Tassi di interesse Bce al 4,50%: quale impatto sul debito italiano? I riflettori si accendono sull’indebitamento della nostra nazione, tornato a livelli record. Rischi di oneri sempre più costosi.
Con il rialzo tassi Bce al 4,50%, si torna a parlare di debito italiano: quale effetto? È tempo di un bilancio nel post-riunione, soprattutto per l’Italia.
Sul fronte obbligazionario, non si è assistito al balzo allarmante dello spread o dei rendimenti del Btp decennale, che comunque viaggiano ancora su percentuali elevate, oltre il 4%.
La politica monetaria aggressiva della banca centrale europea, comunque, non sarà priva di conseguenze negative, o comunque preoccupanti, per l’andamento economico dell’Eurozona e per i conti pubblici dell’Italia. Sul tavolo del Governo Meloni c’è una complessa Legge di Bilancio 2024 da far quadrare, mentre si presume già che il deficit sia in aumento.
L’Italia, con il fardello del debito, rischia dinanzi a maggiore incertezza e tassi sempre più alti?
Tassi Bce al 4,50%: cosa aspettarsi sul debito dell’Italia?
Il Btp decennale rende il 4,32% dopo la decisione di giugno della Bce. Si è ben al di sotto della soglia allarmante del 5% e il rendimento è anche in flessione. Tuttavia, lo scenario che si va delineando dopo la riunione Bce che ha portato i tassi di interesse al 4,50% non è affatto privo di insidie.
Parole di critica e di invito alla cautela nei confronti di Lagarde e del suo board sono emerse più volte in questi mesi da parte di funzionari del Governo Meloni.
Il debito italiano rimane in primo piano. Innanzitutto perché è elevato e ha raggiunto un nuovo massimo a giugno con 2.843 miliardi di euro nell’ultima rilevazione di Bankitalia, ovvero 28 miliardi in più.
Poi, occorre considerare che la Bce è intervenuta già sul programma di acquisto del debito degli Stati, tagliandolo. Considerando che l’Italia, stando a stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio sulle prospettive della finanza pubblica, nel 2023 dovrebbe emettere nuove obbligazioni per 42 miliardi di euro, occorre trovare compratori sul mercato diversi dalla banca centrale.
Il tutto, tenendo sempre presente lo spread Btp-Bund, sensibile a impennate se dovesse peggiorare la crisi energetica, l’effetto guerra, l’inflazione, le crisi bancarie e in caso di uno stop a riforme e investimenti del Pnrr o di una contrazione economica, in grado di smorzare la fiducia degli investitori nel nostro Paese.
Proprio sul fronte della crescita, la Bce ha rivisto al ribasso le proiezioni del Pil per l’Eurozona, facendo seguito al peggioramento economico stimato anche in Italia dalla Commissione europea. Non a caso, Morgan Stanley è tornata a suonare l’allarme Italia: “Prevediamo che lo spread tra i titoli i Btp e i Bund a 10 anni tornerà a 200/210 punti base entro la fine dell’anno. […] I fattori di supporto che hanno permesso allo spread di attestarsi a 160 punti base si sono dissolti”.
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Se lo spread sale e i rendimenti schizzano, l’Italia dovrà sborsare più soldi per pagare gli oneri del debito ed è quello che sta accadendo.
Una simulazione dell’Osservatorio dei Conti pubblici ha evidenziato che con un aumento di 1 punto percentuale dei tassi di interesse sui titoli di Stato, persistente e uniforme lungo la curva per scadenze, la spesa per interessi crescerebbe di 3 miliardi nei successivi 12 mesi (e di 39,4 miliardi nei successivi 5 anni).
Il costo annuale del servizio del debito in Italia sarà di circa 75 miliardi di euro quest’anno, rispetto ai 57,3 miliardi di euro del 2020, ha affermato la società di rating Scope. Si potrà arrivare anche a 100 miliardi entro il 2026.
Il rialzo dei tassi Bce, con la catena di effetti che esso produce, può quindi incidere sul debito italiano.
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5 ottobre 2023
Swiss Chamber, via Palestro 2 - Milano
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