Il rapporto tra bolle speculative e recessione è strettissimo: vediamo in che modo l’una può portare al verificarsi dell’altra.
Le bolle speculative sono state la causa scatenante di alcune delle più devastanti recessioni mai affrontate dall’intero assetto economico mondiale.
La bolla del mercato azionario degli anni ’20, la dot-com degli anni ’90 e la bolla immobiliare degli anni 2000 sono state seguite da gravi ripercussioni economiche.
A risentire maggiormente dello scoppio delle bolle speculative sono indubbiamente gli individui e le imprese che investono troppo tardi, cioè poco prima che la bolla scoppi. Questa sfortunata tempistica erode il patrimonio netto e fa sì che le imprese falliscano, scatenando una reazione a catena: si alza il tasso di disoccupazione, la produttività diminuisce e sul mercato azionario si scatena il panico.
Come funzionano le bolle speculative
Una bolla speculativa si verifica quando il prezzo dei beni, come azioni, obbligazioni, beni immobili o commodity, aumenta a ritmi sostenuti senza una contemporanea crescita della domanda, per giustificare il picco del prezzo.
Come una palla di neve, una bolla speculativa si nutre di se stessa. Quando un prezzo di un bene comincia ad aumentare ad un tasso notevolmente superiore rispetto al mercato, gli investitori opportunisti e gli speculatori ne approfittano e alzano ancora di più il prezzo. Ciò porta ad ulteriori speculazioni e ulteriori aumenti di prezzo, non supportati dai fondamentali di mercato.
Il problema reale inizia quando la bolla speculativa inizia a crescere così velocemente che i cittadini, molti dei quali hanno poca esperienza di investimento, prendono nota e decidono di trarre profitto da un aumento dei prezzi. La conseguente inondazione di investimento nell’asset spinge il prezzo fino a livelli ancora più gonfiati e insostenibili.
Alla fine, la bolla speculativa scoppia. Ciò spinge i prezzi a cadere precipitosamente e la maggior parte degli investitori tardivi perde una grande percentuale del proprio denaro. Un casus belli piuttosto comune dello scoppio di una bolla speculativa è che la domanda si esaurisce, il che spinge i prezzi verso il basso.
Un altro trigger possibile è un rallentamento in un’altra area dell’economia: mancando una forza economica, quindi, meno persone hanno reddito disponibile da investire in beni di alto prezzo. Ciò inoltre sposta la curva di domanda verso il basso e fa crollare i prezzi.
Le bolle speculative nella storia
Le maggiori bolle speculative nella storia recente sono state seguite da profonde recessioni. L’inverso è altrettanto vero. Fin dall’inizio del XX secolo, le crisi economiche più grandi e più importanti negli Stati Uniti sono state precedute da bolle speculative.
Mentre la correlazione tra bolle e recessioni è irrefutabile, gli economisti discutono la forza della relazione causa-effetto; tuttavia essi sono concordi nel dire che l’esplosione di una bolla ha giocato un ruolo in ciascuna delle seguenti recessioni economiche.
1920: la Grande Depressione
Gli anni ’20 cominciarono con una recessione breve ma profonda, che aprì la strada ad un periodo prolungato di espansione economica. La ricchezza descritta ne "Il Grande Gatsby" di F. Scott Fitzgerald, divennne un pilastro americano durante gli anni Venti. La bolla nacque quando il governo, in risposta alla recessione, decise di agevolare i requisiti di credito e abbassare i tassi di interesse, sperando di incentivare il prestito, aumentare l’offerta monetaria e stimolare l’economia.
La mossa funzionò, ma fin troppo. I consumatori e le imprese iniziarono ad assumere più debiti che mai: a metà del decennio vi erano 500 milioni di dollari in circolazione in più rispetto a cinque anni prima. I prezzi delle azioni salirono a causa dei nuovi soldi che iniziarono a circolare.
Gli investitori esperti iniziarono a trarne profitto, bloccando i loro guadagni e anticipando un declino del mercato che non avrebbe tardato ad arrivare. Da qui ad un massiccio sell-off, il passo è stato breve: la gente e le imprese cominciarono a ritirare i loro soldi a un tasso tale che le banche non avevano capitale disponibile per soddisfare tutte le richieste.
La situazione culminò con la crisi del 1929 e con l’insolvenza di alcune grandi banche. L’economia non riuscì a riprendersi davvero almeno fino alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1945.
La Dot-Com degli anni ’90
Nell’anno 1990 le parole "Internet", "Web" e "online" non esistevano nemmeno nel lessico comune. Nel 1999 dominavano l’economia. L’indice Nasdaq, che tiene traccia di titoli prevalentemente basati sulla tecnologia, è sceso sotto i 500 all’inizio degli anni ’90. Alla fine del XX secolo, aveva superato i 5.000.
Internet ha cambiato il modo in cui il mondo vive e fa affari. Molte aziende robuste sono state lanciate durante la bolla dot-com (Google, Yahoo o Amazon). Ma sono l’eccezione: la maggior parte delle aziende nate durante la bolla degli anni ’90, infatti, non avevano una visione a lungo termine, nessuna capacità d’innovazione e spesso nessun prodotto valido.
Un sell-off sul Nasdaq nel marzo 2000 segnò la bolla dot-com. La recessione poi scoppiata ebbe pochi effetti sull’economia globale, ma risultò devastante per l’industria tecnologica. La Bay Area in California, dove si trova la Silicon Valley, patria del tech, vide tassi di disoccupazione tra i più alti della sua storia.
La bolla immobiliare del 2000
Sono molti i fattori che hanno concorso a produrre la bolla immobiliare del 2000. I più grandi sono stati sicuramente bassi tassi di interesse e standard di prestito notevolmente rilassati. Mentre la febbre immobiliare si diffondeva come un virus, i finanziatori, in particolare quelli ad alto rischio noto come subprime, cominciarono a concorrere l’uno sull’altro su chi avrebbe potuto attirare gli acquirenti più rischiosi.
Il prodotto di prestito che meglio incarnò il livello di follia raggiunto dai prestatori subprime a metà degli anni 2000 fu il prestito NI-NA-NE; nessun reddito, nessun patrimonio e nessuna verifica dell’occupazione erano necessari per l’approvazione.
Per la maggior parte degli anni 2000, ottenere un mutuo era più facile che affittare un appartamento. Di conseguenza, la domanda di immobili aumentò vertiginosamente: gli agenti immobiliari, i costruttori, i banchieri e gli agenti di ipoteca stavano guadagnando cifre esorbitanti con estrema facilità.
Come ci si potrebbe aspettare, una bolla alimentata in gran parte dalla pratica di prestare centinaia di migliaia di dollari a persone incapaci di dimostrare di poter pagare o addirittura avere un posto di lavoro era insostenibile. In alcune parti del paese, come la Florida e Las Vegas, i prezzi delle abitazioni cominciarono a diminuire già nel 2006. Nel 2008, l’intero paese era in piena crisi economica.
Le grandi banche, tra cui il famoso Lehman Brothers, divennero insolventi, dato che avevano legato troppi soldi in titoli sostenuti dai mutui subprime sopra citati. I prezzi delle abitazioni diminuirono di oltre il 50% in alcune aree.
Le conseguenze di questa crisi, che ha avuto risonanza globale, sono note a tutti. Ancora oggi è difficile dire se l’economia mondiale sia davvero uscita del tutto dal periodo nero di quegli anni.
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