Nel mese di novembre, il tasso di disoccupazione di Eurolandia è sceso, per la prima volta in dieci anni, sotto quota 8%. All’interno del blocco, sono profonde le differenze tra le diverse economie.
A novembre, per la prima volta in 10 anni, il tasso di disoccupazione è sceso sotto quota 8 per cento attestandosi al 7,9%. Il dato ha colto di sorpresa gli esperti, orientati per una conferma dell’8,1% di ottobre.
“A questo punto bisogna chiedersi quanto potrà durare la ripresa del mercato del lavoro”, rileva Bert Colijn di ING.
“Il calo del tasso di disoccupazione potrebbe rallentare in scia delle indicazioni su una minore volontà di assumere emersa da recenti indagini” e quindi finire per indebolire “la base su cui si fonda la crescita dei consumi”.
Forti differenze regionali
Se da un lato ci sono economie, come quella tedesca o quella olandese, che sostanzialmente registrano una piena occupazione (i rispettivi tassi di disoccupazione si attestano al 3,3 e al 3,7%), dall’altro ce ne sono altre in cui, come nel caso di Spagna, Italia e Francia, il tasso si attesta ancora su livelli superiori quelli pre-crisi.
Per quanto riguarda la Spagna, a novembre il dato è arretrato dal 16,5 al 14,7 per cento mentre nel caso del nostro Paese è passato dal 10,6 al 10,5%.
Discorso analogo può essere fatto per la disoccupazione giovanile, scesa sotto quota 17% per la prima volta dal settembre del 2008 a livello di Eurozona ma a livelli pressoché doppi in Grecia, Italia e Spagna.
Italia: scende il numero di chi cerca lavoro
Il caso italiano è emblematico. Con un tasso di occupazione invariato al 58,6%, il calo del tasso di disoccupazione italiano è da ricondurre alla contrazione del numero di persone in cerca di occupazione (-0,9%, pari a -25 mila unità).
“Da maggio a novembre il calo occupazionale è superiore alle 100mila unità, le forze di lavoro hanno smesso di crescere e la stessa riduzione, nel mese di novembre, dei disoccupati tra le fasce più giovani deriva, più che da un inserimento nel mondo del lavoro, da un’uscita verso l’inattività”, riporta una nota elaborata dall’Ufficio Studi di Confcommercio.
Se confermato nei prossimi mesi, “questo fenomeno amplierà l’area degli scoraggiati, condizione che, dal punto di vista macroeconomico, non favorisce il rafforzamento di una ripresa già molto fragile”.
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