Tegola per debito Italia? L’effetto dei tassi Bce al 4,50%

Violetta Silvestri

26/10/2023

26/10/2023 - 16:07

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Tassi di interesse Bce fermi al 4,50%: quale impatto sul debito italiano? I riflettori si accendono sull’indebitamento della nostra nazione con il mercato obbligazionario in tensione.

Tegola per debito Italia? L’effetto dei tassi Bce al 4,50%

La Bce ha mantenuto i tassi al 4,50%, ma il debito italiano è stato sotto osservazione. Qual è l’effetto di un costo del denaro così elevato, anche se fermo, per l’Italia?

Sul fronte obbligazionario, non si è assistito a un balzo specifico post-riunione dello spread o dei rendimenti del Btp decennale, che comunque viaggiano ancora su percentuali elevate, a 4,8%.

Ottobre è stato un mese difficile per il mercato dei titoli di Stato. L’attesa per una politicaa monetaria generale, gudiata dalla Fed, con tassi più alti e più a lungo - come sottolineato anche dalla Bce - abbinata alla guerra in Medio Oriente con inquietanti incertezze, hanno fatto schizzare i rendimenti di tutti i principali bond di riferimento.

L’Italia è stata penalizzata anche dall’annuncio di un deficit maggiore del previsto, che ha riacceso tutti i dubbi sulla tenuta dei conti pubblici, sulla spesa troppo alta, su una crescita vacillante. In più, i tassi di interesse della Bce, ora fermi al 4,50%, possono comunque incidere negativamente.

L’Italia, con il fardello del debito, rischia dinanzi a maggiore incertezza e tassi così elevati?

Tassi Bce al 4,50%: cosa aspettarsi sul debito dell’Italia?

Il Btp decennale rende il 4,83% dopo la decisione di ottobre della Bce. Si è al di sotto della soglia allarmante del 5% e il rendimento è anche in flessione. Tuttavia, lo scenario che si va delineando dopo la riunione Bce che ha mantenuto i tassi di interesse al 4,50% non è affatto privo di insidie.

Parole di critica e di invito alla cautela nei confronti di Lagarde e del suo board sono emerse più volte in questi mesi da parte di funzionari del Governo Meloni.

Il debito italiano rimane in primo piano. Innanzitutto perché è elevato e ha raggiunto un nuovo massimo a giugno con 2.843 miliardi di euro nell’ultima rilevazione di Bankitalia, ovvero 28 miliardi in più.

Poi, occorre considerare che la Bce è intervenuta già sul programma di acquisto del debito degli Stati, tagliandolo. Considerando che l’Italia, stando a stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio sulle prospettive della finanza pubblica, nel 2023 dovrebbe emettere nuove obbligazioni per 42 miliardi di euro, occorre trovare compratori sul mercato diversi dalla banca centrale.

Il tutto, tenendo sempre presente lo spread Btp-Bund, sensibile a impennate se dovesse peggiorare la crisi energetica, l’effetto guerra in Medio Oriente, l’inflazione, le crisi bancarie e in caso di uno stop a riforme e investimenti del Pnrr o di una contrazione economica, in grado di smorzare la fiducia degli investitori nel nostro Paese.

Proprio sul fronte della crescita, la Bce ha parlato di debolezza e pochi giorni fa i Pmi dell’Eurozona e delle maggiori economie, hanno deluso, aprendo di fatto la strada alla recessione.

Se lo spread sale e i rendimenti schizzano, l’Italia dovrà sborsare più soldi per pagare gli oneri del debito ed è quello che sta accadendo.

Una simulazione dell’Osservatorio dei Conti pubblici ha evidenziato che con un aumento di 1 punto percentuale dei tassi di interesse sui titoli di Stato, persistente e uniforme lungo la curva per scadenze, la spesa per interessi crescerebbe di 3 miliardi nei successivi 12 mesi (e di 39,4 miliardi nei successivi 5 anni).

Il costo annuale del servizio del debito in Italia sarà di circa 75 miliardi di euro quest’anno, rispetto ai 57,3 miliardi di euro del 2020, ha affermato la società di rating Scope. Si potrà arrivare anche a 100 miliardi entro il 2026.

Anche con uno stop al rialzo dei tassi nella decisione Bce di ottobre, il debito italiano non è al sicuro. Il mercato obbligazionario rimane in tensione per molti fattori diversi - e aggiuntivi - alla politica della banca centrale.

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