I tassi di interesse in rialzo porteranno alcuni Stati al fallimento? L’allarme c’è perché il costo del denaro sempre più alto è uno shock per le nazioni con un forte debito in dollari.
I tassi di interesse sempre più alti porteranno gli Stati al fallimento: questa una delle analisi degli esperti su cosa può succedere all’economia globale alle prese con un costo del denaro cresciuto a livelli record in tempi molto rapidi.
La valutazione dell’Osservatorio dei conti pubblici, tramite un articolo di Giampaolo Galli, Francesco Scinetti, Nicoletta Scutifero, fa luce sui rischi a livello internazionale del ritmo senza precedenti dell’aumento dei tassi, con un focus sulle mosse della Fed.
La rilevanza del dollaro nella fissazione dei prezzi delle materie prime e nella definizione dei debiti dei Paesi in via di sviluppo, infatti, spinge a considerare maggiormente le decisioni della banca centrale Usa rispetto a quelle di altre, come la Bce.
Ciò che ne scaturisce è un crescente allarme sulla tenuta di alcuni Stati, sull’orlo del fallimento: perché i tassi Usa sempre più alti possono scatenare il default di Paesi e uno shock dell’economia globale.
Tassi in rialzo e Stati in default: c’è allarme, chi rischia?
I tassi di interesse così elevati stanno scuotendo l’economia globale su vari fronte. Non ci sono soltanto instabilità bancaria e recessione a preoccupare gli analisti di una stretta al credito repentina ed elevata.
I timori che interi Stati possano cadere in fallimento, appesantiti da debiti sempre più insostenibili stanno crescendo e già ci sono Paesi in default. L’analisi dell’Osservatorio è chiara al riguardo: “Negli anni scorsi molti Paesi si sono indebitati in dollari sia per la riluttanza degli investitori internazionali ad acquistare titoli in valuta locale sia perché i tassi in dollari erano particolarmente bassi e si pensava che sarebbero rimasti tali per molto tempo.”
Tutto, però, è cambiato e in tempi assai rapidi: da marzo 2022, quando c’è stato il primo rialzo tassi Usa della Fed di 25 punti base, a oggi ci sono stati 9 aumenti. Con conseguente balzo del dollaro.
Quando un Paese in via di sviluppo si indebita in dollari Usa e questo si rafforza, come avvenuto di pari passo con gli aumenti dei tassi Fed, si impenna il costo delle materie prime (tipicamente fissate in dollari), e il debito estero rispetto al Pil ha un peso sempre maggiore. In questo meccanismo, lo Stato avrà difficoltà a onorare il debito e si avvicinerà al default.
Gli effetti dannosi si stanno già palesando, come ricorda l’analisi: “Questa sequenza di eventi, assieme a problemi economici e politici interni, hanno indotto vari Paesi a dichiarare default sul debito. Il caso più noto è quello dello Sri Lanka, che ha dichiarato default nel maggio 2022. Oggi il Paese più a rischio sembra essere il Pakistan, ma non si tratta dell’unico caso”.
Cosa sta succedendo e perché aumentano gli Stati che rischiano di fallire con tassi così alti? Un grafico aiuta a rispondere. Il focus è sui Credit Default Swap (CDS) a 5 anni nei principali Paesi emergenti a partire da marzo dello scorso anno (CDS è un contratto finanziario tra due parti, nel quale l’acquirente paga un premio periodico annuale al venditore per avere protezione contro l’insolvenza di una specifica attività sottostante, come un titolo di Stato).
Ciò che è successo da quando la Fed ha iniziato ad alzare i tassi è stato un aumento del premio da pagare per essere garantiti dal fallimento di alcuni Stati: questo significa che il rischio default per quei Paesi è balzato alle stelle:
Diversi sono gli Stati sull’orlo del default: dopo lo Sri Lanka e il Pakistan, si piazzano Argentina, Ecuador, Etiopia. Ovviamente, le cause della fragilità di questi Paesi sono multiple e non unicamente legate ai tassi Usa così alti. La pandemia, il caro-energia, le devastazioni meteorologiche, l’inflazione alimentare hanno spinto queste nazioni in crisi.
Tuttavia, il quadro globale di tassi alti ha aggiunto un peso alla già grave situazione: tutto il sistema economico mondiale è minacciato.
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