Un ETF che perde quasi sempre, tranne quando conta davvero. Un paradosso dei mercati che sfrutta la paura per trasformarla in opportunità inattese.
Il Amundi S&P 500 VIX Futures Enhanced Roll UCITS ETF Acc è uno di quegli strumenti che ti costringono a cambiare prospettiva anche prima di iniziare a parlarne. Non è un ETF come gli altri, non segue aziende, settori o economie, ma una forza invisibile che attraversa tutti i mercati: la volatilità.
E prima di entrare nei dettagli, c’è una cosa fondamentale da dire senza giri di parole: non è un ETF da comprare e tenere nel lungo periodo. È uno strumento che vive e si muove solo nei momenti in cui il mercato trema davvero. Quando la calma domina, il suo valore tende inevitabilmente a scendere.
Questa è la sua natura, non un difetto. È così che è costruito, è così che funziona, ed è così che va interpretato.
Cosa devi sapere
Il cuore del fondo è un indice basato sui futures sul VIX, cioè contratti che rappresentano l’aspettativa di volatilità dell’S&P 500. È importante capire questo passaggio, perché tutta la logica del fondo ruota intorno al comportamento di questi contratti. Come spiegato nei documenti ufficiali, l’indice combina future a breve e a medio termine per mantenere costante l’esposizione alla volatilità, rinnovando ogni giorno la posizione tramite il cosiddetto “roll”.
Il TER è dello 0,60% annuo, la replica è sintetica tramite swap, e non distribuisce dividendi, perché il comparto è ad accumulazione. Ma il punto più importante, quello che davvero influisce sul valore nel tempo, è un altro. E riguarda la natura stessa del mercato dei future sul VIX.
Perché il prezzo di questo ETF scende quasi sempre nel lungo periodo? Perché il mercato della volatilità è quasi sempre in una condizione chiamata contango. In parole semplici, significa che i future con scadenze più lontane costano più di quelli vicini. E poiché l’indice deve continuamente vendere i contratti vicini alla scadenza e comprarne di nuovi con scadenza più lontana, si ritrova perennemente a comprare “più caro” e vendere “più basso”.
È come correre su un tapis roulant inclinato contro di te: anche se non fai nulla di sbagliato, vieni lentamente spinto indietro.
Questo meccanismo, chiamato roll cost, è il motivo principale per cui l’ETF tende a perdere valore quasi costantemente quando la volatilità resta bassa o normale. Non è un caso se, dal valore di lancio di quasi 67 euro, oggi la quota vale meno di 1 euro: il mercato tranquillo ha letteralmente “eroso” la struttura interna dell’indice, anno dopo anno.
Ecco la verità nuda e cruda: questo ETF non è progettato per generare crescita nel tempo, ma per offrire esplosioni di performance in momenti di tensione estrema dei mercati.
Qualche considerazione in più
Il suo settore di riferimento è quello della volatilità, un mondo dominato dalle emozioni degli investitori più che dai fondamentali economici. Non ci sono aziende, bilanci o settori industriali. Ci sono solo aspettative. Per questo motivo è uno strumento a sé stante. Non possiede vere “holding”, dato che utilizza uno swap per replicare l’indice dei future sul VIX, e questo lo rende ancora più scollegato dai classici asset.
Il suo prezzo, quindi, è fortemente suscettibile alla forma della curva dei future sul VIX. Quando prevale il contango, cioè quasi sempre, la struttura del fondo è controcorrente. Quando invece la curva va in backwardation (cosa che accade spesso durante crisi improvvise), allora i future vicini diventano più costosi di quelli lontani, e il roll diventa favorevole.
Esempi pratici educativi
Immagina di vedere questo ETF in un periodo tranquillo di mercato, come spesso accade. Le notizie economiche sono prevedibili, gli utili societari in linea con le attese, i mercati salgono con lentezza ma costanza. In uno scenario simile, la volatilità rimane bassa e la curva del VIX resta in contango. Ogni giorno, l’indice deve vendere un contratto più economico e comprarne uno più caro. È come dover fare benzina a un prezzo più alto ogni volta, anche se stai percorrendo la stessa strada. Alla lunga, il consumo aumenta e il prezzo scende.
Ora immagina un evento imprevisto. Un crollo repentino, una crisi geopolitica, una pandemia improvvisa, un dato macroeconomico devastante. Il VIX, in quei momenti, non sale lentamente: può balzare anche del 30, 50 o 80% in una sola seduta. È qui che strumenti come questo ETF cambiano comportamento: diventano reattivi, a volte violentissimi. Un movimento del genere può far raddoppiare o triplicare il valore del fondo in pochissimo tempo, perché la volatilità si impenna e la curva dei future si appiattisce o addirittura si inverte.
Ma è cruciale capire che questi momenti durano poco. Quando il mercato si stabilizza, il contango ritorna, il roll cost riprende a mordere, e il prezzo torna a erodersi lentamente. Per questo motivo, gli investitori professionali usano questi strumenti come componenti tattiche, non strategiche.
Rischi principali
Il rischio più grande è la convinzione errata che possa essere un investimento di lungo periodo. I documenti lo classificano in rischio 6 su 7, uno dei livelli più alti, proprio perché la volatilità è imprevedibile e la struttura dei future lo espone a perdite importanti in condizioni di mercato calmo.
In caso di cambi di tassi di interesse, l’effetto non è diretto, ma la volatilità può aumentare quando le banche centrali sorprendono i mercati. Al contrario, quando le politiche monetarie sono chiare e prevedibili, la volatilità tende a scendere, e con essa anche il valore dell’ETF.
Se il mercato azionario sale in modo regolare e stabile, l’ETF tende quasi sempre a scendere. È un prodotto che vive dei momenti scomodi del mercato: senza scosse, senza sorprese, senza paura, perde. E lo fa per sua natura.
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