Stipendi, bonus fiscali e Superbonus, tutti i tagli del governo Meloni: cosa salterà nella prossima manovra

Stefano Rizzuti

14 Aprile 2023 - 10:02

condividi

Il Def fa intravedere tagli per il 2024: dall’aumento di stipendio per gli statali al Superbonus, dai bonus fiscali alle pensioni, cosa potrebbe saltare con la prossima manovra del governo Meloni.

Stipendi, bonus fiscali e Superbonus, tutti i tagli del governo Meloni: cosa salterà nella prossima manovra

Il Def varato dal governo Meloni ha tante incognite e poche certezze. Una di queste è che i soldi a disposizione sono pochi, sia per l’anno in corso che per la prossima legge di Bilancio. Sicuramente l’esecutivo ha deciso di mantenere la linea della prudenza, anche per mostrare all’Ue la volontà di tenere sotto controllo i conti.

Nel Documento di economia e finanza, però, si prende inevitabilmente atto che le risorse sono poche: ci sono 3,4 miliardi a disposizione per quest’anno e 4,5 per il prossimo. La prima parte servirà per raddoppiare il taglio del cuneo fiscale per i redditi medio-bassi nel periodo che va da maggio a dicembre.

Le risorse del 2024, invece, servono principalmente per la riforma fiscale con la riduzione delle aliquote Irpef. Tutto il resto, invece, rischia seriamente di essere tagliato: dalla riforma delle pensioni al Reddito di cittadinanza, dalla flat tax al Superbonus, passando per diversi bonus fiscali. Cosa non ci sarà nella legge di Bilancio del prossimo anno?

Def, tutti i tagli del governo Meloni per il 2024

Quasi certo sembra il rinvio di una riforma delle pensioni e l’arrivo della Quota 41: l’uscita anticipata dal lavoro sembra irraggiungibile per il prossimo anno, come di fatto ha confermato anche la ministra del Lavoro Marina Calderone. Senza risorse sembra improbabile andare avanti anche su un altro cavallo di battaglia della maggioranza: la flat tax.

A rischio ci sono persino i rinnovi dei contratti della Pa: gli aumenti di stipendio - con il necessario adeguamento all’inflazione - potrebbero saltare, dipendendo quasi unicamente dai risultati della spending review. Non ci sarà neanche una vera riforma del catasto, ma questo di certo non è in contrasto con la linea del governo: nel Def se ne parla, ma si tratterà solamente di una ricognizione, così come auspicato dalle raccomandazioni della Commissione Ue.

Poi ci sono i tagli già annunciati, come quelli al Reddito di cittadinanza: è probabile che proprio queste risorse servano a far cassa. Discorso simile anche per il Superbonus: il governo conta di dover spendere meno grazie allo stop della cessione del credito che dovrebbe disincentivare molti cittadini ad accedere al bonus. Che, peraltro, è già stato ridotto dal 110% al 90%, venendo reso meno attraente.

Dai bonus agli aiuti in bolletta, cosa salta

Quasi nulla, unica eccezione il taglio del cuneo fiscale, viene previsto contro l’inflazione. Il Def non fa, per esempio, riferimento a nuovi aiuti in bolletta. Peraltro già da quest’anno, quindi con il rischio che i sostegni attualmente in vigore non vengano neanche rinnovati per il secondo semestre, quando le bollette potrebbero tornare a crescere.

Nulla si prevede anche contro il caro carburanti: nonostante il rialzo dei prezzi della benzina non sembrano poter tornare il taglio delle accise. Poi ci sono tutti i bonus che salteranno, a partire da quelli necessari per finanziare la riforma fiscale. L’ha detto anche il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo: le risorse per la riforma dell’Irpef arriveranno dallo stesso capitolo Fisco.

Il che vuol dire tagliare deduzioni e detrazioni per far spazio alla riduzione delle aliquote Irpef. Una revisione che, peraltro, potrebbe avere un impatto reale solo per pochi lavoratori, soprattutto quelli con redditi medio-alti. Tutto ciò per dire addio ad alcuni bonus.

Gli investimenti attesi ma a rischio

Il governo ha poi annunciato altri aumenti, come quello dell’assegno unico. Ma nel Def non vengono indicate le coperture. Anche per il Ponte sullo Stretto, opera fondamentale per il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, non viene indicato nulla: il costo è di almeno 13 miliardi, ma nel Def non se ne parla.

Ogni discussione, su tutti questi provvedimenti, viene rinviato alla legge di Bilancio. Che per ora può contare su un tesoretto di 4,5 miliardi di euro, ma parliamo di risorse praticamente già tutte investite. Difficile capire, a oggi, come trovare ulteriore margine di manovra.

Dove prendere i soldi per la legge di Bilancio

Nel Def vengono indicate solamente in parte alcune possibili coperture. I finanziamenti della prossima legge di Bilancio potrebbero arrivare soprattutto dalla spending review: dai tagli ai ministeri si conta di ricavare 1,5 miliardi nel 2024, 2 miliardi nel 2025 e 2,2 miliardi nel 2026. Un’idea già sentita, ma che poi nessuno è mai realmente riuscito ad applicare pienamente.

L’altra speranza è che il Pnrr produca effetti maggiori del previsto. Ma per il momento si sconta il minimo impatto avuto finora e, peraltro, va considerato che le possibili modifiche al Piano richieste dal governo potrebbero ulteriormente peggiorare il quadro.

Iscriviti a Money.it

Trading online
in
Demo

Fai Trading Online senza rischi con un conto demo gratuito: puoi operare su Forex, Borsa, Indici, Materie prime e Criptovalute.