Questa startup offre un servizio di “ottimizzazione genetica” per influenzare il DNA dei bambini

P. F.

24/11/2025

Una startup americana promette di modificare il DNA dei nascituri secondo i desideri dei genitori, individuando e valutando patologie, aspetto fisico e capacità cognitive dell’embrione.

Questa startup offre un servizio di “ottimizzazione genetica” per influenzare il DNA dei bambini

Negli Stati Uniti sta facendo discutere Nucleus Genomics, una startup che promette di rivoluzionare la fecondazione assistita. L’azienda offre infatti la possibilità di analizzare in modo dettagliato il DNA degli embrioni durante un ciclo di fecondazione in vitro, permettendo ai genitori di confrontarli e scegliere quello con le caratteristiche genetiche ritenute “migliori”.

Non si parla soltanto di prevenzione delle malattie ereditarie, ma anche della stima di tratti come altezza, colore degli occhi, predisposizione all’obesità o persino capacità cognitive. Sul sito della startup campeggia uno slogan eloquente: “Have your best baby”, ovvero “abbiate il vostro miglior bambino”. Un messaggio che riassume bene l’ambizione del progetto e, allo stesso tempo, il controverso terreno su cui si muove.

Come funziona il servizio di Nucleus Genetics

Il cuore del servizio è il sequenziamento completo del genoma di ogni embrione. Grazie a modelli statistici avanzati, i cosiddetti “punteggi di rischio poligenico”, Nucleus Genomics calcola la probabilità che il futuro bambino sviluppi malattie come diabete, tumori ereditari, disturbi mentali o patologie cardiache. Ma non solo.

Accanto agli aspetti clinici, l’azienda fornisce anche valutazioni su tratti non legati alla salute, dall’altezza prevista al colore degli occhi, fino a stime legate all’intelligenza del nascituro. I genitori possono così confrontare più embrioni e scegliere quello che rispecchia meglio le preferenze espresse.

Il servizio è presentato come una semplice piattaforma tecnologica che “traduce” la complessità del DNA in un pannello intuitivo di informazioni. Ma è proprio questa facilità d’uso a preoccupare i bioeticisti, secondo cui rischia di trasformare la selezione embrionale in una pratica di configurazione genetica.

Un dibattito etico inevitabile

La possibilità di scegliere un embrione non solo per evitare malattie, ma anche in base a caratteristiche fisiche o cognitive, ha riacceso il dibattito sui cosiddetti “designer babies”, i bambini progettati “su misura” secondo criteri sociali o economici.

Tuttavia, gli esperti ricordano che molte delle previsioni offerte da questi algoritmi sono ancora incerte. Tratti complessi come l’intelligenza o l’altezza dipendono infatti da un intreccio di fattori genetici, ambientali ed epigenetici ancora in parte sconosciuti.

C’è poi la questione sociale. Servizi di questo tipo sono costosi e rischiano di amplificare le disuguaglianze, creando una divisione tra chi può permettersi un “upgrade genetico” dei propri figli e chi no. Queste idee non appartengono più a libri e film di fantascienza, ma alla realtà di un mercato in rapida espansione.

Le prospettive future dell’analisi genomica

Nucleus Genomics non è l’unica startup a muoversi in questo settore. In tutto il mondo stanno nascendo aziende che offrono screening embrionali sempre più sofisticati, capaci di analizzare migliaia di varianti genetiche in pochi giorni.

La domanda, quindi, non è più se questa tecnologia arriverà, ma come verrà regolamentata. Servono limiti chiari, linee guida e trasparenza, prima che la possibilità di “ottimizzare” geneticamente i figli diventi una scelta di routine.

Il rischio non riguarda solo la scienza, ma la nostra idea di genitorialità. Fino a che punto sarà accettabile intervenire? E cosa significherà nascere con un set di tratti scelti da un algoritmo invece che dalla natura?

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