Investimento sul redito fisso, matrice corporate, denominato in euro e con un ricco payout nominale annuo, sebbene di tipo variabile
Oggi spuntare un 7% di ritorno minimo garantito sul reddito fisso su una scadenza mediana non è affatto semplice e scontato. Rispetto ai decenni scorsi i rendimenti sono molto calati, malgrado l’abbondanza di strumenti disponibili sul mercato emessi da migliaia di emittenti. La cosa, infatti, dovrebbe accendere la concorrenza e spingere in favori dei rialzi dei ritorni offerti.
Qui, in particolare, ci concentreremo sul prestito obbligazionario IPI a tasso variabile 2025-2032, anche se il 2032 è una durata massima e non univoca. Vediamo che vuol dire, anticipando che il payout prevede un rendimento minimo del 7% e tasso variabile per questo corporate bond in euro a 7 anni.
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Chi è l’emittente e di cosa si occupa
Partiamo dall’identikit dell’emittente e di cosa si occupa, considerato che qui “investire” significa prestargli i soldi. Il portale societario definisce IPI “una Real Estate Management & Property Company” con un proprio patrimonio immobiliare. Cioè è una società che eroga servizi immobiliari come consulenze e valutazioni, vendite e locazioni, assistenza su investimenti immobiliari, servizi tecnici integrati ed altro affine.
Gli immobili di proprietà sono diversificati per ubicazione che destinazione d’uso e spaziano dal residenziale al commerciale, dagli uffici-direzionale fino all’industriale e logistica. Il Gruppo ha un fitto reticolo di partecipazioni visibili sul sito aziendale, ha sede a Torino e diramazioni territoriali con filiali dirette al Nord, al Centro e al Sud.
L’obbligazione con rendimento minimo del 7% all’anno
Passiamo ora alla scheda tecnica del bond rivolto investitori retail con conoscenze di base dei mercati finanziari, qualificati e professionali. L’ISIN è l’IT0005661498, con collocamento diretto sul MOT di Borsa Italiana e acquistabili sia tramite piattaforma di trading che direttamente allo sportello bancario. Le obbligazioni sono denominate in euro e quindi prive di rischio di cambio, inoltre sono non subordinate né garantite e, soprattutto, prive di rating.
L’OPS (Offerte Pubblica di Sottoscrizione) prevede un massimo di 30mila pezzi per un importo limite di 30 milioni di euro. Il taglio minimo è di 1.000 € e relativi multipli e sono emesse tutte alla pari. L’OPS in verità è già patita dal 1° agosto mentre il termine ultimo è alle ore 17.30 del 19/09/’25. Ancora, l’emittente considererà come andata a buon fine anche un’eventuale sottoscrizione parziale, salvo il caso di importo prenotato inferiore ai 20 mln. In quel caso IPI potrebbe decidere in autonomia di revocare l’OPS o di rivolgerla unicamente a investitori professionali.
Durata e rimborso delle obbligazioni IPI in euro a tasso variabile con floor
Il prestito obbligazionario avrà una durata settennale (84 mesi) con decorrenza il 23/09/’25 e data scadenza 22/09/’32. È un orizzonte ideale per il cassettista alla ricerca di un prodotto di investimento sul reddito fisso dal timing “ibrido” tra la media e la lunga scadenza.
Molto originale, invece, il piano d’ammortamento del debito obbligazionario. IPI ha previsto un rimborso del 20% del capitale al termine del 4° anno dall’emissione, poi un altro 20% al termine del 5° anno e altrettanto alla fine del 6°. In pratica a settembre 2031 risulterebbe estinto il 60% del prestito di partenza. Il residuo 40% del capitale, infine, verrà rimborsato alla scadenza dei 7 anni.
Tuttavia, sempre dal 4° anno in poi c’è che IPI potrebbe decidere autonomamente di procedere al rimborso anticipato, anche parziale, dei bond. In tal caso rimborserebbe il nominale sottoscritto residuo, cioè al netto delle eventuali quote di ammortamento già corrisposte in precedenza. Al residuo sommerebbe gli interessi di periodo maturati tra la data di rimborso anticipato e l’anno immediatamente precedente.
Tasso di interesse nominale e tasso di rendimento dei bond IPI
La struttura dei payout è a tasso variabile con floor, cioè “a partire da” una certa soglia. Nel tecnico, il tasso variabile nominale annuo lordo sarà pari all’Euribor 12 mesi maggiorato di uno spread di 500 punti base (5,00%) con un floor del 7,00%. In termini semplici, la cedola non potrà essere inferiore al 7,00% con aliquota fiscale al 26% in quanto si tratta di corporate bond. Ovviamente gli interessi saranno calcolati sul solo capitale nominale sottoscritto e non ancora rimborsato. Tradotto, sul 100% del nominale per i primi 4 anni, poi sull’80% del nominale per il 5°, sul 60% per il 6° e sul 40% per il 7°.
Oggi l’Euribor 12M è al 2,183%, per cui se fosse questo per esempio il tasso da aggiungere allo spread ne verrebbe fuori un 7,183% lordo, e così via negli altri casi. La cedola ha periodicità annua posticipata (settembre), contestualmente al rimborso della pertinente quota di ammortamento al termine del 4°, 5°, 6° e 7° anno.
Tale struttura è prevista in vigore per tutto il periodo di maturazione dei titoli, cioè da emissione a rimborso, anticipato o finale che sia. Pertanto il rendimento effettivo a scadenza non è determinabile a priori, anche nel caso di acquisto a 100 in origine e di rimborso alla pari tra 7 anni. Ovviamente sullo yield del proprio investimento incidono i tempi e i prezzi di entrata ed uscita dal titolo per chi lo traderà per durate inferiori a quella complessiva.
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Rendimento minimo del 7% e tasso variabile per questo corporate bond in euro a 7 anni
Non c’è dubbio che il punto di forza sta nel ricco payout annuo di “almeno” il 7,00% p.a. lordo. Giusto a titolo di raffronto, il BTP Tf 2,5% Dc32 prezza 96,4 e rende effettivo il 3,09% lordo a scadenza, tassato al 12,50% e non al 26% (dati: Borsa Italiana). Ancora, al payout si aggiunge l’assenza di rischio di cambio e la durata non eccessivamente lunga, anzi con il “rischio” di rimborso integrale anticipato già prima dei 7 anni.
Tuttavia, se un emittente paga “tanto” un qualche motivo ci dovrà essere. Pensiamo al fatto che si tratta di bond privi di rating, dove l’azienda stessa afferma: “Non è stato assegnato, né è previsto che venga assegnato, un rating alle obbligazioni”. In definitiva, i 3 rischi chiave collegati all’investimento sono quello emittente, quello di mercato e quello di liquidità. Un bond altamente appetibile, quindi, ma che richiede buona propensione al rischio e la quasi certezza di portarlo fino al termine. Quest’ultima circostanza, infatti, servirebbe ad aggirare almeno due rischi, quello di mercato e quello di liquidità.
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