Riforma pensioni 2024, tutti gli scenari possibili in base alle risorse a disposizione

Simone Micocci

5 Giugno 2023 - 10:16

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Pensioni, la riforma si farà ma i dubbi sono molti: ecco quali scenari potrebbero concretizzarsi a seconda di quelle che saranno le risorse a disposizione.

Riforma pensioni 2024, tutti gli scenari possibili in base alle risorse a disposizione

Nelle prossime settimane dovrebbe riprendere il confronto tra sindacati e governo in merito alla riforma delle pensioni che sarà operativa da gennaio 2024. Come confermato da Giorgia Meloni nell’ultimo confronto avuto con le parti sociali, si inizierà dalle uscite anticipate, tema che interessa tutti coloro che con le attuali regole dovrebbero attendere ancora qualche anno per accedere alla pensione e quindi sperano in un intervento del governo capace di rendere più flessibile l’attuale sistema.

Tuttavia, prima di riprendere il confronto sulla riforma delle pensioni 2024 Giorgia Meloni vuole avere le idee chiare su cosa si potrà e non potrà fare, informazione che gli arriverà solamente al termine del lavoro svolto dall’Osservatorio sulla spesa previdenziale che dal 23 marzo scorso è stato istituito presso il ministero del Lavoro con il compito di valutare “gli effetti di determinati provvedimenti in tema di esodi aziendali e ricambio generazionale”.

Sarà l’Osservatorio a fornire le risposte che tutti aspettano da mesi, a partire da quante risorse saranno a disposizione per rivedere il sistema pensionistico già dal prossimo anno, con un occhio al futuro per mettere in sicurezza i conti ed evitare l’esplosione di una bomba sociale nei prossimi anni.

È ovvio che la riforma cambierà in base a quelle che saranno le risorse effettivamente a disposizione: qualche miliardo di euro in più, infatti, potrebbe fare la differenza tra le diverse soluzioni possibili e anche il fattore tempo non va sottovalutato.

Riforma delle pensioni 2024, gli scenari possibili

Va detto che il tempo a disposizione per la riforma delle pensioni 2024 è piuttosto ristretto: entro settembre, infatti, bisognerà trovare un accordo e quantificare le risorse necessarie, le quali dovranno essere inserite nella nota di aggiornamento al Def.

A seconda di quello che sarà il risultato emerso a completamento dei lavori da parte dell’Osservatorio, nonché di quella che sarà la volontà politica, potrebbero esserci quindi diversi scenari. Esaminiamone alcuni.

Maxi riforma delle pensioni

Laddove il governo dovesse decidere di stanziare dagli 8 ai 10 miliardi per le pensioni potrebbe esserci una maxi riforma delle pensioni che già nel 2024 potrebbe portare al parziale superamento della legge Fornero.

Infatti, in tal caso potrebbe essere portato a compimento quell’obiettivo che nel centrodestra è stato individuato ormai da anni: estendere a ogni lavoratore la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica, rivedendo così le condizioni per l’accesso alla pensione anticipata come fissate dalla riforma Fornero.

Oltre a Quota 41 per tutti potrebbe esserci poi il ritorno alle vecchie regole per l’Opzione donna, oltre alla proroga per un altro anno dell’Ape sociale.

E ancora, potrebbe esserci quel balzello in avanti per l’aumento delle pensioni minime, in quanto Forza Italia continua a chiedere che entro la fine della legislatura si arrivi alla soglia dei 1.000 euro promessa da Silvio Berlusconi in campagna elettorale. Per il momento nel 2024 è in programma una rivalutazione al 2,7% (anziché all’1,5% come nel 2023) mentre non ci sono le risorse per una conferma dell’aumento a 600 euro per gli over 75, per il quale tuttavia ci attendiamo una proroga. E nel mentre potrebbe starci anche un aumento delle pensioni d’invalidità.

Va detto che questo scenario ha poche speranze di concretizzarsi: viste anche le altre priorità del governo, che tra l’altro dovrà trovare altri 10 miliardi di euro se vuole confermare il taglio del cuneo fiscale, sembra molto improbabile un tale stanziamento per le pensioni.

Riforma delle pensioni 2024, pochi interventi ma mirati

In caso di risorse limitate, ad esempio tra i 4 e gli 8 miliardi, il governo dovrà concentrarsi su pochi, ma mirati, interventi. Ad esempio, ci si potrebbe limitare alla sola Quota 41 per tutti, che da sola costerebbe dai 4 ai 5 miliardi di euro, abbandonando così per sempre Opzione donna (che tra l’altro non convince a pieno il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon). Per quanto riguarda l’Ape sociale potrebbe arrivare comunque la proroga di un anno, mentre per l’aumento delle pensioni minime al massimo si potrà confermare quanto successo nel 2023, con un aumento fino a 600 euro per chi ha più di 75 anni e una rivalutazione straordinaria del 2,7% che garantirà un incremento di appena 15 euro al mese rispetto alla pensione minima solitamente garantita.

Riforma delle pensioni, risorse al minimo

In caso di uno stanziamento di meno di 4 miliardi, ipotesi che al momento sembra essere la più accreditata, la riforma sarà concentrata su pochi, ma necessari, interventi.

Intanto verrebbe rimandato qualsiasi discorso riguardo a Quota 41 per tutti, con il governo che per il momento potrebbe confermare Quota 103 per un altro anno, consentendo così l’accesso alla pensione sì con 41 anni di contributi ma a patto di aver compiuto 62 anni di età.

Non dovrebbe comunque essere a rischio la conferma dell’Ape sociale (di fatto una delle poche misure che oggi è riservata alle categorie fragili), mentre per Opzione donna potrebbe esserci la parola fine.

Infine, per quanto riguarda le pensioni minime, potrebbe essere a rischio persino l’aumento per gli over 75, anche se difficilmente Forza Italia accetterebbe una tale rinuncia.

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