Sciopero docenti universitari, sessione estiva: che fine ha fatto il diritto allo studio?

Simone Micocci

18 Maggio 2018 - 15:41

Nuovo sciopero dei professori universitari annunciato per la sessione estiva: a rischio gli esami di profitto nella maggior parte degli atenei italiani.

Sciopero docenti universitari, sessione estiva: che fine ha fatto il diritto allo studio?

Dopo lo sciopero dei docenti universitari che lo scorso anno ha messo a rischio la metà degli esami programmati per la sessione autunnale, coinvolgendo più di 10mila professori ordinari e ricercatori di 79 società, il diritto allo studio degli studenti italiani è ancora una volta sotto attacco.

A partire dal 1° giugno 2018, infatti, avrà inizio un nuovo sciopero dei docenti universitari con il quale si rischia la sospensione degli esami estivi.

A tal proposito, in queste ore gli studenti stanno utilizzando i social network per far sentire la loro voce. Uniti sotto l’hastag #giùlemanidagliappelli questi stanno esprimendo il loro dissenso convinti del fatto che gli studenti saranno i soli e unici danneggiati dallo sciopero.

Secondo gli studenti - come confermato dall’associazione sindacale UDU - scioperare adesso sarebbe inutile poiché vista la mancanza del Governo i docenti universitari non hanno alcun interlocutore al quale rivolgersi.

Per questo motivo ad oggi la protesta non è altro che una “inutile e ingiusta punizione” per gli studenti.

Cosa cambia per gli studenti?

Quest’anno ad aderire allo sciopero degli esami nella sessione estiva proclamato dal Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria dovrebbero essere più di 7mila professori, ma questo numero potrebbe persino aumentare nelle prossime settimane.

Di fronte a questa possibilità gli studenti hanno fatto appello alla Commissione di Garanzia degli scioperi chiedendo di sospendere lo sciopero così da tutelare il loro diritto allo studio.

In realtà il Garante degli scioperi si è già espresso nelle scorse settimane dando il via libera alla protesta ma con la garanzia che agli studenti universitari vengano garantiti almeno 5 appelli nell’anno accademico.

Anche per questo motivo i docenti universitari che aderiscono allo sciopero hanno deciso di attenersi a quanto fatto lo scorso anno, garantendo agli studenti un appello per gli esami (rispetto ai due previsti dalla sessione estiva).

Insomma se non ci sarà sospensione da parte del Garante, gli studenti universitari dovranno rinunciare ad un appello della sessione estiva 2018; un duro colpo che potrebbe rallentare il loro percorso universitario visto che molti studenti non potranno recuperare gli esami mancanti approfittando del secondo appello, con svantaggi specialmente per borsisti e studenti lavoratori.

Ricordiamo invece che non ci saranno variazioni per gli esami di laurea - poiché lo sciopero riguarda solo quelli di profitto - così come per le attività istituzionali che procederanno regolarmente.

Le cause dello sciopero

Ancora una volta, quindi, a pagare delle mancanze dello Stato saranno i comuni cittadini. I primi ad essere danneggiati dallo sciopero, infatti, saranno proprio gli studenti i quali dovranno rinunciare ad un appello.

Ma quali sono le motivazioni che hanno portato i docenti universitari a prendere questa tanto discussa decisione? Questi scioperano per protestare contro le poche risorse stanziate con la Legge di Bilancio 2018 utili per lo sblocco degli scatti stipendiali.

Inoltre con la Legge di Bilancio è stato stabilito che lo sblocco degli scatti stipendiali sarebbe stato postdatato di un anno, da gennaio 2016 anziché dal 2015. Allo stesso tempo però è stato deciso di favorire i docenti più giovani introducendo un meccanismo di scatti biennale piuttosto che triennale.

C’è da sottolineare comunque che i docenti interessati non chiedono un assegno con gli arretrati per gli anni in cui gli scatti stipendiali sono rimasti congelati, ma solamente che questi vengano riconosciuti a livello giuridico ai fini del calcolo dell’anzianità di servizio.

Insomma, o le loro richieste saranno ascoltate oppure sarà sciopero, a meno che la Commissione di Garanzia decida di sospendere la protesta accogliendo la richiesta degli studenti.

Da parte loro i professori fanno sapere di non essere disposti a tornare sui loro passi; gli studenti sono avvisati.

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