Quella volta in cui Telecom Italia stava per comprare Apple

P. F.

17 Ottobre 2025 - 05:20

Nel 1998, mentre Telecom raggiungeva l’apice del suo successo, Apple attraversava una crisi profonda. Fu allora che il gruppo italiano avanzò un’offerta per acquisire la società di Cupertino.

Quella volta in cui Telecom Italia stava per comprare Apple

Era il 1998. Internet stava ancora muovendo i primi passi, i cellulari erano ingombranti mattoncini grigi e nessuno poteva immaginare che, solo 9 anni dopo, un piccolo oggetto chiamato iPhone avrebbe rivoluzionato il mondo. In quell’anno, però, accadde qualcosa che oggi suona come una leggenda: Telecom Italia (ora TIM), colosso delle telecomunicazioni allora al massimo del suo splendore, pensò seriamente di acquistare Apple.

A quei tempi, la società di Cupertino non era il simbolo di innovazione e potere economico che conosciamo oggi. Anzi. L’azienda era in crisi profonda, reduce da anni di scelte sbagliate e di bilanci in rosso. Steve Jobs era appena tornato alla guida, ma il suo piano di rilancio era ancora tutto da scrivere.

Dall’altra parte dell’oceano, invece, Telecom Italia navigava in acque molto più tranquille e, allora, l’idea che un gruppo italiano potesse conquistare una storica azienda americana non sembrava poi così assurda.

La proposta nacque anche grazie al legame personale e professionale che alcuni manager italiani avevano con Apple. Marco Landi, che era stato nel consiglio di Apple, passò successivamente a Telecom e divenne uno degli artefici della trattativa. Ecco com’è andata.

L’incontro con Steve Jobs e il rifiuto dell’offerta

Telecom mise in campo una delegazione che si recò appositamente a Cupertino, nella Silicon Valley, per incontrare Steve Jobs, con un’offerta dettagliata per acquisire Apple. La proposta fu formulata da Francesco de Leo, all’epoca Direttore Generale della società, con il sostegno del vertice italiano che, nel frattempo, stava diversificando le ambizioni strategiche.

Ma il responso fu negativo. Jobs declinò l’offerta, sostenendo che Apple aveva già altri piani o interlocutori. Di fatto, disse “no”, e l’operazione non poté andare avanti. Si può immaginare che, se la risposta fosse stata diversa, l’evoluzione della tecnologia e delle telecomunicazioni avrebbe potuto prendere un corso radicalmente diverso. Tuttavia, il rifiuto pose fine al progetto prima ancora che potesse decollare.

L’ascesa di Apple e il collasso di Telecom

In quel tempo, Telecom Italia si trovava in un momento di forza, con liquidità da investire e una posizione di leadership nel mercato nazionale. Al contrario, Apple stentava a consolidarsi a causa di problemi finanziari e l’assenza di guida forte per tornare a crescere.

Tuttavia, le dimensioni e la natura del mercato tecnologico americano erano molto diverse da quelle italiane. Il contesto regolatorio, la distanza culturale, le sfide negli Stati Uniti avrebbero rappresentato ostacoli notevoli per Telecom. In più, Apple stava guardando ad altri potenziali alleati o finanziatori e, alla fine, l’offerta italiana sembrò poco appetibile.

Il fallimento di quella potenziale acquisizione segnò un punto di non ritorno. Un anno dopo, Telecom stessa fu oggetto di un’offerta pubblica d’acquisto (OPA) che la portò a essere rilevata dal gruppo guidato da Roberto Colaninno, in quella che è considerata la più grande operazione di leveraged buyout mai realizzata in Italia.

Negli anni seguenti, mentre Apple cresceva fino a diventare uno dei più grandi colossi al mondo, la società italiana affrontava una traiettoria discendente rispetto alle grandi ambizioni iniziali. Oggi le differenze tra i due poli appaiono ancora più evidenti: Apple domina il mercato, mentre TIM deve ancora fare i conti con un debito gravoso e un futuro incerto. Eppure, fa strano pensare che un tempo fosse proprio il contrario.

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