La strategia di Renzi: nuova legge elettorale e poi voto a settembre?

Alessandro Cipolla

2 Maggio 2017 - 10:35

Vinte le primarie, Matteo Renzi ora è di nuovo segretario di un Partito Democratico che deve sistemare la questione della legge elettorale, non escludendo poi un voto anticipato.

La strategia di Renzi: nuova legge elettorale e poi voto a settembre?

Matteo Renzi trionfa come previsto alle primarie del Partito Democratico e pensa già al futuro, con una nuova legge elettorale che deve essere licenziata al più presto per poi magari andare ad un voto anticipato a settembre.

Come previsto, il risultato definitivo di queste primarie ha evidenziato un autentico plebiscito in favore di Renzi, che così dopo poco più di due mesi dalle sue dimissioni torna ad essere il segretario del Partito Democratico.

Una nuova investitura che ha indicato in maniera chiara e netta quale strada l’elettorato del partito abbia intenzione di intraprendere, con Matteo Renzi che ora deve risolvere lo spinoso tema della nuova legge elettorale, non escludendo poi le elezioni anticipate.

Passate le primarie e il ponte festivo, la politica quindi si appresta a rimettersi in moto sul tema della legge elettorale con i vari partiti, anche se tutti consci della scontata vittoria di Renzi, che ancora sono piuttosto indecisi su quale strategia intraprendere.

Matteo Renzi, storia di una vittoria annunciata

Torna il sorriso in casa Renzi dopo l’esito delle primarie del 30 aprile. Per prima cosa, nonostante un calo di circa un milione di votanti rispetto al 2013, l’affluenza ai gazebo di quasi due milioni di cittadini è stata più che soddisfacente e ben oltre le attese della vigilia.

Il 70% poi dei voti raccolti da Matteo Renzi, contro il 19,5% di Andrea Orlando e il 10,5% di Michele Emiliano, suonano come un nuovo trionfo personale che chiarisce una volta per tutte quali siano i rapporti di forza all’interno del partito.

Dopo la sconfitta al Referendum del 4 dicembre, le dimissioni da Presidente del Consiglio, la scissione dei bersaniani e i problemi derivanti dallo scandalo Consip, non era così scontato pensare che il popolo del centrosinistra fosse sempre compatto dalla parte di Renzi.

In questi mesi di dibattito politico tutto interno al Partito Democratico, è emerso invece come l’ex premier sia ancora l’anima più carismatica e seguita del centrosinistra, con le primarie che alla fine sono state quasi una prassi.

Andrea Orlando e Michele Emiliano hanno provato a contrastare Matteo Renzi, sperando in un ballottaggio che avrebbe potuto rimettere tutto in discussione.

Quando però dopo il voto nei circoli e le conferme da parte dei sondaggi che non ci sarebbe stata partita, anche loro hanno abbassato i toni cercando di evitare grandi polemiche che alla lunga avrebbero potuto danneggiare il partito.

Queste primarie invece hanno consegnato al paese un Matteo Renzi più forte rispetto a quello dimissionario nello scorso dicembre. Un dato di fatto questo che apre diversi scenari futuri per il paese, con il voto a settembre che è un’ipotesi che al momento non viene esclusa da nessuno.

Legge elettorale e poi voto anticipato?

Una volta tornato ad essere il segretario del Partito Democratico, in molti si aspettavano che Matteo Renzi potesse fare dichiarazioni che indicavano in maniera chiara quali fossero le sue intenzioni nell’immediato.

L’ex premier invece non si è sbottonato molto, lasciando aperte le porte per delle elezioni anticipate ma non dicendo molto sul tema della legge elettorale e su quello delle alleanze del Partito Democratico.

In teoria questi sono tutti fattori strettamente legati tra di loro. Il nodo principale è sempre quello, ovvero la nuova legge elettorale. Una volta che sarà trovato un accordo in Parlamento, allora anche il resto sarà molto più decifrabile.

Quello che dovrà essere il nuovo sistema elettorale del paese approderà alla Camera soltanto a fine mese, quando saranno terminati i lavori in seno alla commissione Affari Costituzionali.

Matteo Renzi si sente al momento forte, in virtù sia dell’ottimo risultato ottenuto alle primarie sia degli ultimi sondaggi politici elettorali che indicano il Partito Democratico in grande crescita e in netto recupero sul Movimento 5 Stelle.

Per poter approvare la nuova legge elettorale il Pd però ha bisogno del voto anche delle altre forze politiche. Il fatto che i 5 Stelle e il centrodestra possono nutrire concrete chance di vittoria, potrebbe spingere verso un testo proporzionale ma con un premio di maggioranza assegnato a chi dovesse raggiungere il 35% dei voti, quindi molto più accessibile rispetto all’attuale che è indicato al 40%.

A seconda della legge elettorale che verrà licenziata, verranno poi definite le varie alleanze. Dopo gli ammiccamenti da parte di Epifani, Renzi si è affrettato a chiarire che non ha nessuna intenzione di siglare un accordo con il scissionisti del Movimento Democratici e Progressisti.

Porta aperta invece per Giuliano Pisapia e il suo Campo Progressista, che potrebbe essere l’anima più a sinistra di una coalizione che andrebbe a inglobare poi anche diverse componenti più centriste e moderate.

Anche il tema delle elezioni anticipate dipende dalla legge elettorale. Se il nuovo sistema di voto dovesse essere approvato entro luglio, allora Renzi potrebbe essere molto tentato dal mandare a casa Gentiloni prima del febbraio 2018.

In autunno infatti il governo dovrà varare la manovra finanziaria, dove non è da escludere che ci sarà un aumento delle tasse per far quadrare i conti. Una prospettiva questa temuta da Renzi, visto che potrebbe essere un assist alla campagna elettorale di Lega e Movimento 5 Stelle, con la tentazione quindi di votare a settembre che è sempre attuale.

La vittoria di Renzi alle primarie al momento ancora non chiarisce i vari interrogativi che da mesi gravano sulla politica italiana, con la situazione che sarà più comprensibile soltanto quando verrà approvata la nuova legge elettorale.

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