Spetta la disoccupazione a chi chiude la Partita Iva?

Claudio Garau

07/02/2023

07/02/2023 - 22:21

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Coloro che chiudono la partita Iva oggi di certo oggi non mancano, e per chi lo sceglie è spontaneo domandarsi se vi sarà la Naspi a sostegno per la disoccupazione. Ecco come stanno le cose.

Spetta la disoccupazione a chi chiude la Partita Iva?

Come confermato dall’Osservatorio a cura del Ministero dell’Economia, lo scorso anno si è registrato un crollo delle aperture delle nuove partite Iva dopo il boom del periodo post Covid e c’è chi, ad inizio 2023, si sta domandando se sia davvero la scelta giusta quella di proseguire con il lavoro autonomo, in un periodo denso di incognite ed incertezze per il futuro ma caratterizzato anche da un aumento di spese assai significativo, che ha fatto seguito al boom dell’inflazione.

Ecco perché appare interessante altresì chiedersi se, in caso di chiusura della partita Iva, spetti comunque l’indennità di disoccupazione, ovvero quella Naspi che dà una mano a tantissimi lavoratori che hanno perso l’occupazione per i motivi più vari. Di seguito ci occuperemo di questo e daremo una risposta puntuale, ma prima di rispondere al quesito appena accennato coglieremo l’occasione per considerare in breve il contesto di riferimento. Pertanto spiegheremo anche, per sommi capi, cos’è l’indennità di disoccupazione Naspi e come si chiude la partita Iva. I dettagli.

Chiusura della partita Iva: alcune precisazioni

Sono svariate le ragioni che conducono a chiudere la partita Iva. Pensiamo ad es. a chi ha provato ad aprire una propria ditta individuale ma le troppe tasse hanno rappresentato un muro insormontabile, ma pensiamo anche a chi tentato di lavorare come libero professionista, stancandosi poi di dare la caccia ai clienti, come pure a coloro che hanno lasciato la partita Iva inattiva senza fatturare. Ebbene, tutti coloro che hanno aperto la partiva Iva e vogliono chiuderla, debbono ricordare che serve compilare ed inviare all’Agenzia delle Entrate:

  • il modello AA9/12, lo stesso per le variazioni della propria partita Iva, che è quello usato anche per chiudere un’attività professionale o un’impresa individuale;
  • il modello AA7/10 (per i soggetti non persone fisiche ovvero associazioni, enti e società);
  • il modello ANR3 usato per chiudere una partita Iva per soggetto residente all’estero.

Il modello più diffuso è il primo ed è quello che debbono usare i lavoratori autonomi (professionisti o artisti) e le imprese individuali. Detto modulo può essere inviato online oppure presso uno degli uffici competenti delle Entrate, oppure si può fare riferimento alla consulenza, intermediazione e supporto di un commercialista. Il modello deve essere firmato e presentato entro 30 giorni dalla cessazione della propria attività autonoma e, in particolare, dovrà includere il codice ATECO legato al lavoro che è stato compiuto come liberi professionisti o come società.

Più nel dettaglio, i contribuenti iscritti al Registro delle Imprese con Comunicazione Unica, saranno tenuti a presentare il modello di chiusura partita Iva in via telematica, mentre i contribuenti che non sono obbligati all’iscrizione potranno, in alternativa, presentare il modello in duplice copia presso una sede delle Entrate o spedire il modello con raccomandata presso qualsiasi ufficio delle Entrate.

Non solo. La partita Iva può essere chiusa anche d’ufficio nelle ipotesi nella quale sia inattiva da almeno tre anni. La misura è stata introdotta dalla legge alcuni anni fa, al fine di semplificare gli adempimenti a carico di imprese e professionisti ed è stata accompagnata dall’abolizione delle sanzioni per mancata comunicazione.

Indennità di disoccupazione Naspi: che cos’è

Come spiega il sito web del Ministero del Lavoro, l’indennità di disoccupazione consiste in un istituto, sotto forma di sussidio, destinato ai soggetti che finiscono per trovarsi in uno stato di disoccupazione involontaria. Essa serve come compensazione per il mancato guadagno degli stessi ed opera in modo proporzionale al reddito da lavoro anteriormente incassato. Esistono vari tipi di indennità di disoccupazione ma quella più importante è la cosiddetta Naspi, ovvero la Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego, oggi operativa in sostituzione di ASpI e mini-ASpI.

La Naspi è stata prevista dal d. lgs. n. 22 del 2015 e, come accennato, ha la finalità di dare sostegno al reddito dei lavoratori subordinati che abbiano perduto il lavoro in modo involontario.

Detta indennità di disoccupazione è versata ogni mese per un numero di settimane uguale alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi 4 anni e, in ogni caso, è da ritenersi una prestazione assegnata soltanto su domanda online dell’interessato. Inps è l’ente destinatario delle domande e titolare dell’iter diretto a valutare la presenza di tutti i presupposti. Vero è che nel corso del tempo sono stati adottati numerosi provvedimenti, che includono chiarimenti sulle modalità di accesso e su specifici profili relativi a questa prestazione. Tra gli altri, resta un importante riferimento sull’istituto resta la circolare Inps n. 2 del 4 gennaio 2022.

Requisiti generali della Naspi: quando presentare domanda?

Abbiamo detto che l’indennità in oggetto è riconosciuta verso chi abbia perso in modo involontario l’occupazione e, in particolare, per incassarla debbono ricorrere i seguenti requisiti:

  • l’attuale stato di disoccupazione;
  • almeno 13 settimane di contribuzione nei 4 anni anteriori all’inizio del periodo di disoccupazione.

Mentre per quanto riguarda il requisito delle 30 giornate di lavoro effettivo, nei dodici mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione, esso non si applica più con riferimento agli eventi di disoccupazione posteriori al primo gennaio 2022.

La richiesta di Naspi può essere fatta non soltanto in ipotesi di licenziamento, ma anche nei casi dei lavoratori che hanno rassegnato le dimissioni per giusta causa e nelle circostanze di risoluzione consensuale del contratto di lavoro (procedura obbligatoria di conciliazione).

Non dimentichiamo poi che il versamento della Naspi resta comunque subordinato alla regolare partecipazione alle iniziative di attivazione lavorativa, come anche ai percorsi di riqualificazione professionale che vengono periodicamente indicati dai servizi competenti. Per ulteriori dettagli sulla Naspi, rimandiamo comunque alla nostra guida aggiornata.

Naspi in caso di chiusura di partita Iva: è possibile? Un caso specifico

In base a quanto abbiamo considerato finora, è facile dare una risposta precisa al quesito posto in apertura. L’indennità di disoccupazione Naspi consiste in una prestazione che spetta ai lavoratori dipendenti con determinati requisiti contributivi. Si tratta di un ammortizzatore sociale che, in linea generale, non è dunque previsto anche coloro che hanno aperto la partita Iva.

In altre parole, siccome i i titolari di partita Iva, in quanto lavoratori autonomi o imprenditori, non sono inclusi nella categoria dei lavoratori dipendenti, questi ultimi non hanno diritto a far pervenire la domanda di indennità all’istituto di previdenza.

Attenzione però, ciò non significa anche che si deve escludere a priori il possibile ottenimento dell’indennità di disoccupazione se si è in possesso di partita Iva. Facciamo un esempio che ci aiuta a capire. Si tratta del caso di un libero professionista che ha aperto una partita Iva in qualità di architetto ma ancora fatica a vivere della sua professione. Nonostante alcune consulenze per i suoi clienti, gli incassi non permettono ancora un’autonomia economica. Se questa persona nel frattempo trovasse un lavoro dipendente con contratto part time, pur conservando p. Iva e l’altro lavoro, nell’ipotesi in cui dovesse cessare il rapporto di lavoro subordinato - ma non l’attività professionale - potrebbe comunque conseguire la disoccupazione pur come titolare di partita Iva. Dovrà però pur sempre ricordare di fare domanda di Naspi entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro, e solo in modalità telematica con il sito dell’Istituto.

Infatti è sufficiente che ricorrano i requisiti generali della Naspi. Tuttavia è vero che vi sono alcune limitazioni e, in particolare come spiega Inps nel suo sito web, in ipotesi caso di attività lavorativa autonoma spetta la Naspi a patto che il reddito da lavoro autonomo annuo non sia maggiore di 4.800 euro. Ancora, la prestazione sarà persa anche in caso di mancata dichiarazione all’Inps del reddito da lavoratore autonomo o in caso di presentazione della dichiarazione oltre il limite di tempo previsto.

L’ISCRO: cos’è e finalità

Infine, non dimentichiamo tuttavia che esiste l’ISCRO, ovvero un’indennità straordinaria rivolta agli autonomi della Gestione separata Inps ed operativa in ipotesi di forte riduzione del reddito prodotto. La cosiddetta Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa è uno strumento il quale vuole rappresentare un passo avanti verso un sistema universale di ammortizzatori sociali, che sia uguale per tutti i lavoratori, sia dipendenti che autonomi.

Di fatto l’ISCRO consiste in una indennità per lavoratori autonomi con partita Iva che, in qualche modo, può essere equiparata ad una cassa integrazione. Dallo scorso anno hanno diritto all’ISCRO i nuovi lavoratori autonomi in base al fatturato annuale e per quanto riguarda quest’anno le modalità di accesso restano le stesse del 2022. Inps ha provveduto ad adeguare i parametri di reddito all’andamento dell’inflazione e infatti i nuovi valori sono stati proporzionati in base ai prezzi del consumo resi noti dall’ISTAT.

Come spiega Inps nel suo sito web, l’indennità ISCRO può essere domandata ed ottenuta una sola volta nel triennio 2021-2023 ed è versata, per sei mensilità, a decorrere dal primo giorno posteriore alla data di presentazione della richiesta.

L’importo dell’ISCRO è uguale al 25%, su base semestrale, dell’ultimo reddito da lavoro autonomo dichiarato e certificato dall’Amministrazione finanziaria e già trasmesso da quest’ultima all’istituto Inps, alla data di presentazione della richiesta. La prestazione in sé non determina accredito di contribuzione figurativa e la stessa non concorre alla formazione del reddito. Inoltre è incompatibile con la Naspi. Per quanto riguarda quest’anno l’entità della prestazione è comunque compresa tra i 275 euro e gli 881 euro circa. In ogni caso, per ulteriori informazioni, rinviamo alla pagina web ad hoc sul sito dell’Inps.

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