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Aumento IVA: quanto ci costa? Letta potrebbe decidere lo stop?
lunedì 29 aprile 2013, di
Tra le nuove tasse del 2013, che coloreranno di rosso l’estate e il portafoglio dei contribuenti, possiamo menzionare anche l’aumento dell’IVA: la stangata arriva a luglio e incrementerà l’imposta dell’1%: dal dal 21% al 22% a partire dal 1 luglio, come stabilito dal Governo Monti. Ma quanto ci costa l’aumento dell’IVA?
Secondo la CGIA di Mestre le cifre sono considerevoli. In generale nel 2013 ci sarà un aggravio fiscale di circa 2,1 miliardi di euro per i contribuenti (visto che si tratta solo di un semestre), mentre dal 2014 la cifra raddoppierà, raggiungendo quota 4,2 miliardi.
Aumento IVA: le cifre
Secondo la CGIA di Mestre su una famiglia media di 3 persone l’aumento sarà di circa € 88 all’anno, mentre su una famiglia di 4 individui l’importo salirà a € 103. Tra i beni interessati dall’aumento dell’IVA, quelli di maggior consumo tra le famiglie:
- carburanti;
- riparazioni auto;
- bevande (vino, birra);
- abbigliamento;
- calzature;
- mobili;
- elettrodomestici;
- giocattoli;
- computer.
La CGIA di Mestre fornisce delle cifre a titolo esemplificativo. Quando una famiglia si recherà dal meccanico o dal carrozziere spenderà dai 33 euro ai 39 euro in più, a seconda che il nucleo familiare sia di 3 o 4 persone; quando la famiglia dovrà acquistare nuovi capi d’abbigliamento l’incremento andrà dai 18 ai 20 euro, sempre in funzione del nucleo familiare; quando si dovranno invece acquistare elettrodomestici, mobili o altri articoli per la propria casa l’aumento oscillerà tra i 13 e i 17 euro.
Teniamo ben presente però che l’aumento dell’IVA non interesserà i beni di prima necessità, ovvero quelli relativi all’alimentazione, alla sanità, all’istruzione o all’abitazione, a cui si applica l’IVA al 10%, al 4% o non viene applicata affatto.
Crollo dei consumi?
L’Italia che andrà incontro all’aumento dell’IVA sarà un’Italia già provata dalla crisi economica e dalla contrazione dei consumi reali, quest’aumento potrebbe generare un ulteriore crollo? Secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, assolutamente si:
“Bisogna scongiurare questo aumento. Se ciò non avverrà, corriamo il serio pericolo di far crollare definitivamente i consumi che ormai sono ridotti al lumicino. Questa è una crisi economica che va affrontata dalla parte della domanda: solo incentivando i consumi interni possiamo rilanciare la produzione. Altrimenti, siamo destinati ad accentuare la fase recessiva che comporterà un aumento delle chiusure aziendali e la crescita del numero dei senza lavoro”.
Con i dati ISTAT alla mano la dichiarazione di Bortolussi è sicuramente fondata. Nel 2012 la contrazione dei consumi è stata del 4,3% rispetto al 2011 e ben maggiore del difficile biennio 2008-2009 quando proprio al culmine della recessione raggiunse la soglia del 2,6%.
Letta potrebbe decidere uno stop?
Scongiurare l’aumento dell’IVA, su cui è vigile l’attenzione delle associazioni di impresa, nonché di quelle dei consumatori, rappresenta un’altra sfida ardua per il neonato Governo Letta, soprattutto alla luce delle affermazioni di Daniele Franco, direttore centrale per la ricerca economica di Bankitalia: bisogna essere tempestivi nel decidere un eventuale stop all’aumento dell’IVA da luglio e trovare “opportune compensazioni”, visto che sullo sfondo emerge il rischio di sforare il 3% del rapporto deficit/PIL.
Il blocco dell’aumento dell’IVA, il cui incremento è già fissato, varrebbe 2 miliardi di euro secondo Franco, che lancia l’allarme mercati: se questi 2 miliardi si aggiungessero al disavanzo, la soglia del 3% verrebbe superata ampiamente con la conseguenza di “qualche problema in termini di segnale ai mercati”.
Da parte sua Enrico Letta ha dichiarato la necessità di “superare l’attuale sistema sulla tassazione” con uno “stop sui pagamenti di giugno” al fine di consentire al Parlamento di varare una “riforma complessiva”.
L’obiettivo dichiarato del prossimo Governo sarà “la riduzione fiscale senza indebitamento”. E tra le strade da percorrere, oltre alla riduzione delle tasse sul lavoro, c’è la “rinuncia dell’inasprimento dell’IVA”.
