Cosa sappiamo davvero sulla variante Omicron e i vaccini: l’intervista al collaboratore dell’Oms

Stefano Rizzuti

09/12/2021

09/12/2021 - 16:11

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Aureliano Stingi, collaboratore della task force Oms contro le fake news sul Covid, spiega a Money.it cosa sappiamo davvero sul vaccino e sull’efficacia della terza dose contro la variante Omicron.

Cosa sappiamo davvero sulla variante Omicron e i vaccini: l’intervista al collaboratore dell’Oms

Sulla variante Omicron i dati a disposizione sono ancora pochi. Ma in questi giorni si parla molto dell’efficacia dei vaccini nel neutralizzare questa variante del Covid-19 scoperta in Botswana e Sudafrica. Le ultime pubblicazioni hanno analizzato soprattutto il ruolo della terza dose del vaccino Pfizer, ma cosa è emerso e cosa sappiamo davvero sul tema?

Per provare a capire meglio cosa dicono questi studi Money.it ha parlato con Aureliano Stingi, PhD in Cancer Biology e collaboratore della task force dell’Oms contro le fake news sul Covid. Che, per prima cosa, chiarisce quanto sappiamo in generale sulla variante Omicron: gli studi britannici per ora dicono solamente che è più veloce nel trasmettersi, sembra possa reinfettare chi ha già avuto il Covid, ma ancora poco o nulla si sa sui casi di malattia grave.

Cosa sappiamo sui vaccini e la variante Omicron

Stingi prova a fare chiarezza su quanto emerso dagli ultimi studi pubblicati su vaccini e Omicron. Sulla protezione data dal vaccino - sottolinea - “non sappiamo ancora nulla”. Il collaboratore dell’Oms spiega che i dati visti in queste ore sono dei “saggi di neutralizzazione”, ovvero test con cui analizzare gli “anticorpi neutralizzanti generati da malattie o vaccino”.

Si tratta, quindi, degli anticorpi in grado di neutralizzare il virus: vengono valutate le capacità degli anticorpi di raggiungere la neutralizzazione del virus, ma non è possibile “traslarli sull’efficacia vaccinale che è un’altra cosa, che vediamo quando capiamo quanto si contagia, quali sono i sintomi, etc”.

L’efficacia dei vaccini non è valutabile in laboratorio mentre gli studi pubblicati riguardano solo la “neutralizzazione del virus, ovvero la misura di quanto gli anticorpi sono bravi a impedire il virus a entrare nelle nostre cellule, ma è un’immagine parziale”.

L’efficacia del vaccino e delle tre dosi, quindi, non la conosciamo ancora: “I dati veri non li sappiamo”, sottolinea Stingi. Conosciamo solo qual è l’abilità di questi anticorpi di neutralizzare il virus e la variante Omicron.

Vaccini, cosa è stato scoperto su Omicron

Ciò che è stato scoperto sul vaccino è semplicemente “un’indicazione di quanto questa variante sia o meno in grado di aggirare gli anticorpi neutralizzanti”, spiega ancora l’esperto. Mentre è ancora impossibile conoscere, per esempio, quali sono gli effetti sulla malattia severa.

Per sapere qual è la protezione dai casi gravi non serve conoscere solo ciò che avviene a livello di anticorpi neutralizzanti, ma bisognerebbe anche sapere i dati sui linfociti T, per esempio, che non sono stati valutati negli esperimenti. “Il messaggio è semplice: vacciniamoci con la terza dose è quello che dobbiamo fare noi come cittadini”, aggiunge Stingi.

Le tre dosi del vaccino contro Omicron

Se, quindi, sui casi di malattia severa non abbiamo ancora dati sulla variante Omicron, non c’è comunque da disperarsi. Anche perché a livello di protezionetutti i dati sono abbastanza concordanti nel dire che con tre dosi di vaccino siamo più protetti anche da Omicron”.

Questi studi sui vaccini ci lasciano un “chiaro messaggio da portare a casa: facciamo la terza dose perché risveglia il sistema immunitario e ci aiuta a combattere contro Omicron, variante molto capace di reinfettare soggetti con una sola dose o guariti” dal Covid. 

L’importante quindi non è tanto la tempistica quanto la somministrazione della terza dose: “Il nostro sistema immunitario più lo stimoli e più si rafforza”, prosegue Stingi. L’importante è che ci sia una terza dose e anche le persone guarite devono ricevere la dose booster (per loro una seconda dose, di fatto), è l’invito dell’esperto.

Vaccini e Omicron, cosa cambia tra Pfizer e Moderna

Gli studi evidenziano che la terza dose del vaccino Pfizer può neutralizzare il virus, ma cosa succede in caso di altri vaccini come quello di Moderna (che l’Italia somministra come dose booster)? Probabilmente - replica il collaboratore dell’Oms - gli effetti sono “simili”, anche se non ci sono dati per dirlo. Ma anche su Moderna potrebbero presto arrivare studi simili a quelli già eseguiti da Pfizer. Non c’è certezza, dunque, ma il fatto che la tecnologia usata per i due vaccini è la stessa fa ben sperare.

Terza dose neutralizza Omicron: è una buona notizia?

L’efficacia nel neutralizzare il virus con la terza dose dei vaccini è una buona notizia solo in parte, considerando che ciò vuol dire che due dosi potrebbero non essere altrettanto efficaci. E in molte parti del mondo le vaccinazioni sono molto più indietro.

Stingi sottolinea come la tematica della distribuzione dei vaccini non vada dimenticata: “Non possiamo pensare di continuare a farci dosi e lasciare altre aree scoperte”. Però, sottolinea, non dobbiamo neanche pensare che le nostre terze dosi sono vaccini che non stanno andando in Africa.

In Paesi come quelli africani la situazione è molto più complessa: “Ci sono problemi di distribuzione, far accettare alla popolazione il vaccino non è così banale, c’è anche una questione di infrastrutture. E questo è qualcosa di cui dobbiamo tener conto perché fin quando non siamo tutti vaccinati nessuno è al sicuro”, è il monito lanciato in conclusione da Stingi.

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