Jeff Bezos e altri miliardari vivono su un’isola senza fogna, ecco che fine fanno i loro rifiuti

Luna Luciano

27 Luglio 2025 - 13:08

I miliardari di Indian Creek, tra cui Jeff Bezos, non vogliono pagare per scaricare i loro rifiuti. E così li scaricano ai vicini, scatenando polemiche e accuse di ingiustizia sociale.

Jeff Bezos e altri miliardari vivono su un’isola senza fogna, ecco che fine fanno i loro rifiuti

Immaginate di essere dei miliardari su un’isola extralusso dove mancano le fogne e vi rifiutate di pagare pochi milioni di euro a chi dovreste scaricare le vostre acque reflue. Purtroppo non è una storia inventata ma è ciò che hanno fatto Jeff Bezos e altri amici miliardari.

Tutto ciò succede a Indian Creek Island, un’isola artificiale al largo di Miami, soprannominata “il bunker del miliardario” per la sua esclusività. Con appena 40 residenze, ospita alcuni tra gli uomini più ricchi del mondo: Jeff Bezos, Tom Brady, Ivanka Trump, per citarne alcuni. Ma c’è un piccolo, scomodo dettaglio: non ha un sistema fognario.

Esatto, in questo angolo di lusso estremo mancano le infrastrutture essenziali per gestire i rifiuti umani. Fino a oggi, ogni villa ha utilizzato fosse settiche, ma ora che queste non sono più sostenibili, si è cercata una “soluzione esterna”.

La proposta? Allacciarsi gratuitamente al sistema fognario della vicina città di Surfside. Il problema? Surfside ha chiesto un contributo di 10 milioni di dollari per coprire costi passati e futuri legati alla manutenzione del sistema. I miliardari hanno rifiutato. E invece di negoziare, hanno fatto pressione politica per non pagare. Il caso ha acceso un dibattito acceso negli Stati Uniti: il peso politico dei miliardari e la disparità crescente con i cittadini comuni. Ecco cosa sta accadendo.

I miliardari vivono su un’isola senza fogne, ecco dove finiscono i rifiuti

Indian Creek è la rappresentazione perfetta del paradosso moderno: ricchezza estrema senza servizi di base. I suoi residenti vivono in ville da decine di milioni di dollari, con barche private, vigilanza armata e campi da golf esclusivi. Eppure, non c’è un sistema per smaltire i propri rifiuti in modo sostenibile. Finora, la gestione è avvenuta tramite fosse settiche, ma con l’aumento della popolazione e delle dimensioni delle abitazioni, queste strutture sono diventate inadeguate e potenzialmente pericolose per l’ambiente.

L’unica soluzione logica sarebbe investire in una propria infrastruttura oppure contribuire a un sistema già esistente, come quello della città confinante, Surfside. Ma quando questa ha chiesto un contributo di 10 milioni di dollari, una cifra irrisoria per i patrimoni coinvolti, eppure Indian Creek ha scelto un’altra strada: spingere per una legge che li sollevasse dal pagamento.

Ora, grazie a una modifica legislativa promossa a livello statale, Indian Creek potrà scaricare le proprie acque reflue direttamente nelle condotte di Surfside gratis. Nessun investimento, nessun contributo. E, soprattutto, nessuna possibilità per Surfside di dire “no”.

La questione è diventata emblematica: come può una comunità tra le più ricche d’America evitare di contribuire a un servizio pubblico così basilare, scaricando letteralmente il problema sui vicini? Per molti cittadini, è l’ennesima dimostrazione di come il denaro compri non solo ville e potere, ma anche leggi e impunità.

Vivere su una spiaggia extralusso e non pagare per i rifiuti: di giustizia fiscale e ambientale

Il conflitto tra Indian Creek e Surfside è ben più di una disputa tecnica tra due città. È diventato un simbolo delle profonde ingiustizie che attraversano la società contemporanea. Una minoranza straordinariamente ricca, capace di esercitare pressioni politiche e legislative, riesce a evitare di pagare per servizi che chiunque altro considera basilari: è il risultato di un capitalismo talmente interiorizzato che avvalla un sistema che premia solo chi è in possesso di ricchezze spropositate e che crede di poter comprare tutto con il denaro, ricchezze spesso frutto di anni di sfruttamento dei lavoratori sottopagati.

La decisione della Florida di impedire ai comuni di far pagare i nuovi allacciamenti fognari non è stata una decisione neutrale. Avvantaggia chiaramente i miliardari dell’isola e penalizza i cittadini comuni di Surfside, che per anni hanno finanziato e mantenuto il sistema fognario locale con le proprie tasse. Ora si troveranno a condividerlo con chi ha i mezzi per costruirne uno autonomo, ma sceglie di non farlo.

Questa vicenda solleva questioni profonde di giustizia fiscale e ambientale. Fiscale, perché mostra come persone come Jeff Bezos riescano sistematicamente a evitare di contribuire al bene comune, trasferendo i costi sugli altri. Ambientale, perché l’assenza di responsabilità diretta nella gestione delle acque reflue rischia di peggiorare l’impatto ecologico di una delle zone costiere più fragili degli Stati Uniti.

La rabbia dei cittadini di Surfside è più comprensibile. Non è solo questione di soldi, ma di principio: perché il potere economico si traduce sempre più spesso in immunità - le storie di Trump e Berlusconi ce lo hanno dimostrato in passato - eppure sembra che il messaggio sia uno solo: con i miliardi si possono scaricare non solo i rifiuti ma anche le proprie responsabilità.

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