Renzi e crisi di Governo: cosa c’entrano le 400 nomine delle partecipate?

Violetta Silvestri

20/02/2020

27/01/2021 - 12:11

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Renzi minaccia la crisi, ma la scongiura. Per alcuni la sua strategia ha un legame anche con la questione delle 400 nomine ai vertici di aziende di Stato. Cosa aspettarsi da Italia Viva?

Renzi e crisi di Governo: cosa c’entrano le 400 nomine delle partecipate?

Matteo Renzi tuona contro tutti, ma rimanda e scongiura a chiare lettere una eventuale sfiducia a Giuseppe Conte con conseguente crisi di Governo.

Le ipotesi che lancia disinvolto nel salotto della politica italiana, il programma Porta a Porta di Bruno Vespa, sono diverse, ma tutte indirizzate ad un unico obiettivo: lasciare in vita l’esecutivo il più possibile.

La sfiducia verso il ministro Bonafede - contro il quale ormai la battaglia sulla prescrizione sembra senza tregua - viene congelata almeno fino a Pasqua. E anche in vista di una riforma istituzionale, con l’ultima idea dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio, una sorta di Sindaco d’Italia, il suo piano prevede un esecutivo istituzionale. Senza Conte magari, ma no ad elezioni anticipate.

La spirale di polemica innescata da Renzi contro il Governo sta esasperando gli animi della maggioranza, alimentando diverse analisi sulla reale strategia del senatore fiorentino.

Ecco, allora, che la faccenda delle circa 400 nomine governative di partecipate anche molto importanti sta tornando di attualità.

Nomine partecipate, 400 poltrone in gioco: qual è la strategia di Renzi?

I prossimi mesi si preannunciano cruciali per rinnovare o eleggere ex novo posizioni dirigenziali strategiche per definire lo scacchiere del potere nazionale.

In scadenza, infatti, ci sono circa 400 nomine che comprendono presidenti, amministratori delegati, membri di consigli di amministrazione, posti in collegi sindacali.

Le partecipate coinvolte comprendono aziende molto attraenti per gli equilibri di potere: Eni, Enel, Terna, Leonardo, Enav, Poste, Agcom e Garante della Privacy. Proprio su questi ultimi due enti, il Governo è già scivolato sul primo dissidio interno, con protagonista proprio Italia Viva.

Le due nomine, infatti, sono slittate dopo il veto di Matteo Renzi sulla spartizione che si erano aggiudicata Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. I nomi indicati non sono apparsi graditi ai renziani, che hanno bocciato la proposta e costretto il rinvio del voto.

Un episodio, questo, che dice molto sulla partita in gioco per la questione delle 400 nomine. Posizionare nelle società di spicco del Paese le pedine giuste, a sostegno dell’uno o dell’altro partiti, significa tradurre in voti e consenso settori strategici a livello nazionale.

Basta pensare al settore energetico, con le nomine Eni e Enel in primo piano. Gli attuali amministratori delegati Descalzi e Starace sono area Renzi. Quali saranno i nuovi incaricati?

Appare evidente, quindi, che il leader di Italia Viva vuole contare in questa divisione dei ruoli. Non è un caso, quindi, che proprio oggi, tra esponenti del Movimento 5 Stelle, si vocifera che:

“La verità è che Renzi fa tutto questo casino per avere un pugno di poltrone. Se siglassimo un’intesa sulle nomine nelle aziende partecipate probabilmente si calmerebbe.”

Renzi, crisi di Governo e nomine aziende di Stato: cosa aspettarsi?

Il dossier sulle 400 nomine nelle aziende di Stato continuerà a scaldare la maggioranza nei prossimi mesi e a incrociare interessi e strategie tra i vari partiti di Governo. Questa sembra essere una delle poche certezze nel traballante scenario della politica italiana.

Raggiungere un equilibrio tra le forze dell’esecutivo, ora che Renzi ha un suo partito, sarà ancora più difficile. Il Movimento 5 Stelle, infatti, pare abbia chiarito al Partito Democratico che le spartizioni tra i due partiti restano invariate. Saranno i dem a dover trattare con i renziani per dividersi eventuali nomine.

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha assicurato che gli incarichi verranno decisi in nome della competenza e della massima serietà, senza regalare nulla ai partiti. Ma è evidente che la politica farà sentire il suo peso.

La battaglia sarà ancora aspra e Matteo Renzi, probabilmente, continuerà a minacciare venti di crisi, tutelando, però, questioni cruciali per i propri interessi. Quali, appunto, le nomine delle partecipate.

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