Aumento IVA: come evitarlo? Ecco 2 proposte

Valentina Pennacchio

21 Maggio 2013 - 12:00

Aumento IVA: come evitarlo? Ecco 2 proposte

I 100 giorni del Governo Letta per le riforme saranno sicuramente densi di impegni. Sul tavolo di lavoro tante questioni spinose, la principale potrebbe essere l’IMU, dietro la quale si cela in realtà una vera emergenza fiscale.

Il futuro incerto dell’IMU è legato a quello della TARES, nonché a quello di un’eventuale nuova tassa comunale che possa racchiuderle entrambe.

In questa cornice già piuttosto complicata si aggiunge l’obiettivo di scongiurare l’imminente aumento dell’IVA per evitare di acuire la crisi del commercio e della produzione. Federconsumatori ieri ha lanciato l’allarme di una possibile stangata di € 734 a famiglia, potrebbe essere la “volta buona” per dire addio alla crescita?

Letta aveva promesso la rinuncia all’inasprimento dell’IVA. Sarà così? Come si potrebbe evitare l’aumento dell’IVA? Ecco 2 proposte.

Aumento selettivo dell’IVA

Il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta propone un incremento selettivo dell’IVA su quei beni e servizi che attualmente scontano l’aliquota del 21%:

“Se vai a vedere i singoli beni o i singoli servizi che oggi sono nella fascia Iva del 21% si potrebbe decidere quali aumentare e quali al contrario lasciare invariati alla luce delle attuali dinamiche dei consumi, ovviamente sempre nel rispetto dei vincoli che l’Europa impone in queste operazioni”.

IMU per le case di lusso

Diversa la posizione del viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, che ipotizza invece di allargare, anche solo del 15%, il perimetro delle abitazioni di lusso, adibite ad abitazione principale ed escluse dal decreto IMU sulla sospensione della rata di giugno. Il gettito disponibile sarebbe di 2,2 miliardi di euro, da utilizzare per ammortizzare l’aumento dell’IVA.

L’allarme di Confesercenti

Intanto, dopo le dure reazioni di Confcommercio e Federconsumatori, sulla questione interviene anche Confesercenti a spiegare come

“l’aumento dell’Iva al 22% non solo frenerà ancora di più consumi e PIL, ma potrebbe avere conseguenze negative anche sullo stesso gettito fiscale, che invece di aumentare, come previsto, di 3 miliardi di euro, potrebbe diminuire di 300 milioni”.

Questo monito viene lanciato anche dagli operatori del tabacco, i quali sostengono che l’aumento del prezzo delle sigarette, prodotto ben redditizio per le finanze statali, a causa dell’IVA potrebbe spingere l’attenzione dei fumatori verso il contrabbando, costato nel primo trimestre dell’anno già più di 173 milioni di euro.

Per riassumere

(Fonte Ballarò)

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