Tasse, in Italia le più alte d’Europa: i dati dei commercialisti

Rosaria Imparato

13 Ottobre 2020 - 12:17

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Le tasse in Italia sono le più alte d’Europa: i dati della Fondazione Nazionale dei commercialisti pubblicati il 12 ottobre parlano chiaro. Non solo: l’Italia è al 128esimo posto al mondo nella classifica dell’efficienza del sistema tributario.

Tasse, in Italia le più alte d’Europa: i dati dei commercialisti

Tasse, l’Italia è la più tartassata d’Europa: lo conferma lo studio del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti.

Dopo cinque anni in cui la pressione fiscale in Italia era calata, nel 2019 si è verificato un nuovo incremento di 0,7 punti, azzerando di fatto il miglioramento degli ultimi quattro anni.

Al netto del sommerso e dell’economia illegale, pari al 12% del PIL, ovvero 215 miliardi di euro, la pressione fiscale italiana raggiunge il 48,2% (+5,8% rispetto a quella ufficiale), classificandosi al primo posto tra i Paesi europei.

Tasse, in Italia le più alte d’Europa: i dati dei commercialisti

Secondo la Nadef, la Nota di Aggiornamento al DEF pubblicata nei giorni scorsi dal Ministero dell’Economia, la pressione fiscale subirà un ulteriore aumento dello 0,1% nel corso dell’anno, per poi arrivare a +0,5% nel 2021, fino a raggiungere il 43%.

Nel biennio successivo la Nadef prevede un rientro di 0,2 punti nel 2022 e altrettanti nel 2023. La diminuzione sarebbe comunque inferiore rispetto all’incremento di 0,6 punti previsto per il biennio 2020-2021.

Nel 2019, la pressione fiscale italiana ha ripreso a crescere, dopo cinque anni di progressivo rientro, in cui si era portata al 42,4% con un incremento di 0,7 punti rispetto al 2018. Con 1,4 punti percentuali in più della media, l’Italia si colloca al sesto posto in Europa, scalando una posizione rispetto al 2018.

Al netto del sommerso e dell’economia illegale, pari al 12% del Pil, ovvero 215 miliardi di euro, la pressione fiscale raggiunge il 48,2% (+5,8 punti percentuali rispetto a quella ufficiale) e nel confronto europeo balzerebbe al 1° posto.

In estrema sintesi, la pressione fiscale è e resta alta, sbilanciata dal lato del lavoro rispetto al consumo, fortemente condizionata dall’esistenza di un vasto sommerso economico da un lato e pesantemente schiacciata dal livello della spesa pubblica.

Questa è la situazione che lo studio “Analisi della pressione fiscale in Italia, in Europa e nel mondo - Struttura ed evoluzione dei principali indicatori di politica fiscale” che la Fondazione Nazionale dei Commercialisti ha pubblicato il 12 ottobre 2020.

Analisi della pressione fiscale in Italia, in Europa e nel mondo - Struttura ed evoluzione dei principali indicatori di politica fiscale - 12 ottobre 2020
Clicca qui per scaricare il file.

Dopo l’ultimo shock del 2012-2013, in cui la pressione fiscale è aumentata del 2,1%, nel quinquennio 2014-2018 si è verificato un significativo rientro (-1,7%), che però ha riguardato perlopiù le imprese.

Situazione diversa per le famiglie, il cui gettito totale è pari a 323 miliardi di euro su un totale di 758,6 miliardi: non solo per loro le tasse non sono diminuite, ma anzi sono aumentate.

Nonostante il continuo richiamo alle semplificazioni, il prelievo risulta sempre più concentrato su poche imposte. Pertanto, ogni tentativo di ridurre la pressione fiscale si scontra con le esigenze del bilancio pubblico appesantito da un’elevata spesa sociale, da inefficienze e sprechi e dal servizio del debito.

Tasse in Italia più alte d’Europa: la situazione delle famiglie

La pressione fiscale sulle famiglie, calcolata mediante una rielaborazione della Fondazione nazionale dei commercialisti dei dati Istat, è risultata nel 2019 pari al 18%, in crescita di 0,3 punti rispetto al 2018.

Dopo lo shock del 2012-2013, la pressione fiscale sulle famiglie è aumentata ancora, per poi diminuire leggermente negli ultimi due anni e rimanere quindi invariata. Nello stesso periodo la pressione fiscale complessiva si è ridotta di un punto percentuale.

Nonostante gli interventi sul cuneo fiscale degli ultimi anni, ricordiamo l’ultimo è entrato in vigore lo scorso 1° luglio 2020 con l’ex bonus Renzi rimodulato in base alle fasce di reddito di appartenenza, l’indicatore Ocse pone l’Italia ai primi posti in Europa:

  • terzo posto per dipendente single con il 48%;
  • primo posto per dipendente sposato con due figli con il 39,2%.

Pressione fiscale in Italia: 176,8 miliardi di Irpef

L’analisi della Fondazione Nazionale dei Commercialisti ha indagato anche il gettito tributario per singola imposta.

Le prime 10 imposte, su 88 voci totali desumibili dalle tabelle Istat, coprono l’85% del totale. Lo stesso dato era pari all’82,3% nel 1995. La tendenza è quella di concentrare il prelievo tributario sulle imposte principali:

  • l’Irpef, che nel 2019 è la prima imposta con 176,8 miliardi di euro di gettito, copre il 34,2% del totale (+2% sul 1995);
  • l’Iva, che è la seconda imposta per gettito con 111,8 miliardi di euro, copre il 21,6% del totale (+1,3% sul 1995).

Irpef e Iva insieme coprono il 55,9% del gettito tributario totale (+3,3% rispetto al 1995).

Tasse, Italia 128° al mondo per efficienza del sistema tributario

Lo studio dei commercialisti si è occupato anche del confronto internazionale. La situazione dei contribuenti italiani continua ad aggravarsi, considerando quanto abbiamo visto nei precedenti paragrafi sul primato del Belpaese sulla pressione fiscale.

Oltre a essere i più tartassati d’Europa, infatti, i contribuenti italiani hanno a che fare col Fisco particolarmente lento nell’erogazione dei rimborsi, ma non solo.

Secondo gli indici di efficienza del sistema fiscale misurati dalla Banca mondiale, nella speciale classifica del Paying taxes 2020, l’Italia scende al 128esimo posto a causa dai tempi lunghi stimati per gli adempimenti fiscali, per la gestione dei rimborsi e anche delle verifiche fiscali.

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