Difficile parlare di recessione nel 2019 con i fondamentali solidi

Mattia Prando

10 Dicembre 2018 - 16:52

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Secondo gli esperti di DWS, l’economia rallenterà ma non vi sono i segnali tipici di una recessione. La volatilità è prevista in aumento e ciò favorirà i prezzi dell’oro

Difficile parlare di recessione nel 2019 con i fondamentali solidi

A dispetto degli ultimi dati economici, che segnalano vari campanelli di allarme riguardo la fase del ciclo economico in cui ci si trova, e dell’appiattimento della curva dei tassi, gli esperti di DWS non si attendono una recessione per il prossimo anno.
Se infatti le prospettive di crescita si sono ridotte, qualificando un rallentamento nella crescita, ciò non deve essere inteso come vera e propria crisi.

Stefan Kreuzkamp, Chief Investment Officer di DWS afferma infatti che i fondamentali dell’economia restano solidi. L’esperto inoltre si attende una crescita del 3,6% su scala globale, dell’1,6% per la zona Euro, del 2,4% per gli Usa e del 6% per la Cina.

I rischi restano comunque numerosi: tra questi, il più importante e pericoloso è dato dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, con le ultime serie di vendite nei mercati azionari che, secondo il gestore, dimostrano l’attesa di una soluzione a questo conflitto da parte degli investitori.

Per quanto concerne le politiche monetarie della Federal Reserve, le attese sono per un ultimo rialzo dei tassi durante questo mese e per altri tre nel 2019. In questo quadro “la BCE dovrebbe alzare il tasso di deposito una sola volta, di 15-20 punti base, mentre le principali operazioni di rifinanziamento difficilmente subiranno un aumento prima del 2020”.

Kreuzkamp si attende inoltre il Dax a 12.200 punti e un affievolirsi delle correlazioni tra i diversi asset per l’anno prossimo, privilegiando i portafogli diversificati.

Prospettive per il mercato azionario

Le attese dell’incremento degli utili nell’intorno del 5% potrebbe permettere al mercato di evitare un taglio del rating. Petra Pflaum, EMEA Co-Head of Equities di DWS sostiene che questo scenario potrebbe favorire i titoli growth e quelli value.

Questi ultimi hanno attese di crescita dei dividendi che vanno dal +5 al +7%. Ciò dovrebbe far privilegiare agli investitori una strategia “barbell” tra i due. Pflaum fornisce inoltre due scenari: “in uno scenario positivo, senza ulteriori escalation di conflitti, sarà possibile sovrappesare le azioni dei mercati emergenti, i fornitori di software e i titoli ciclici”. Nell’ipotesi negativa invece saranno da valutare l’equity statunitense, i produttori di beni di consumo e i titoli difensivi.

Prospettive per il mercato obbligazionario

Bill Chepolis, DWS’s Head Fixed Income EMEA, valuta possibile un terreno più favorevole per o mercati obbligazionari, ritenendo fondamentale monitorare la transizione dal “quantitative easing” al “quantitative tightening” della BCE. Quando questo processo toccò alla Fed infatti, ci fu un accumularsi di tensione sui Mercati Emergenti.

Al momento, secondo l’esperto, i bond governativi italiani, spagnoli e portoghesi sono da evitare fino a che la situazione di incertezza in Italia non migliorerà.
Chepolis vede invece appetibili le scadenze dei titoli di Stato a 2 anni in Usa, per via del loro rendimento, quasi pari ai decennali e con una volatilità ridotta.

Questo non dovrebbe far evitare le obbligazioni dei Paesi emergenti: “attualmente, le obbligazioni societarie asiatiche offrono la migliore performance aggiustata per il rischio e nel 77% dei casi hanno un rating di categoria investment grade”.

La volatilità e l’oro

Per quanto riguarda la volatilità invece Klaus Kaldemorgen, Senior Strategist Multi Asset e gestore di DWS Concept Kaldemorgen, si aspetta oscillazioni dell’S&P500 superiori al 15%.

Ciò dovrebbe far guardare con favore all’oro come strumento di diversificazione nei portafogli multi-asset. Il metallo prezioso avrebbe la possibilità di beneficiare di una maggiore incertezza nei mercati azionari. La materia prima potrebbe quindi riprendere lo scettro di bene rifugio per eccellenza.

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