Quarantena di 7 giorni? Possibile, ma a una condizione secondo gli esperti

Violetta Silvestri

10 Settembre 2020 - 13:02

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La quarantena ridotta a 7 giorni è l’argomento del momento. Il Governo sta valutando la proposta. Si può restare in isolamento una sola settimana in sicurezza? Per gli esperti è possibile, ma a una condizione.

Quarantena di 7 giorni? Possibile, ma a una condizione secondo gli esperti

Quarantena ridotta per chi è stato in contatto con i positivi: questo il tema su cui si discute anche in Italia.

Dopo l’annuncio della Francia di voler proseguire con un isolamento di 7 giorni anche per i positivi già accertati, si è aperto un dibattito sulla possibilità di cambiare i tempi anche nel nostro Paese.

I vantaggi, come ha affermato anche Conte, sarebbero tutti economici: meno assenze dal lavoro e riduzione dei disagi per imprese ed attività produttive.

Tuttavia, restano ancora da valutare attentamente e scientificamente gli svantaggi: restare in quarantena soltanto 7 giorni è sufficiente? Rsiponde a criteri di sicurezza sanitaria?

Gli esperti stanno dicendo la loro opinione. C’è una condizione che sembra irrincunciabile per far funzionare questa opzione di isolamento ridotto: ecco qual è.

Quarantena di 7 giorni? Sì, ma con tamponi

Accorciare i tempi della quarantena è possibile ma solo a una condizione. Gli esperti lo ripetono quasi in coro: si potrebbe anche accorciare il periodo di isolamente per chi è entrato in contatto con i positivi. Serve, però, un fattore: eseguire più test.

Senza somministrazione del tampone alla fine della settimana la proposta diventerebbe inutile e dannosa.

Sono state chiare al riguardo le parole di Galli, professore infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano:

“Le persone che escono dall’isolamento dopo sette giorni lo fanno il tampone o no? Mi pare di capire di no. Senza, c’è maggiore probabilità di mettere in circolo degli asintomatici

La scelta dei 14 giorni o di una settimana, infatti, è burocratica e senza senso se non vengono eseguiti controlli diagnostici alla fine del periodo di isolamento. Non ci sarà vera sicurezza sanitaria senza questo approccio.

Anche l’esperto Crisanti è della stessa opinione:

“Ridurre la quarantena evitando la responsabilità di fare più tamponi sarebbe pura demagogia. È chiaro che il periodo può essere accorciato, per questo ho proposto di fare il test subito, a 48 ore dal contatto.”

Questa la sola vera condizione, quindi, per i due professori. Tracciare con i tamponi resta l’unica via percorribile per arginare i contagi, a prescindere dai giorni di quarantena.

Uno scenario simile presuppone anche più investimenti nella diagnostica, con un numero maggiore di personale addetto, medici e macchinari per eseguire i test. Il rischio, infatti, è che bisogna aspettare più del dovuto prima di avere i risultati dei tamponi.

Quarantena ridotta: cosa farà il Governo?

In Italia nessuna decisione è stata presa sulla quarantena ridotta. Il ministro della Salute Speranza ha fatto sapere che valuterà con il Cts, eventualmente per 10 giorni.

Servono, però, evidenze scientifiche concrete. Anche il viceministro Sileri lo ha ribadito:

“Servono dei lavori scientifici che ci dicano se possiamo ridurla. Io penso però che un buon compromesso possa essere 7 giorni di quarantena, l’ultimo giorno si fa il tampone e poi sei libero”.

Il tutto per evitare che, nel dubbio di positività asintomatica, persone entrate in contatto con contagiati si assentino dal lavoro per ben due settimane. Una perdita, questa, che comincerebbe a pesare sull’economia.

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