L’1% più ricco degli americani detiene quasi un terzo della ricchezza del Paese. Ecco dove investono e perché questa crescita pone nuove domande etiche e ambientali.
L’1% più ricco degli americani ha raggiunto l’impressionante record di 52.000 miliardi di dollari, accrescendo patrimoni a dodici zeri.
Secondo un recente rapporto della Federal Reserve, nel solo ultimo anno la ricchezza di questa ristretta élite è cresciuta del +7%, pari a circa 4.000 miliardi di dollari aggiuntivi.
Questa crescita straordinaria, oltre a parlarci del sistema economico americano, in realtà ci parla anche di una forte disparità sociale, mostrandoci l’enorme concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi. Stando ai dati della FED, Il 10% più ricco della popolazione detiene oggi il 67% dei beni totali delle famiglie statunitensi, mentre la restante parte della popolazione si spartisce il terzo residuo.
Dietro questi numeri impressionanti si nasconde, quindi, una verità tutt’altro che scontata: la ripresa economica e i mercati finanziari favoriscono sempre di più chi già possiede capitale e strumenti per investire. Ma cosa alimenta davvero questa corsa verso la ricchezza? E in cosa stanno investendo i più ricchi del pianeta? Scopriamolo insieme: ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
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Usa, 1% più ricco raggiunge quota 52mila miliardi: in cosa sta investendo?
Il principale motore di crescita del patrimonio dell’1% più ricco degli Usa è stato il mercato azionario. Negli ultimi dodici mesi, il valore complessivo delle azioni e delle quote di fondi comuni di investimento detenuti dal 10% più facoltoso è passato da 39.000 a oltre 44.000 miliardi di dollari, con un incremento vicino al +13%. Questa fascia della popolazione controlla l’87% di tutti i titoli quotati negli Stati Uniti, confermando il legame sempre più stretto tra ricchezza personale e finanza globale, frutto di una società fortemente individualista.
L’aumento dei corsi azionari, alimentato da politiche monetarie ancora espansive, dal boom tecnologico e dalla fiducia verso le grandi corporation americane, ha permesso a questo ristretto gruppo di ampliare ulteriormente la propria influenza economica. Le grandi fortune non si limitano più alla finanza tradizionale. Molti miliardari stanno investendo in:
- intelligenza artificiale;
- energie rinnovabili;
- biotech.
Settori che promettono rendimenti futuri elevati e un ruolo di leadership economica mondiale. Parallelamente, cresce l’interesse per l’immobiliare di lusso e per i private equity, strumenti che consentono di diversificare il rischio mantenendo rendimenti altissimi.
Tuttavia, questa strategia è accessibile solo a chi dispone di ingenti capitali iniziali: per l’americano medio, invece, il mercato azionario resta una scommessa rischiosa, mentre per l’élite rappresenta una fonte di rendita stabile e continua. È così che il divario patrimoniale si consolida, alimentato dal potere stesso dei mercati finanziari che premiano chi già possiede.
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La ricchezza di pochi: sviluppo insostenibile e disuguaglianze
Come riportato dai dati, negli Stati Uniti, anche il resto della popolazione ha visto un lieve miglioramento: la ricchezza delle fasce intermedie è cresciuta in media del +6% nell’ultimo anno. Tuttavia, la distanza tra le classi sociali rimane abissale.
Gli americani con un patrimonio superiore a 30 milioni di dollari (circa 208.000 persone) sono aumentati del +6,5% nella prima metà del 2025, rappresentando oggi il 41% di tutti gli ultra-ricchi del mondo.
Questo squilibrio non è solo un problema locale. Secondo un’analisi di Oxfam, tra il 1995-2023 la ricchezza privata globale è cresciuta di 342.000 miliardi di dollari, otto volte di più rispetto a quella pubblica. Negli ultimi dieci anni, l’1% più ricco ha aumentato la propria ricchezza di 33,9mila miliardi di dollari, ed è stato calcolato che basterebbero i loro conti in banca non solo a eliminare la povertà, ma potrebbe farlo circa 22 volte. Nel frattempo, quasi metà della popolazione globale, oltre 3,7 miliardi di persone, continua a vivere in povertà, esposta a fame, disuguaglianze di genere e negazioni dei diritti fondamentali.
Il divario si accompagna a conseguenze ambientali pesanti: i super ricchi sono tra i maggiori responsabili di emissioni e inquinamento, senza mai assumersi pienamente responsabilità delle proprie azioni, basti pensare a quanto ha inquinato lo yatch di Zuckerberg, o quello di Abramovich, o all’isola senza rete fognaria di multimiliardari come Bezos .
Oxfam ha sottolineato che le risorse necessarie per eliminare la povertà e affrontare la crisi climatica esistono già, ma restano bloccate nei conti di pochi multimiliardari. Questa concentrazione di ricchezza mette in luce l’ingiustizia di un sistema in cui pochi accumulano enormi fortune, mentre il resto del mondo soffre e la sostenibilità globale rimane un obiettivo lontano.
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