Qual è lo stipendio minimo in Italia? Per rispondere bisogna tener conto di cosa dicono i contratti collettivi. Ecco gli importi a seconda del settore di riferimento.
In Italia non esiste uno stipendio minimo tutelato dalla legge, ma questo non significa che non vi siano tutele per il lavoratore o che l’azienda possa liberamente decidere quanto pagare un dipendente.
Quando si parla di stipendio minimo in Italia, infatti, bisogna guardare altrove: la legge si limita a stabilire che ogni lavoratore ha diritto a una retribuzione dignitosa, proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, mentre sono i contratti collettivi nazionali a determinare il minimo sindacale al di sotto del quale non si può scendere.
Nel dettaglio, secondo i dati del Cnel, oltre il 99% dei lavoratori italiani è tutelato da un contratto collettivo che, oltre a fissare l’importo minimo della “paga sindacale”, disciplina anche altri aspetti fondamentali del rapporto di lavoro, come il diritto a permessi, ferie e la tutela della genitorialità.
La novità è che questo impianto è destinato a rafforzarsi ulteriormente: nei mesi scorsi, infatti, il Parlamento ha infatti approvato una nuova legge delega che non introduce un salario minimo legale uguale per tutti, ma punta a rendere vincolanti i trattamenti economici complessivi previsti dai contratti collettivi più rappresentativi di ciascun settore, con l’obiettivo di contrastare i contratti “pirata” e garantire retribuzioni minime adeguate a tutti i lavoratori.
La differenza tra salario minimo e stipendio minimo sindacale
Come visto sopra, quindi, in Italia non esiste un salario minimo uguale per tutti fissato dalla legge, ma una retribuzione minima sindacale che cambia da settore a settore e dipende dal livello di inquadramento del lavoratore. Questo minimo non è stabilito da una norma nazionale, ma dai contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl) sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni datoriali considerate rappresentative.
Il sistema, però, non è privo di criticità. Negli ultimi anni sono comparsi contratti collettivi siglati da soggetti poco rappresentativi, pensati per fissare minimi retributivi più bassi rispetto a quelli previsti dai Ccnl principali del settore. Una situazione che ha alimentato il dibattito politico sul salario minimo e sulle tutele effettive dei lavoratori.
Proprio su questo punto si inserisce la linea seguita dal governo che, in alternativa all’introduzione di un salario minimo per legge, ha ottenuto una delega per intervenire sul rafforzamento della contrattazione collettiva. L’obiettivo è individuare, per ciascun settore, un trattamento economico minimo agganciato al contratto collettivo più rappresentativo, dal quale non sia possibile scendere.
In attesa di un nuovo intervento, conoscere quali sono i minimi retributivi previsti dai principali contratti collettivi resta un passaggio utile per capire se il proprio stipendio rispetta le soglie fissate dal Ccnl di riferimento, tema che approfondiamo nel dettaglio nel prossimo paragrafo.
Stipendio minimo: a quanto ammonta in Italia?
Secondo il “Salary Outlook 2025” dell’Osservatorio JobPricing, lo stipendio medio in Italia è pari a 31.856 euro lordi l’anno.
Nessun salario minimo come detto sopra, per quanto nei mesi scorsi sia stata avanzata una proposta per introdurre una soglia di 9 euro l’ora (lordi) garantiti dalla legge.
Lo stipendio minimo viene invece disciplinato dalla contrattazione collettiva: in Italia oggi risultano 985 contratti vigenti - rendendo alquanto complicato il controllo da parte del Cnel - tra i quali si “nascondono” accordi con sigle minori, e alcune volte persino fittizie, meno vantaggiosi per i lavoratori (il cosiddetto fenomeno del dumping contrattuale).
A tal proposito, di seguito ne riportiamo solamente alcuni, utili comunque per capire qual è lo stipendio minimo nei vari settori.
| Settore d’impiego | Stipendio minimo (lordo) |
|---|---|
| Agricoltura (Contoterzismo) | 1.463,70 |
| Operai e florovivaisti | 991,85 |
| Alimentaristi (Artigiani) | 1.513,12 |
| Alimentaristi (Industrie) | 1.160,94 |
| Pesca marittima | 1.553,67 |
| Abbigliamento (Artigiani) | 1.404,41 |
| Pulitolavanderie | 1.406,64 |
| Chimica, gomma, plastica, vetro | 1.566,80 |
| Servizi elettrici | 1.613,45 |
| Gas e acqua | 1.740,34 |
| Energia e petrolio | 1.942,80 |
| Pulizia Multiservizi | 1.274,61 |
| Plastica e gomma | 1.566,80 |
| Farmaceutico | 1.767,46 |
| Legno imprese artigiane | 1.423,40 |
| Legno arredamento Pmi | 1.746,00 |
| Cemento, calce e gesso, Industrie | 1.741,32 |
| Edili Pmi | 1.611,78 |
| Orafi, Argentieri e Affini | 1.491,23 |
| Odontotecnici | 1.436,56 |
| Restauro beni culturali | 1.609,67 |
| Metalmeccanica, industrie | 1.742,03 |
| Piccole medio imprese nel settore Editoria e Grafica, Fotografi e affini | 1.462,31 |
| Editoria (Industrie) | 1.430,24 |
| Grafica(Industrie) | 1.430,24 |
| Settore televisivo privato | 1.314,01 |
| Settore radiofonico | 1.314,01 |
| Autoferrotranvieri | 1.272,44 |
| Autotrasporto e spedizione merci | 1.606,56 |
| Pompe funebri | 1.509,27 |
| Imprese portuali | 1.507,34 |
| Gestione aeroportuale | 1.252,71 |
| Agenti immobiliari | 1.733,36 |
| Amministratori di condominio | 982,50 |
| Commercio, terziario e servizi | 1.521,07 |
| Portieri e custodi | 1.275,30 |
| Farmacie private (urbane) | 1.327,25 |
| Imprese di viaggi e turismo | 1.366,78 |
| Pubblici esercizi | 1.360,34 |
| Stabilimenti balneari | 1.360,34 |
| Alberghi | 1.383,45 |
| Studi e attività professionali | 1.484,78 |
| Vigilanza privata | 1.218,44 |
Questi sono gli importi lordi minimi che i contratti collettivi riconoscono per il livello base: non si tiene conto ovviamente delle voci accessorie che possono aumentare l’importo della busta paga, come ad esempio straordinari, maggiorazioni per festivi e premi di produttività.
Cosa fare se il salario riconosciuto è inferiore a quanto previsto?
Come anticipato le cifre indicate nella tabella fanno riferimento al minimo tabellare previsto da ogni settore per il livello più basso d’inquadramento. Quindi è probabile che nel vostro caso specifico la retribuzione minima dalla quale il datore di lavoro non può discostarsi sia persino più alta.
Ecco perché la prima cosa che dovete fare - qualora vogliate verificare che lo stipendio a voi riconosciuto sia adeguato - è consultare il contratto collettivo di riferimento così e vedere qual è il salario minimo in base al ruolo ricoperto e all’anzianità di servizio.
Se il vostro salario è inferiore rispetto a quello stabilito, allora dovrete rivolgervi al sindacato di riferimento, o comunque a un legale, per avere una consulenza e un parere.
Per coloro che non hanno un contratto collettivo a tutelarli, il 20% secondo le stime, è possibile fare ricorso al giudice. Come stabilito dal comma II dell’articolo 2099 del Codice Civile, infatti, in mancanza di norme corporative o di accordo tra la parti, è il giudice a determinare la retribuzione sufficiente, tenendo conto - nel caso in cui ce ne fosse bisogno - del parere delle associazioni professionali.
Il giudice incaricato, quindi, facendo riferimento al contratto collettivo del relativo settore del lavoratore che ha presentato il ricorso dovrà stabilire qual è la retribuzione sufficiente e ordinare un eventuale ordinamento contrattuale, garantendo gli arretrati di stipendio dalla data in cui viene accertato che il lavoratore è occupato in quella specifica mansione.
E attenzione, perché se ritenete che il contratto a voi applicato preveda una retribuzione minima sindacale troppo bassa, allora potete comunque fare ricorso al giudice. È già successo e il Tribunale ha dato ragione al lavoratore: anche se la regola vuole che sia l’accordo collettivo a definire lo stipendio minimo, questo deve comunque rispettare quanto stabilito dall’articolo 36 della Costituzione, secondo cui il lavoratore ha diritto a una “retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
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