Sanatoria cartelle esattoriali 2026, la beffa per chi è in regola con i pagamenti

Patrizia Del Pidio

24 Ottobre 2025 - 08:56

La nuova sanatoria si trasforma in una beffa per chi ha sempre pagato le rate della vecchia rottamazione. Ecco perchè i criteri di accesso della rottamazione quinquies andrebbero rivisti.

Sanatoria cartelle esattoriali 2026, la beffa per chi è in regola con i pagamenti

La nuova sanatoria contenuta nella Legge di Bilancio 2026 è una beffa per chi è in regola con i pagamenti. La nuova pace fiscale prevede la rottamazione quinquies, una definizione agevolata delle cartelle esattoriali che permette di pagare in modo molto più agevole i debiti con il Fisco.

Dilazionare i pagamenti in 54 rate bimestrali rende l’onere molto meno pesante rispetto alle precedenti sanatorie che prevedevano un numero di rate nettamente inferiore. La decadenza dopo due rate non pagate, anche non consecutive, lascia al contribuente una flessibilità maggiore rispetto alle precedenti edizioni della definizione agevolata che prevedevano la fuoriuscita dal beneficio già con una rata pagata con un ritardo maggiore di 5 giorni.

L’unico aspetto negativo della nuova rottamazione è il tasso di interesse applicato alle dilazioni: il 4%, ovvero il doppio rispetto a quanto previsto dalla rottamazione quater (2%).

La sanatoria beffa chi è in regola

Le attuali regole della rottamazione quinquies possono essere modificate nel corso dell’iter parlamentare della manovra, ma quello che prevedono in questo momento beffa coloro che sono sempre stati in regola con i pagamenti della rottamazione quater.

Alla nuova sanatoria del 2026 potranno accedere, infatti, i decaduti della prima, della seconda e della terza rottamazione, coloro che sono decaduti dai diversi termini di riammissione alle sanatorie e anche i decaduti dell’ultima rottamazione, a patto che la decadenza si sia verificata entro il 30 settembre 2025.

Al momento chi è in regola con i pagamenti della rottamazione quater non può scegliere di continuare a pagare il debito con la quinquies. Il passaggio diretto tra vecchia e nuova sanatoria non è consentito e chi sta pagando i propri debiti con la definizione agevolata del 2023 dovrà continuare a farlo con modalità meno convenienti e meno flessibili.

I contribuenti virtuosi sono esclusi

Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha detto in più di un’occasione che questa versione della pace fiscale è destinata ai contribuenti meritevoli che non sono riusciti a pagare. Ma chi è in regola con i pagamenti della precedente pace fiscale è escluso dalla nuova sanatoria e non potrà decidere di pagare il restante debito spalmandolo su un massimo di 54 rate. Questo sembra rappresentare una disparità di trattamento, visto che i decaduti, che non hanno proseguito i versamenti delle sanatorie precedenti ora potranno godere di condizioni più vantaggiose.

Va detto, però, che chi ha aderito alla rottamazione quater nel 2023, quando inizieranno i versamenti della nuova sanatoria (31 luglio 2026), avrà quasi completato i pagamenti, visto che l’ultimo è previsto per il 30 novembre 2027. In ogni caso l’iter parlamentare della Legge di Bilancio è ancora lungo e gli emendamenti presentati potrebbero in qualche modo andare a modificare questa distorsione che esclude chi è in regola con i pagamenti della sanatoria precedente.

La rottamazione quinquies si configura come una sorta di compromesso tra la necessità di aumentare il gettito e fare cassa e una nuova possibilità per chi è in difficoltà di saldare i propri debiti. Tuttavia, come è stata ideata non bilancia la convenienza con l’equità e il rischio che si corre, in questo momento, è quello di trasformare la nuova rottamazione in una beffa per chi ha sempre pagato le proprie rate.

In attesa del testo definitivo della Legge di Bilancio, chi ha sempre rispettato le scadenza resta con l’amaro in bocca sentendosi penalizzato. Se la sanatoria è pensata per premiare i meritevoli forse l’esecutivo dovrebbe ripensare ai requisiti di accesso, evitando che ancora una volta chi ha fatto il proprio dovere sia trattato “peggio” di chi non lo ha fatto.

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