Aumento IVA: riuscirà Letta a scongiurarlo? Lo scetticismo ha la maggiore a fronte della recente decisione dell’Esecutivo di abolire l’IMU, manovra che ha evidentemente comportato riflessioni obbligate circa le coperture finanziarie.
In attesa di capire cosa succederà il 1 ottobre, la CGIA di Mestre ha esaminato la situazione del nostro Paese negli ultimi 40 anni: nel 1973 l’aliquota era pari al 12%, dal 2011 si attesta al 21%, ma come sappiamo un ulteriore rincaro è all’orizzonte.
Eppure, nonostante l’incremento dell’aliquota, il gettito è diminuito. Perché? Lo spiega Giuseppe Bortolussi:
“La situazione economica generale ha influito moltissimo su questo risultato, tuttavia anche l’incremento dell’aliquota ha contribuito a penalizzare il gettito complessivo dell’imposta sul valore aggiunto”.
Come è cambiata l’aliquota IVA nei principali Paesi UE dal 1973? Scopriamolo.
Italia da record
Secondo lo studio della CGIA l’Italia nel 1973 era il Paese, eccetto la Germania, in cui veniva applicata l’aliquota IVA più bassa, mentre oggi è il Paese in cui si è registrato l’aumento più forte nel tempo, pari a quasi 10 punti. Seguono:
- la Germania: dall’11% al 19% (8 punti);
- l’Olanda: dal 16% al 21% (5 punti);
- l’Austria: dal 16% al 20% (4 punti);
- il Belgio: dal 18% al 21% (3 punti).
Solo la Francia va controcorrente, registrando un decremento dell’aliquota: dal 20 al 19,6% (-0,4).
Il rischio che l’aumento IVA causi un crollo dei consumi è evidente, come spiega ancora Bortolussi:
“Se l’aumento previsto dal prossimo mese di ottobre non verrà scongiurato, i consumatori italiani si troveranno a subire l’aliquota Iva ordinaria più elevata tra tutti i principali paesi dell’area dell’euro, con il pericolo che questa decisione penalizzi ancor più la domanda interna che in questi ultimi anni ha subito delle contrazioni pesantissime. Si pensi che nel 2012 i consumi delle famiglie italiane sono crollati del 4,2% e quelli relativi ai beni durevoli quasi del 13%”.
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