Terremoto economico in vista con questi 2 rischi. Perché l’ottimismo è un errore

Violetta Silvestri

12/09/2023

12/09/2023 - 10:15

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C’è ancora allarme sulla stabilità economica e finanziaria Usa e mondiale: a ribadirlo è Dimon, Ceo di Jp Morgan che vede almeno 2 rischi in grado di innescare un terremoto globale.

Terremoto economico in vista con questi 2 rischi. Perché l’ottimismo è un errore

Credere in una lunga e duratura ripresa economica è un grave errore e venti di crisi continuano a soffiare: questo l’ultimo avvertimento sugli Usa e, quindi, sulla stabilità finanziaria mondiale.

A lanciare nuovi allarmi è stato il Ceo di JP Morgan Jamie Dimon, convinto che la resilienza statunitense sia un’illusione se pensata nel lungo periodo e che il settore bancario ha diversi motivi per preoccuparsi.

In generale, un terremoto economico e finanziario può ancora sconvolgere la più grande potenza globale con la capacità di trascinare il mondo verso nuove debolezza. Sono almeno TOT i motivi di allarme di Dimon.

1. La resilienza Usa non durerà anni

Jamie Dimon di JP Morgan ha spiegato che, sebbene l’economia americana stia andando bene, sarebbe un “enorme errore” credere che questo vento positivo durerà per anni.

I budget sani dei consumatori e l’aumento dei salari stanno sostenendo l’economia per ora, ma ci sono dei rischi in vista secondo l’esperto. In cima alle sue preoccupazioni ci sono le banche centrali che frenano i programmi di liquidità attraverso la strategia del QT Quanitative Tightening, la guerra in Ucraina e le spese esponenziali dei Governi che gonfiano i loro debiti.

“Dire che il consumatore oggi è forte, il che significa che avremo un ambiente in forte espansione per anni, è un errore enorme”, ha sintetizzato.

La più grande economia del mondo ha sfidato le aspettative di una flessione per lo scorso anno, anche da parte di pronostici di Dimon, capo della più grande banca statunitense per asset. L’anno scorso aveva avvertito che era in arrivo un potenziale uragano economico, citando le stesse preoccupazioni relative alle banche centrali e al conflitto in Ucraina. Ma l’economia statunitense si è dimostrata resiliente, portando molti economisti ad aspettarsi che una recessione possa essere evitata.

“Le aziende si sentono abbastanza bene perché guardano i loro risultati attuali”, ha detto Dimon. “Ma queste cose cambiano, e non sappiamo quale sarà l’effetto completo di tutto questo tra 12 o 18 mesi”.

Mentre JPMorgan e altre banche hanno “guadagnato troppo” sui prestiti per anni a causa dei tassi di default storicamente bassi, stanno emergendo tensioni in alcuni settori del settore immobiliare e dei prestiti automobilistici subprime che non possono essere ignorati secondo Dimon.

Senza tralasciare il contesto geopolitico esplosivo con le tensioni Usa-Cina così alte da destare preoccupazioni.

2. Banche pronte al caos

Dimon ha poi espresso profonda preoccupazione per quello che può ancora accadere al settore bancario.

Il riferimento è alle recenti proposte di nuove regole sul capitale, avvertendo che rischierebbero di rendere i titoli bancari non investibili e porterebbero i mutuatari a pagare di più per i prestiti.

In questione ci sono le misure delineate a luglio dalla Federal Reserve come parte dell’implementazione finale degli standard bancari internazionali, le cosiddette riforme finali di Basilea III.

Nel dettaglio, i piani di riforma richiederebbero alle banche di accantonare più capitale. Dimon ha ripetutamente definito la proposta “estremamente deludente” e ha avvertito che le misure renderanno più difficili per le banche alcune attività come i mutui e i prestiti alle piccole imprese.

Secondo le proposte della Fed, i finanziatori sarebbero tenuti a detenere 2 dollari extra di capitale per ogni 100 dollari di attività ponderate per il rischio. Dimon ha sottolineato che il piano statunitense così come è scritto significherebbe che JPMorgan dovrebbe detenere il 30% in più di capitale rispetto a una banca europea.

L’amministratore delegato di JPMorgan ha anche spiegato che le riforme proposte ridurrebbero i prestiti delle banche e spingerebbero più attività bancarie verso settori meno regolamentati.

Questo significa vedere all’orizzonte una sempre maggiore instabilità bancaria e finanziaria.

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