Quanto guadagna un infermiere in Italia e in Europa. Le tabelle con gli importi aggiornati

Simone Micocci

5 Maggio 2025 - 15:09

Si torna a discutere dello stipendio di infermieri e infermiere, bloccato dal 2022 in attesa del rinnovo di contratto. Ecco qual è la retribuzione percepita attualmente e cosa può cambiare.

Quanto guadagna un infermiere in Italia e in Europa. Le tabelle con gli importi aggiornati

Se ti stai chiedendo quanto guadagna un infermiere in Italia, è perché probabilmente sei interessato a intraprendere una carriera in questo settore, oppure perché, dopo essere entrato in ospedale, hai visto con i tuoi occhi quanto sia importante e complesso il lavoro svolto da questi professionisti. Da qui la curiosità legittima: lo stipendio degli infermieri è davvero adeguato all’importanza - anche sociale - del loro ruolo?

La retribuzione di infermieri e infermiere che operano nel servizio pubblico è stabilita dal Ccnl Sanità, attualmente in fase di rinnovo per il triennio 2022-2024. Il confronto tra l’Aran e i sindacati è ancora in corso mettendo in luce criticità rilevanti, sia sul piano economico che normativo, segno di una categoria ancora in cerca di un riconoscimento pieno del proprio valore.

Nel privato valgono altri contratti collettivi, mentre chi lavora come libero professionista (con Partita Iva e iscrizione all’Enpapi) deve fare i conti con un regime fiscale e contributivo diverso.

Rispetto ad altre figure del comparto sanità, gli infermieri si trovano in una posizione intermedia: ovviamente guadagnano meno dei medici, i cui stipendi possono superare anche gli 80.000 euro lordi annui, ma più degli Oss (operatori socio-sanitari), che spesso non arrivano a 1.300 euro netti al mese.

Nel confronto europeo, poi, gli infermieri italiani risultano svantaggiati: in Svizzera (dove cercano spesso personale), ad esempio, lo stipendio può arrivare anche a 5.500 euro lordi mensili, contro i circa 2.000 euro previsti in Italia.

Vediamo allora nel dettaglio quanto guadagna oggi un infermiere o un’infermiera in Italia, in base a quanto stabilito dal contratto del triennio 2019-2021, analizzando non solo le tabelle retributive, ma anche le voci accessorie che incidono sulla busta paga e le differenze tra pubblico, privato e libera professione.

Stipendio infermiere nella Pubblica amministrazione

Per capire quanto guadagnano gli infermieri in Italia possiamo partire da un’analisi di quanto stabilito dal Ccnl Sanità 2019-2021 (a breve ci sarà l’aggiornamento per il triennio 2022-2024 con un nuovo aumento, per poi iniziare anche le trattative per il rinnovo del triennio successivo). A oggi, la tabella stipendiale è la seguente:

Posizione economica Retribuzione tabellare dal 1.1.2021* Retribuzione tabellare con EP conglobato*
DS6 32.038,62 32.081,46
DS5 30.769,90 30.812,74
DS4 29.845,65 29.909,85
DS3 28.957,06 29.010,58
DS2 27.886,91 27.972,47
DS1 26.846,60 26.964,32
DS 25.832,94 25.982,70
D6 29.056,90 29.153,14
D5 28.042,07 28.170,47
D4 27.225,00 27.331,92
D3 26.425,15 26.553,55
D2 25.631,32 25.781,08
D1 24.831,59 25.013,39
D 23.954,00 24.157,28
C5 26.749,06 26.866,78
C4 25.515,57 25.676,01
C3 24.339,68 24.532,28
C2 23.539,95 23.753,91
C1 22.746,00 22.959,96
C 22.060,82 22.296,14
BS5 23.064,52 23.267,80
BS4 22.323,33 22.547,97
BS3 21.605,90 21.851,90
BS2 21.173,42 21.430,10
BS1 20.566,50 20.844,66
BS 19.941,84 20.220,00
B5 21.613,39 21.859,39
B4 21.171,43 21.428,11
B3 20.740,47 20.986,47
B2 20.377,88 20.634,56
B1 19.800,18 20.078,34
B 19.247,39 19.525,55
A5 19.732,52 20.000,00
A4 19.400,25 19.678,41
A3 19.073,18 19.362,02
A2 18.785,43 19.084,95
A1 18.304,67 18.614,87
A 17.811,01 18.131,89

* Retribuzione annua lorda (in euro)

Nel dettaglio, la posizione da prendere in considerazione per gli infermieri è la D. Più precisamente di ogni singolo livello fanno parte:

  • D: livello d’ingresso;
  • D1: gli infermieri, inclusi gli infermieri psichiatrici con 2 anni di scuola, le ostetriche, i dietisti, gli assistenti sanitari, gli infermieri pediatrici, i podologi e gli igienisti dentali. Per accedere a questa posizione, è richiesto un requisito specifico: 20 anni di anzianità nella stessa qualifica e nella stessa struttura sanitaria;
  • D2: stessi professionisti del precedente livello, ma con almeno 25 anni di anzianità nella stessa qualifica e nella stessa struttura sanitaria;
  • D3: qui, invece, si trovano coloro che hanno raggiunto 30 anni di anzianità;
  • DS: qui troviamo i caposala, le capo-ostetriche e i coordinatori del personale infermieristico. È dedicata a coloro che svolgevano attività di coordinamento già prima del 31 agosto 2001, e che hanno continuato a ricoprire questi ruoli;
  • DS1: Questa posizione è riservata a chi ha svolto le stesse mansioni di caposala, capo-ostetrica o coordinatore del personale infermieristico, ma con 20 anni di anzianità nella stessa qualifica e nella stessa struttura sanitaria. Si tratta di professionisti che erano già inquadrati nella posizione D1 e che hanno maturato una lunga esperienza;
  • DS2: Simile alla DS1, ma con un’esperienza ancora più solida. Qui troviamo i tre profili professionali di cui sopra ma con 25 anni di anzianità nella stessa qualifica e nella stessa struttura sanitaria, precedentemente inquadrati nella posizione D2;
  • DS3: l’anzianità richiesta è di 30 anni. È destinata a chi era già inserito nella posizione D3, con un percorso lavorativo notevole e un’anzianità consolidata;
  • DS4: di questa posizione fa parte invece il dirigente di area infermieristica (già Cssa, Rai), una figura di alto livello gestionale che coordina il personale infermieristico. Questo profilo deriva dalle progressioni delle precedenti posizioni economiche e richiede una comprovata esperienza di gestione in strutture sanitarie.

Detto questo, per un infermiere impiegato in una struttura pubblica la retribuzione lorda annua va da 24.157 a 26.553 euro in base all’anzianità (con elemento perequativo conglobato). Comprensivo di tredici mensilità, siamo quindi intorno ai 1.858 euro lordi in partenza, al netto circa 1.573 euro al mese.

Ci sono poi delle maggiorazioni per lavoro notturno (circa 4 euro l’ora) e per lavoro festivo (circa 2,55 euro lordi), come pure altre indennità che si aggiungono allo stipendio tabellare. La più importante è sicuramente quella di specificità infermieristica, con la quale si vanno a valorizzare le competenze e le specifiche attività svolte da questi professionisti. Ad esempio, per gli infermieri spetta un’indennità aggiuntiva di circa 430 euro lordi l’anno, che salgono a 764 euro nel caso di un infermiere generico o psichiatrico con un anno di corso senior.

Tutte queste voci fanno sì che all’ingresso lo stipendio netto di un infermiere è di circa 1.700 euro al mese, arrivando poi sopra i 2.000 euro acquisendo maggiore anzianità e professionalità.

Stipendio infermieri settore privato

In linea generale non c’è molta differenza tra lo stipendio di un infermiere che opera in ambito pubblico e quello di uno assunto da un’azienda privata. Lo stipendio medio è di circa 1.500 euro netti, ma molto dipende dal tipo di azienda in cui si lavora e dalla tipologia dell’impiego.
Ad esempio, per un infermiere day hospital o per uno impiegato in Onlus e cooperative si parte da un minimo retributivo di 1.000 euro mensili; salendo di responsabilità, ad esempio per gli infermieri di area critica (impiegati in Pronto Soccorso e sala operatoria) si può arrivare anche a 2.000 euro mensili.

Chi dopo anni di lavoro ed esperienza riesce ad ottenere un ruolo organizzativo può arrivare a guadagnare anche 2.500 o 3.000 euro al mese.

Stipendio infermieri liberi professionisti

Infine vi ricordiamo che quello dell’infermiere è un lavoro che si può svolgere anche come libero professionista, aprendo una Partita IVA e iscrivendosi ad Enpapi.
A definire un tariffario che l’infermiere deve seguire nel fissare i compensi per le proprie attività ci ha pensato il decreto n. 165 del 2016 che trovate in allegato.

Ricordate però che si tratta di importi lordi, dai quali vanno sottratte le imposte dovute come pure i contributi da versare a Enpapi. Nel dettaglio, al contributo soggettivo obbligatorio pari al 16% del reddito professionale (con quota fissa minima di 1.600 euro l’anno) si aggiunge il contributo integrativo pari al 4% (da applicare ai corrispettivi lordi che concorrono a formare il reddito imponibile dell’attività autonoma di tipo infermieristico).

Tariffario infermieri
Fonte: Decreto 19 luglio 2016, n. 165

Differenze con il resto d’Europa

Nonostante i più recenti aumenti di stipendio per effetto dei rinnovi di contratto, la retribuzione mensile degli infermieri italiani è ancora al di sotto degli standard europei. In Italia infatti lo stipendio è inferiore rispetto a quello dei colleghi degli altri Paesi del Vecchio Continente.

Facciamo solo qualche esempio per capire come, con turni massacranti e i numerosi straordinari, lo stipendio degli infermieri italiani, nonostante le lodi da più parti, sia ancora troppo esiguo. Ad esempio, secondo un’analisi condotta da Nursing Up, sappiamo che gli stipendi in Europa sono pari a:

  • Germania: 3.500 euro netti al mese, esclusi straordinari. Inoltre c’è un corso di lingua gratuito e alloggio convenzionato a prezzo ridotto offerto dall’ospedale.
  • Olanda: 2.800 euro netti al mese, con contratti di 18 mesi rinnovabili. Ricerca rivolta anche ai neolaureati italiani.
  • Svizzera: 5.500 euro netti al mese
  • Norvegia: 60.000 euro annui, con alloggio e bollette pagate.

Da una nostra ricerca è emerso poi che anche Spagna e Francia fanno meglio di noi. Il primo con una retribuzione annua di circa 35.000 euro lordi, la seconda con uno stipendio che per 35 ore settimanali è di circa 2.500 euro netti al mese.

La differenza con gli altri lavoratori della Sanità

Nel panorama sanitario italiano, le retribuzioni variano significativamente tra le diverse figure professionali. I medici, ad esempio, percepiscono stipendi nettamente superiori rispetto agli infermieri e agli operatori socio-sanitari (Oss). Secondo le tabelle aggiornate per il 2025, un medico appena assunto guadagna circa 60.000 euro lordi annui, cifra che può salire a 80.000 euro con l’aumentare dell’anzianità di servizio.

Come abbiamo visto in questo articolo, invece, gli infermieri hanno una retribuzione iniziale lorda annua che si aggira intorno ai 24.157 euro, con possibilità di incremento fino a oltre 26.000 euro in base all’anzianità e alla posizione ricoperta. A queste cifre si aggiungono indennità per turni notturni, festivi e specificità infermieristica, portando lo stipendio netto mensile iniziale a circa 1.700 euro, con possibilità di superare i 2.000 euro con l’esperienza.

Gli Oss (Operatori socio sanitari), infine, percepiscono uno stipendio lordo annuo di poco superiore a 20.000 euro, corrispondente a circa 1.675 euro mensili per 13 mensilità. Il netto mensile varia tra 1.100 e 1.300 euro per chi ha almeno 3 anni di esperienza, salendo fino a 1.500-1.800 euro con 20 anni di anzianità nel Servizio Sanitario Nazionale

A che punto è il rinnovo di contratto?

Come anticipato, il prossimo rinnovo di contratto andrà a rivedere al rialzo la retribuzione degli infermieri così come di tutti gli altri lavoratori della Sanità pubblica.

Tuttavia, le trattative per il rinnovo del contratto nazionale per gli infermieri e il personale del comparto sanità relativo al triennio 2022-2024 sono ancora in una fase di stallo. Il confronto tra l’Aran (l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) e i sindacati, ripreso il 29 aprile dopo la pausa per le elezioni delle Rsu, non ha portato ad alcun avanzamento positivo.

Le posizioni delle parti sociali, infatti, restano infatti divise: da una parte ci sono le sigle favorevoli alla firma, come Cisl Fp, Fials e Nursind, che vedono nella proposta un passo avanti necessario per sbloccare la situazione; dall’altra Fp Cgil, Uil Fpl e Nursing Up, che invece giudicano l’offerta insufficiente, sia dal punto di vista economico sia da quello normativo.

Da parte sua l’Aran ha proposto un aumento medio lordo mensile di 172,37 euro per tredici mensilità, pari a circa il 6,8% in più rispetto agli stipendi attuali, con risorse complessive stanziate pari a 1,784 miliardi di euro, comprensive anche di indennità specifiche per pronto soccorso e infermieri.

Tuttavia, le sigle contrarie sostengono che questi aumenti siano “gonfiati” da voci accessorie non accessibili a tutto il personale e da fondi di contrattazione decentrata.

Le trattative riprenderanno il 22 maggio, ma al momento la situazione resta complessa: se non si arriverà a un accordo entro tempi brevi, il rischio è che l’entrata in vigore del contratto slitti ulteriormente, con il conseguente ritardo nel pagamento degli arretrati e nell’adeguamento delle buste paga per oltre 580mila lavoratori della sanità pubblica.

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