Di scena oggi e domani il vertice UE a cui prenderanno parte i leader dei 28 Paesi. In agenda tanti temi caldi tra cui guerra commerciale, euro, Brexit, banche e migranti. Il punto.
I leader dell’Unione europea si riuniscono a Bruxelles oggi e domani, nel corso di un vertice che affronta un crescente numero di sfide; tutte hanno come importante posta in gioco la stabilità economica e politica della zona euro.
Dai migranti alla guerra commerciale, passando per la Brexit, l’euro e le banche, l’incontro sottolinea come anche dopo la crisi del debito sovrano l’UE sia ancora alle prese con problemi che mettono a rischio la sua capacità di restare unita.
Di seguito gli argomenti principali dell’incontro oggi al via.
Guerra commerciale
Un’idea dell’inasprirsi dei rapporti tra Stati Uniti e UE l’ha data lo stesso presidente dell’Unione, Donald Tusk, il quale ha scritto che le relazioni transatlantiche sono sottoposte a pressioni enormi a causa delle politiche del presidente Trump; proprio per questo bisogna restare uniti in caso dell’arrivo di scenari peggiori.
A una settimana di distanza dalle tariffe rappresaglia che l’UE ha imposto agli Stati Uniti in risposta ai suoi dazi, i leader sembrano intenzionati a mantenere una linea dura sul protezionismo di Trump. Secondo una bozza di quelle che saranno le dichiarazioni fatte per l’occasione, il vertice sembra andare verso una netta opposizione alla tesi secondo cui i dazi su acciaio e alluminio, imposti dalla Casa Bianca, siano giustificati da motivi di sicurezza nazionale.
Sottolineata inoltre la necessità di ristabilire l’ordine commerciale mondiale, messo a soqquadro da quelle che nei documenti vengono definite crescenti tensioni; cruciale da questo punto di vista il lavoro dell’Organizzazione mondiale del commercio, che va sollecitata a un lavoro più efficace secondo diversi leader.
Sembra invece sospesa per il momento la discussione sulle nuove minacce di Trump, intenzionato a imporre tariffe sull’import delle automobili entro la fine dell’anno - cosa che costituirebbe una seria escalation della guerra commerciale.
L’euro e le banche
In quello che è l’esordio del neo premier italiano Giuseppe Conte in un vertice europeo, l’unica novità di rilievo sembra essere il via libera all’utilizzo dell’Esm (Meccanismo Europeo di Stabilità) come paracadute per rafforzare le modalità di intervento del Fondo di Risoluzione Europeo (Srf) nelle crisi bancarie, fornendo risorse fino a 60 miliardi a partire dal 2020.
Il Fondo avrà quindi maggiori poteri sui futuri programmi di salvataggio e costituirà il cosiddetto backstop - paracadute - per gli enti preposti alla liquidazione delle banche fallite.
I capi di governo faranno molto probabilmente slittare l’approvazione del Sistema Europeo di Assicurazione dei Depositi (Edis), da tempo identificato come il vero pezzo mancante nel quadro bancario della zona euro. Sul tema, una nota congiunta firmata da Commissione Europea, Bce e Single Resolution Board ha evidenziato la tendenza alla “riduzione del rischio nell’unione bancaria su tutti i fronti”:
“Alla luce dei progressi compiuti, è ora importante avviare discussioni più concrete e impegnative sulla condivisione dei rischi”.
Il principale nodo da sciogliere sembra quello relativo al livello dell’Npe ratio lordo e netto da rispettare, per cui Francia e Germania vorrebbero un tetto massimo rispettivamente al 5% e al 2,5% a cui l’Italia si oppone.
“I non performing loans - prosegue la nota - registrano una tendenza al ribasso significativa, essendo diminuiti di un terzo dal picco della crisi e mostrando un declino costante, soprattutto nei Paesi che detengono il maggiore ammontare”.
Al fine di valutare la riduzione dei rischi le tre authority hanno preso in considerazione diversi parametri: indicatori su capitale, leva, liquidità, raccolta stabile e passività da detenere ai fini del Mrel. I cosiddetti asset illiquidi Level 2 e Level 3 sono stati esclusi dal computo.
Brexit
Quello di oggi era stato identificato come il grande vertice UE per la risoluzione di molte questioni sulla Brexit. Ma con i negoziati a rilento, ancora bloccati sulla questione irlandese, è molto probabile che non lo sarà affatto.
Il primo ministro britannico, Theresa May, chiarirà il punto di vista del suo governo sulle operazioni di uscita in corso, e i leader dei 27 Paesi UE affronteranno insieme l’argomento. Con la Gran Bretagna che va verso l’uscita ufficiale nel marzo del 2019, è probabile che la May sia messa di fronte ai rischi in arrivo da un eventuale fallimento dei negoziati, e la spingeranno a muoversi in questo senso.
Migranti
Il tema migranti è tornato in cima all’agenda dell’UE. Attenzione particolare all’Italia, con i respingimenti del governo 5 Stelle-Lega e il sollecito intervento della Germania a bacchettare il Belpaese sotto i riflettori.
L’obiettivo dei 26 Paesi appartenenti all’area Schengen sembra comunque quello di tornare alla piena libertà di circolazione il più velocemente possibile.
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