Scherzo telefonico a Meloni dei comici russi: ecco cosa è successo veramente

Alessandro Cipolla

02/11/2023

02/11/2023 - 14:11

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La vera storia dello scherzo telefonico a Giorgia Meloni da parte dei due comici russi che si sono spacciati per il finto presidente dell’Unione Africana.

Scherzo telefonico a Meloni dei comici russi: ecco cosa è successo veramente

Scherzo telefonico a Giorgia Meloni, cosa è successo veramente? In Italia - ma non solo - molto si sta discutendo dell’ennesima burla a opera dei due comici russi Vovàn (Vladimir Kuznetsov) e Lexus (Alexey Stolyarov) che, in precedenza, hanno ingannato anche altri leader come Pedro Sanchez e Boris Johnson.

L’irritazione di Giorgia Meloni sarebbe enorme anche perché questa vicenda arriva in un momento complicato per la premier, alle prese con una complicata legge di Bilancio e fresca di addio al suo ormai ex compagno Andrea Giambruno.

Un breve riassunto per chi non avesse capito bene di cosa stiamo parlando: nella giornata di ieri è stato diffuso un audio di 13 minuti riguardante una telefonata avuta da Giorgia Meloni, lo scorso 18 settembre, con il presunto presidente della Commissione dell’unione africana, quanto in realtà dall’altra parte della cornetta c’erano i due comici russi.

Durante la telefonata, Giorgia Meloni ha parlato di diversi temi di grande attualità dalla guerra in Ucraina ai flussi migratori, con Giuseppe Conte che ha parlato di una “figuraccia planetaria, mente agli italiani ed è codarda con alleati”.

Superato l’imbarazzo iniziale, Palazzo Chigi ha dato una sua ricostruzione dei fatti che sembrerebbe coincidere con quella data dai due comici russi, il tutto mentre stanno iniziando a circolare alcune indiscrezioni in merito alla reazione di Meloni di fronte a questa ingarbugliata vicenda.

Telefonata Meloni con i comici russi: cosa è successo

Il Corriere della Sera ha ricostruito quello che sarebbe accaduto lo scorso lunedì 18 settembre. In agenda ha una telefonata con il presidente della Commissione dell’unione africana, solo che in verità ad attenderla ci sono i due comici russi Vovàn e Lexus.

La richiesta della telefonata è stata fatta all’ufficio diplomatico della presidenza del Consiglio che guidato Francesco Talò, ex nostro ambasciatore presso la Nato e uomo di esperienza che gode della fiducia della premier e del suo staff.

In totale si tratta di un ufficio dove lavorano in 21 tra diplomatici ed esperti, che sono stati in qualche modo beffati dai due comici russi che comunque sono molto abili in questo genere di scherzi viste le precedenti “vittime” eccellenti.

Appare probabile che la telefonata fosse ascoltata anche da “un note taker, un addetto dell’ufficio diplomatico incaricato di prendere appunti”, ma anche Meloni si sarebbe insospettita per lo strano accento del falso leader africano.

Sempre secondo il Corsera, ai suoi collaboratori Giorgia Meloni avrebbe detto che “ se l’ufficio diplomatico mi passa una telefonata attraverso il centralino di Chigi io devo darla per buona, anche se avevo detto che qualcosa non funzionava, perché i toni del mio interlocutore non erano consoni; nel merito ho ribadito le posizioni che tutti conoscono, sul resto bisognerà andare a fondo su come sia potuto accadere, perché non deve accadere di nuovo”.

La Repubblica invece ha intervistato Vovàn e Lexus, che non hanno voluto svelare come hanno fatto a ottenere la telefonata con Meloni “non vogliamo mettere nei guai le persone che sono state coinvolte”.

Palazzo Chigi sa com’è successo . O almeno spero. Se non lo sa, vuol dire che ha un problema di sicurezza - hanno dichiarato i due comici - È stata lei a chiamarci all’orario concordato . Non è l’ufficio della premier ad avere colpe. Siamo noi che sappiamo fare il nostro lavoro”.

Ai due russi sarebbero bastati “due giorni” per concordare la telefonata, mentre preferiscono non dire se in questa vicenda c’è stato un intermediario inconsapevole. Un tema questo della falla nel sistema di controllo di Palazzo Chigi che presto potrebbe portare a una sorta di ricambio nell’ufficio diplomatico della presidente del Consiglio.

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