Sciopero commercialisti, si farà? Al MEF le trattative per evitarlo, ecco le richieste

Anna Maria D’Andrea

26 Gennaio 2017 - 14:54

Sciopero commercialisti dal 26 febbraio al 6 marzo 2017, si farà? Tra sindacati e MEF sono in atto le trattative per evitarlo. Al centro scadenze e nuovi adempimenti. Ecco di cosa si tratta.

Sciopero commercialisti, si farà? Al MEF le trattative per evitarlo, ecco le richieste

Sciopero commercialisti dal 26 febbraio al 6 marzo 2017: l’obiettivo è evitarlo e al MEF sono in atto le trattative per scongiurare l’astensione dei commercialisti che, ricordiamo, cade nella settimana in cui è fissata la scadenza per la dichiarazione Iva 2017.

Lo sciopero dei commercialisti si farà? Per ora la risposta è sicuramente affermativa: è delle ultime ore l’ok del Garante all’astensione volontaria dei commercialisti ma a quanto pare il Ministero dell’Economia e delle Finanze starebbe trattando per evitare a tutti i costi che la categoria incroci le braccia per una settimana, oltretutto la settimana in cui è prevista la scadenza della dichiarazione annuale Iva.

Le trattative tra sindacati dei commercialisti, ovvero Adc, Aidc, Anc, Andoc, Unagraco, Ungdcec, Unico e il viceministro all’Economia Luigi Casero, con il supporto di Rossella Orlandi, la direttrice dell’Agenzia delle Entrate, avrebbero portato ad ora ad un primo - probabile - traguardo: lo spesometro trimestrale e la liquidazione dati Iva ancora al centro di cambiamenti e novità.

Eppure, per ora, non è stato revocato lo sciopero dei commercialisti durante l’ultima settimana di febbraio e proprio per questo si inizia a vociferare di una possibile proroga alla scadenza della dichiarazione Iva 2017, fissata al 28 febbraio.

Insomma, le trattative tra MEF e sindacati dei commercialisti saranno rivelatorie: cosa chiedono i commercialisti e quale il punto, ad oggi, sullo sciopero e il suo possibile rinvio? Ecco una sintesi delle richieste dei sindacati e delle ultime novità.

Sciopero commercialisti, si farà? Al MEF le trattative per evitarlo, ecco le richieste

Al centro dello sciopero dei commercialisti spesometro trimestrale e liquidazione dei dati Iva ma non si tratta dell’unica richiesta dei sindacati per scongiurare l’astensione programmata tra il 26 febbraio e il 6 marzo 2017. Al tavolo delle trattative tra MEF, sindacati, e Agenzia delle Entrate ci sarebbero dodici specifiche richieste.

Ieri il primo incontro e sembra che le richieste dei commercialisti non finiranno inascoltate. Intanto per spesometro e liquidazioni Iva buone notizie potrebbero arrivare già con la conversione del decreto Milleproroghe. Tra i circa 1.200 emendamenti ci sarebbe proprio una rivisitazione delle scadenze: semestrali per il primo anno, nel 2017, ma a cadenza annuale - e quindi non più trimestrale - dal 2018.

Nonostante ciò lo sciopero si farà, almeno per ora. La revoca, in base alle regole stabilite dal Garante, potrà arrivare entro una settimana prima dalla data fissata per l’astensione collettiva di categoria ma tutto dipenderà dalle trattative dei prossimi giorni.

Una delle richieste dei commercialisti è anche il riconoscimento dell’esclusiva per alcune attività: i commercialisti vogliono, oltre ad una reale semplificazione, veder riconosciuta la propria ed esclusiva professionalità.

Si tratta di importanti richieste ma per sapere quali saranno reazioni e conseguenze la strada è ancora lunga. C’è un mese di tempo e il prossimo incontro sarebbe programmato per il 30 gennaio. Vediamo quali sono i punti e le richieste al centro delle trattative tra commercialisti, viceministro dell’economica Casero e la direttrice Rossella Orlandi.

Sciopero commercialisti, si farà? I punti al centro delle trattative

Lo sciopero dei commercialisti non è stato revocato, almeno per ora. Infatti i sindacati di categoria, dopo il primo incontro con MEF e Agenzia delle Entrate, hanno affermato che non è esclusa la possibilità di evitare l’astensione dei commercialisti, a patto però che vengano assunti impegni da parte delle istituzioni.

Dodici i punti che in questi giorni saranno proposti e analizzati in sede di trattativa e queste alcune delle richieste:

  • spesometro, da trimestrale ad annuale a partire dal 2018; ricordiamo che una modifica potrebbe essere approvata con gli emendamenti presentati al decreto Milleproroghe, attualmente all’esame in Parlamento;
  • passaggio graduale al principio di cassa, con la possibilità di restare per 5 anni al regime di competenza;
  • sospensione delle sanzioni per i nuovi adempimenti per il primo anno;
  • eliminazione della comunicazione dei beni ai soci;
  • modifica a controlli e accertamenti per le liquidazioni dati Iva per i contribuenti in particolari situazioni di difficoltà;
  • aumento delle rate previste per la rottamazione Equitalia, attualmente le rate sono 5 e il 70% dell’importo dovrà essere pagato entro la fine del 2017;
  • revisione della disciplina del credito Iva da utilizzare in compensazione;
  • scadenza versamento cedolare secca dal 16 al 30 giugno;
  • scadenza dichiarazione Iva annuale al 31 marzo nel 2017 e al 30 settembre dal 2018;
  • invio dei dati al sistema Tessera Sanitaria al 28 febbraio e non più entro il 31 gennaio come previsto attualmente.

Al momento è difficile dire se le richieste dei commercialisti saranno soddisfatte perché, oltre alla revisione delle scadenze per lo spesometro, non sembra che ci siano ad oggi i margini per accontentare i commercialisti e i sindacati che, nella figura di Marco Cuchel, il presidente dell’Anc, hanno affermato con fermezza che per evitare lo sciopero che cade nella settimana della dichiarazione Iva 2017 serve un intervento concreto.

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