Coronavirus: troppo presto per ripartire? Il parere di un virologo italiano

Anna Maria Ciardullo

27 Aprile 2020 - 15:58

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In Italia sarebbe troppo presto per ripartire. Quali sono i rischi? La testimonianza di un virologo.

Coronavirus: troppo presto per ripartire? Il parere di un virologo italiano

L’Italia non sarebbe ancora pronta alla Fase 2 e c’è il rischio che si debba richiudere dopo sole due settimane.

A dirlo il virologo Giovanni di Pierri, responsabile del reparto malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino e membro della task force anti-coronavirus della regione Piemonte.

La sua ipotesi è che sia ancora troppo presto per parlare di una ripresa, in quanto i dati sarebbero ancora decisamente preoccupanti, almeno in alcune regioni d’Italia. Tra l’altro, proprio quelle più strategiche per la ripresa industriale. Il 4 maggio potrebbe essere una data favorevole, ma egli ritiene che non si dovrebbe dare troppo per scontata.

Troppo presto per la Fase 2, si dovrà richiudere dopo 2 settimane

L’Italia è ufficialmente vicina alla Fase 2 ma, come anticipato dal Premier Conte in conferenza stampa, la ripresa sarà lenta e graduale. I cittadini italiani dovranno aspettare ancora un po’ di tempo per poter riacquistare piene libertà di movimento, mentre la produttività verrà in buona parte ripresa dal 4 maggio.

Dopo questa data, le occasioni di lasciare la propria abitazione saranno ancora poche e soggette ad autocertificazione per molti, ma tanti altri potranno tornare a lavoro.

Nonostante le cautele, l’annuncio della riapertura ha sollevato le preoccupazioni dei medici e, in particolare, del virologo Giovanni di Pierri, intervistato da Il Fatto Quotidiano. Secondo l’esperto:

“il rischio di dover richiudere tutto dopo due settimane, purtroppo, esiste eccome”.

L’uomo ha assicurato di non voler scatenare allarmismi, ma ha giustificato la sua ipotesi scattando una fotografia della situazione attuale.

In Italia, in particolare nelle regioni del Sud, l’aumento dei contagi tra il 23 e il 25 aprile si è attestato intorno al -0,9%. Ma il Piemonte, ha ricordato il virologo, registra ancora un +2,3% e anche i decessi sono diminuiti meno della metà rispetto alla Lombardia.

Nonostante questi dati, il presidente della Regione Alberto Cirio, intervenuto nel dibattito sulla Fase 2, aveva proposto proprio il Piemonte come regione ideale per testare una ripresa anticipata.

I prossimi giorni saranno decisivi

Allo stato attuale, per Di Pierri, ci sono grosse probabilità che il lockdown si debba inasprire di nuovo dopo circa 15 giorni dalla riapertura, che corrispondono all’incubazione media del coronavirus.

Nonostante i timori espressi, lo stesso virologo ha comunque aperto a una speranza:

“non è detto che le cose non possano migliorare da qui al 4 maggio. I prossimi saranno giorni decisivi”.

In sostanza, Di Pierri non esclude la possibilità che il 4 maggio ci siano le condizioni per un’iniziale ripresa e per un ulteriore calo dei ricoveri in terapia intensiva, ma ritiene ancora troppo presto stabilire a priori che la data d’inizio della Fase 2 sia proprio quella.

L’esperto auspicherebbe dunque un atteggiamento più attento da parte del governo nel dare scadenze, proprio come l’approccio moderato scelto in questo senso dal Premier britannico Boris Johnson, che teme un nuovo picco di contagi.

Due le soluzioni proposte da Di Pierri: assicurarsi di avere sotto controllo problema delle Rsa, ancora troppo pesante sul bilancio generale, e non svolgere una “gestione passiva del contagio”, aumentando la somministrazione dei tamponi anche a chi non presenta sintomi.

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