Con il 70% dei fondi allocato negli Stati Uniti, i grandi investitori si interrogano sul nuovo equilibrio: quanto è troppo, e dove dovrebbe andare oggi il denaro?
Nel mondo della gestione patrimoniale, una domanda si fa sempre più pressante: quanta esposizione ai titoli USA è ancora giustificabile?
Per anni, puntare sugli Stati Uniti è stato un atto quasi automatico per gli investitori istituzionali. In mancanza di opzioni migliori, o semplicemente per la forza e stabilità percepite del mercato americano, l’allocazione verso Wall Street è cresciuta fino a livelli difficilmente ignorabili: oggi i principali indici azionari globali dei mercati sviluppati destinano circa il 70% della capitalizzazione proprio agli Stati Uniti.
Ma qualcosa è cambiato. Il contesto globale è in rapida evoluzione, e il modello di american exceptionalism inizia a scricchiolare. Il cuore del problema sta nel fatto che questa esposizione è avvenuta quasi per inerzia. “Quando non sapevi dove investire, sceglievi gli USA”, ha dichiarato Fabiana Fedeli, responsabile degli investimenti azionari di M\&G Investments. E finché l’America ha mantenuto stabilità, crescita e leadership tecnologica, questa scelta sembrava naturale, persino virtuosa. Ma oggi quella certezza vacilla. [...]
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA