Settimana corta in Italia, ecco quando e a quali condizioni: l’annuncio del governo sull’orario ridotto a parità di stipendio

Stefano Rizzuti

27 Marzo 2023 - 15:09

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Il governo Meloni sembra disposto a parlare della settimana corta in Italia, ma solo ad alcune condizioni, a partire da quelle che riguardano l’aumento della produttività delle imprese.

Settimana corta in Italia, ecco quando e a quali condizioni: l’annuncio del governo sull’orario ridotto a parità di stipendio

La settimana corta in Italia può davvero essere introdotta? Ridurre l’orario di lavoro, a parità di stipendio, è possibile, come ha dimostrato il più grande esperimento sulla settimana di quattro giorni avvenuto nel Regno Unito. In Italia la discussione sul tema si è aperta nelle ultime settimane, con qualche timida apertura da parte del governo.

Difficile pensare a un intervento per legge mentre, come chiedono anche alcuni sindacati, si potrebbe provare a introdurre questo modello dal basso, anche attraverso la contrattazione collettiva. Intanto, però, cosa può fare l’esecutivo sul tema? Quali sono le intenzioni del governo Meloni?

Dopo una prima apertura sembra esserci una parziale frenata da parte di alcuni esponenti come il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. Il quale, intervistato negli scorsi giorni da Money.it, ha sottolineato come sia fondamentale pensare prima ad aumentare la produttività e poi si potrà iniziare a discutere del tema.

Settimana corta, a quali condizioni per il governo

Qualche settimana fa era stato il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ad aprire all’ipotesi della settimana corta anche in Italia. Ma ridurre l’orario e le giornate di lavoro a parità di stipendio si può davvero fare? Durigon, nell’intervista a Money.it, aveva chiarito che è ancora "prematuro” un giudizio sul tema: bisogna prima valutare alcuni elementi.

Innanzitutto, come ha spiegato il sottosegretario al Lavoro, bisogna “prima aumentare la produttività delle nostre imprese: penso soprattutto a investimenti mirati nell’ammodernamento tecnologico e nella razionalizzazione delle risorse”. Solo in un secondo momento si potrà effettuare una valutazione di quanto sia sostenibile, economicamente, la settimana di quattro giorni.

Ridurre l’orario di lavoro a parità di stipendio non sarà quindi semplicissimo. Non solo perché devono realizzarsi prima delle condizioni che attualmente non vengono ritenute esistenti, ma anche perché bisognerà - ha spiegato ancora Durigon - parlare di “qualità più che di quantità, spostando il dibattito pubblico sulle politiche attive da mettere in campo”.

Meno ore a parità di stipendio invece della settimana corta?

Negli ultimi giorni è stata avanzata anche un’ipotesi alternativa alla settimana lavorativa di quattro giorni: si tratta dell’idea di ridurre l’orario di lavoro quotidianamente, lasciando invariati i salari, ma tagliando il numero complessivo di ore giornaliere e quindi settimanali dei lavoratori.

A ritenere che questa possa essere la soluzione ideale è il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri. A giudizio del quale il ragionamento da seguire non è una riduzione a quattro giorni della settimana lavorativa, ma un taglio dell’orario di lavoro a parità di retribuzione.

Bombardieri parla del caso del Belgio, dove il governo “ha deciso di fare una norma per favorire un orario lavorativo su quattro giorni a settimana ma non ha ridotto l’orario. Ha deciso dunque solo una diversa articolazione delle ore contrattuali”. Diversamente, secondo la Uil, bisognerà tagliare l’orario più che le giornate di lavoro, garantendo ai dipendenti le stesse condizioni retributive ma con un taglio dell’orario.

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