Lavorare meno ore e per quattro giorni a parità di stipendio: arriva la settimana corta in Italia, ecco dove

Giacomo Andreoli

11/10/2022

16/12/2022 - 15:33

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Un orario settimanale di 36 ore invece di 37,5 per quattro giorni invece di cinque: è il nuovo modello di organizzazione del lavoro proposto ufficialmente da Intesa Sanpaolo ai propri dipendenti.

Lavorare meno ore e per quattro giorni a parità di stipendio: arriva la settimana corta in Italia, ecco dove

La settimana lavorativa corta può essere introdotta nelle aziende italiane. Nei mesi scorsi se ne è parlato molto, soprattutto durante la campagna elettorale, prima delle elezioni politiche dello scorso 25 settembre, con proposte di riduzione dell’orario di lavoro e dei giorni di occupazione da parte del Movimento 5 Stelle, dell’Alleanza Sinistra/Verdi e di Unione Popolare.

Ora, però, dopo alcuni casi isolati, sarà una grande banca a fare da apripista. Si tratta di Intesa Sanpaolo, che sta discutendo con i sindacati la rivisitazione degli accordi aziendali di smart working.

Si tratta del più grande istituto bancario italiano, con più di 96mila lavoratori in tutto il mondo e oltre 74mila solo in Italia. La discussione sulla flessibilità lavorativa viene portata avanti dalla dirigenza, guidata dall’amministratore delegato Carlo Messina e dai rappresentanti dei lavoratori. Per la precisione: Fabi, Fisac Cgil, First Cisl, Uilca e Unisin. Vediamo come funzionerebbe la settimana di lavoro ridotta.

Settimana corta, cosa prevede la proposta di Intesa

Attualmente il contratto dei bancari prevede 37,5 ore di lavoro settimanali. Tuttavia l’orario può essere rimodulato e ridotto a 36 ore se per esigenze aziendali viene articolato su quattro giorni (ognuno da nove ore) o su sei (ognuno da sei ore), ma anche se parte il lunedì pomeriggio e termina il sabato mattina (con 4 ore all’inizio e alla fine della settimana) o se comprende la domenica.

La proposta avanzata da Intesa ai dipendenti prevede un’evoluzione dello smart working, con la possibilità di lavoro flessibile fino a 120 giorni all’anno, senza limiti mensili e la settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative a parità di retribuzione, su base volontaria e compatibilmente con le esigenze tecniche, organizzative e produttive della Banca. La nuova organizzazione, secondo l’istituto, va incontro alle “esigenze di conciliare gli equilibri di vita professionale e lavorativa e dimostra attenzione al benessere del personale”.

Durante i giorni di lavoro flessibile da casa ci sarà un’indennità di buono pasto di 3 euro al giorno, per tener conto anche delle spese sostenute lavorando da casa. Per quanto riguarda la settimana corta non ci sarà obbligo di giorno fisso. Da gennaio 2023, le persone che lavorano in Intesa Sanpaolo, potranno individualmente accedere a queste modalità.

Sarà avviato un periodo di sperimentazione in circa 200 filiali, ma ci dovrà essere un accordo tra il lavoratore e il proprio responsabile. Una volta fatta la richiesta il responsabile avrebbe tre mesi di tempo per decidere se accettarla.

Settimana corta anche in smart working?

Non è chiaro se la proposta di settimana corta varrebbe quindi anche in caso di smart working. Inoltre sarà discussa nell’ambito delle singole strutture del gruppo, non per forza in tutte. Tutto ciò non piace alle sigle sindacali, che chiedono più bilanciamento a favore dei lavoratori tra vita privata e lavoro.

Il confronto con le organizzazioni sindacali, fa sapere la banca, pur svolgendosi “in maniera proficua e costruttiva, non ha trovato una condivisione sul complesso dei contenuti, ma Intesa Sanpaolo, confermando l’attenzione alle persone del Gruppo, continuerà a proporre le migliori soluzioni a chi lavora nella prima banca italiana, introducendo le novità da gennaio 2023”. Lo scorso venerdì l’incontro tra i rappresentanti dell’Istituto e i sindacati non aveva portato ad alcun accordo.

Il caso Thun

Prima di Intesa quest’estate si era parlato di settimana corta in relazione alle scelte Gruppo Lenet (che controlla il noto marchio di oggettistica Thun). La società ha avviato la riorganizzazione dell’orario di lavoro tramite un patto tra lavoratore e azienda sui risultati. In sostanza: obiettivi raggiunti in cambio di flessibilità.

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