delle altre banche. A Davos ha detto che sarebbe «molto difficile» svuotare un centro finanziario come Londra. Se necessario, Barclays potrebbe riassegnare la sua filiale di Francoforte a quella irlandese, ha detto.

Standard Chartered
La banca si è rivolta ai funzionari irlandesi per rendere Dublino la sua sede legale nell’UE. Non è ancora stata presa una decisione definitiva, e la società è ancora in trattativa con l’ente regolatore della Germania riguardo la possibile scelta di Francoforte.

Citigroup
Citigroup sta valutando le possibili location per alcuni rami della sua attività londinese di broker-dealer, tra cui Irlanda, Spagna, Italia, Francia, Germania e Paesi Bassi. Durante una conferenza stampa del 24 gennaio a Dublino, l’alto dirigente della banca per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa, Jim Cowles, ha detto che sarebbe stata presa una decisione definitiva entro la prima metà dell’anno.

Bloomberg nel mese di novembre aveva riferito che la società era in trattativa con la BaFin (l’ente regolatore tedesco equivalente alla Consob italiana) riguardo lo spostamento di parte del suo capitale londinese e dei trader sui derivati sui tassi d’interesse a Francoforte.

Citigroup è anche in trattative con la BCE e con le autorità di regolamentazione nei paesi dell’Unione Europea, tra cui l’Irlanda, per la ri-localizzazione di altre parti delle sue attività.

Morgan Stanley
Anche Morgan Stanley sta cercando spazi a Dublino e Francoforte per la sua sede allargata nell’UE. Secondo alcune indiscrezioni, la banca potrebbe inizialmente spostare circa 300 lavoratori in una delle due città.
Prima del voto, Bloomberg aveva riportato che la società probabilmente avrebbe spostato 1.000 dei suoi 6.000 dipendenti fuori dal Regno Unito in caso di vittoria della Brexit. Il presidente Colm Kelleher aveva già anticipato che la società avrebbe spostato il suo quartier generale a Dublino o a Francoforte.
I dirigenti di Morgan Stanley avevano detto che la vera vincitrice del dopo-Brexit sarebbe stata New York, in quanto le imprese statunitensi probabilmente avrebbero voluto allocare l’organico lontano dall’Europa.

Daiwa
L’amministratore delegato di Daiwa Securities Group Inc., Takashi Hibino, ha detto che, per il suo spostamento fuori da Londra, la società di intermediazione giapponese sta valutando Francoforte e Dublino tra le città candidate a ospitare le attività europee. La società, la cui maggioranza dei 450 dipendenti europei lavora a Londra, deve ancora individuare un singolo soggetto autorizzato nell’UE e sta effettuando delle simulazioni con degli esperti.

Lloyds Banking Group
La banca inglese sta pianificando di trasformare il suo ramo di Berlino in una filiale, rendendola la sua base all’interno dell’UE. Un piccolo numero di persone si sposterebbe da Londra. La banca deve ancora richiedere una proroga della sua licenza bancaria tedesca.

Credit Suisse
Credit Suisse sta valutando le opzioni per un’espansione a Dublino dopo la Brexit. Il capo dell’ufficio finanziario Davi Mathers ha dichiarato a febbraio che perdere l’accesso all’UE metterebbe in pericolo il 10-15% del fatturato delle sue due filiali nel Regno Unito, che hanno una base di ricavi dai 4 ai 5 miliardi di euro.

Bank of China
Bank of China è in trattativa con i funzionari irlandesi per un potenziale spostamento di alcune sue operazioni dal Regno Unito all’Irlanda dopo la Brexit, come ha riportato a gennaio il quotidiano irlandese Sunday Independent.

Sumitomo Mitsui
Anche Sumitomo Mitsui Financial Group sta pensando di spostare alcuni dei suoi dipendenti dal Regno Unito all’Irlanda e ha tenuto una serie di incontri con i regolatori locali, come riportato dal Sunday Independent.

Mitsubishi UFJ
La più grande banca del Giappone sta ingrandendo la sua sede di Amsterdam, anche se l’istituto di credito deve ancora decidere dove allocare le proprie attività azionarie dopo la Brexit.

Mizuho
Mizuho Financial Group Inc. sta considerando Amsterdam e Dublino tra i potenziali posti un cui porre la sua unità di intermediazione in caso di una hard Brexit, come ha detto il presidente Yasuhiro Sato nel mese di gennaio. Mizuho ha cambiato il nome della sua unità olandese in Mizuho Bank Europe lo scorso 1° gennaio, riflettendo il ruolo della filiale come supervisore di un certo numero di Paesi nel territorio, tra cui Belgio, Austria e Spagna.

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