Ecco quanto costa diventare avvocato al giorno d’oggi, tra rette universitarie, esame, contributi Cassa e spese obbligatorie da sostenere.
Sogni la toga e immagini te stesso in aula di tribunale? Oggi, diventare avvocato richiede un investimento non solo economico, ma organizzativo: si tratta di decidere dove laurearsi, affrontare l’esame di Stato e poi sostenere costi fissi come l’iscrizione all’Albo, i contributi previdenziali, la copertura assicurativa e l’aggiornamento continuo. Il percorso va pianificato passo dopo passo, perché ogni scelta pesa sul tuo budget.
Università: statale, telematica o privata? Il confronto dei costi
Il percorso verso la toga inizia con la laurea in giurisprudenza. Nelle università statali, le tasse variano in base all’ISEE. Con la no tax area prevista dall’art. 1, co. 252, l. 232/2016:
“chi ha un reddito familiare fino a 22.000 euro non paga contributi”
Al di sopra di questa soglia le rette si collocano mediamente tra 1.000 e 3.000 euro annui, a cui va aggiunta la tassa regionale per il diritto allo studio di circa 150 euro e il contributo per il bollo virtuale. Nella spesa universitaria bisogna considerare anche:
- libri di testo, manuali e codici, che possono incidere anche dai 800 ai 1.200 euro;
- costo degli alloggi per chi vive fuori sede, nelle grandi città un posto letto costa fra i 400 e i 600 euro mensili, con spese condominiali e utenze che fanno lievitare il budget annuo.
Un’alternativa sono le università telematiche, le rette fisse vanno dai 1.900 e 3.800 euro annui, consentono accesso online a materiali e piattaforme ed esami in presenza. Non ci sono spese di vitto e alloggio, ma lo studente deve comunque sostenere i costi dei testi fondamentali e delle pratiche di segreteria.
Le università private, come la LUISS a Roma o la Cattolica a Milano, hanno un livello di retta decisamente più elevato: nel 2025 superano i 12.000 euro annui, spesso suddivisi in tre rate, con importi aggiuntivi per laboratori, contributi di segreteria e servizi extra. A questa cifra si sommano i costi di mantenimento fuori sede, che portano il totale vicino ai 20.000 euro all’anno.
Esame d’avvocato: il budget minimo per presentarsi nel 2025
Dopo la laurea il percorso per diventare avvocato passa per l’esame di abilitazione. Nel 2025 la sessione è già calendarizzata: la domanda va presentata entro l’11 novembre, con prova scritta fissata per l’11 dicembre presso le Corti d’appello.
La prima spesa da mettere in conto è la tassa di partecipazione, il contributo è pari a 78,91 euro da versare tramite PagoPA. Senza la ricevuta di pagamento la domanda non è valida.
Per le prove scritte il candidato deve acquistare codici aggiornati all’anno in corso, spesso con addenda rilasciate poche settimane prima della prova. Un kit completo di 4 codici (civile, penale, procedura civile e penale) costa circa 375 euro a prezzo di listino.
Un’altra voce importante riguarda i corsi di preparazione. Non sono obbligatori, ma nella prassi la maggior parte dei candidati frequenta almeno un corso intensivo per esercitarsi nella redazione degli atti. I costi oscillano molto: da circa 1.200 euro per moduli compatti a oltre 2.000 euro per pacchetti annuali che includono correzioni personalizzate e simulazioni d’esame.
In sintesi, per sedersi al banco dello scritto nel 2025 un candidato deve mettere a bilancio 3 voci principali:
- la tassa ministeriale di 78,91 euro;
- i codici aggiornati 300 - 375 euro;
- eventuale corso intensivo, che può aggiungere da 1.200 a 2.000 euro.
Pertanto, per affrontare l’esame da avvocato nel 2025 occorre prevedere un budget minimo di circa 400 euro (tassa e codici), che può superare i 2.000 euro se si aggiungono corsi di preparazione e anche i costi indiretti, come viaggi e pernottamenti se la sede d’esame è in un’altra città.
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Dopo l’abilitazione: i costi fissi del primo anno
Per iniziare a esercitare nel 2025 un neo-avvocato deve mettere in conto: quota iscrizione all’Ordine, contributi alla Cassa Forense, polizza RC, apertura partita IVA e servizi digitali. Il primo anno arriva a pesare dai 3.500 ai 4.000 euro complessivi, una soglia che segna il vero ingresso nella professione.
Iscrizione al Consiglio dell’Ordine
La quota di iscrizione al Consiglio dell’Ordine è la prima voce da affrontare, ogni foro stabilisce la propria contribuzione annuale. Nel 2025, a Milano si pagano circa 250 euro, a Tivoli 200 euro, mentre in altri Ordini minori la quota può scendere. Per i praticanti è prevista una contribuzione ridotta, attorno ai 100 euro.
Contributi previdenziali
Ancora più rilevanti sono i contributi previdenziali dovuti alla Cassa Forense. Anche chi non ha ancora fatturato un euro deve versare i minimi obbligatori. Nel 2025 sono fissati in 2.750 euro di contributo soggettivo e 350 euro di integrativo, oltre al contributo di maternità. La normativa Regolamento contributi Cassa Forense prevede una riduzione del 50% per gli under 35 nei primi anni, ma non elimina l’onere. Un giovane avvocato che inizia con pochi clienti si trova comunque a pagare oltre 1.500 euro l’anno di contributi.
Polizza RC professionale
L’art. 12 della legge professionale l. 247/2012 e il D.M. 22 settembre 2016 hanno reso obbligatoria l’assicurazione per responsabilità civile, con requisiti minimi inderogabili. Nel 2025 i premi variano in media tra 150 e i 600 euro annui, a seconda del massimale e delle estensioni scelte: retroattività, copertura per collaboratori o attività specialistiche. Per chi esercita in proprio, spesso conviene aderire alle convenzioni CNF con compagnie selezionate, che offrono condizioni più favorevoli rispetto al mercato libero.
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Apertura partita IVA
Nel 2025, il regime forfettario resta l’opzione più accessibile per i neo-avvocati: soglia di ricavi fissata a 85.000 euro annui, imposta sostitutiva al 15% (ridotta al 5% per i primi 5 anni in presenza dei requisiti). È un regime che garantisce semplificazione, ma per chi sostiene spese elevate (affitti, collaboratori, banche dati) il margine di deducibilità è nullo e il passaggio al regime ordinario può diventare conveniente già nei primi anni.
Servizi digitali
L’avvocato deve avere una PEC attiva, costo medio dai 5 ai 10 euro annui e una firma digitale circa 70 euro ogni tre anni. Serve poi un software per il Processo Civile Telematico, in alcuni fori viene distribuita gratuitamente, in altri si paga un canone annuo di circa 80 euro. A questo si aggiunge la fatturazione elettronica, obbligatoria anche per i forfettari, che richiede un servizio dedicato con costi variabili.
Aprire uno studio legale o associarsi?
Affittare un locale indipendente è la soluzione che offre la massima autonomia, ma anche la più onerosa. In una grande città un ufficio di piccole dimensioni costa fra 400 e i 600 euro al mese solo di canone, cui si aggiungono spese condominiali, utenze e un arredo minimo adeguato alla ricezione dei clienti. A questo si sommano strumenti di lavoro ormai indispensabili: computer, stampanti multifunzione, licenze di software gestionali e banche dati giuridiche con pacchetti premium fino a 500 euro a semestre.
Associarsi ad uno studio legale già avviato è una via intermedia. Si può avere accesso ad uno spazio fisico, ma spesso anche a servizi condivisi come segreteria, sala riunioni e banche dati. È una soluzione che riduce il rischio imprenditoriale, ma comporta la necessità di coordinarsi con i colleghi e di accettare regole comuni. Non vanno trascurati i costi di personale: una segreteria part-time può costare circa dai 800 ai 1.000 euro al mese, cifra che per molti giovani avvocati è insostenibile e li spinge a fare ricorso a collaborazioni occasionali o servizi esterni. Anche il marketing incide: sito internet, dominio e strumenti minimi di comunicazione richiedono qualche centinaio di euro all’anno, mentre i professionisti che puntano a piattaforme CRM o campagne digitali devono preventivare spese ben maggiori.
Coworking per avvocati
Il coworking è un’alternativa economica che offre una flessibilità preziosa per avvocati che non desiderano impegnarsi su un canone mensile fisso. Il costo si aggira attorno alle 150 euro per una postazione condivisa ai 400 euro per una stanza dedicata. Queste strutture offrono servizi che un giovane avvocato difficilmente potrebbe permettersi da solo: reception, segreteria condivisa, sala riunioni per i clienti e stampanti centralizzate. Per chi muove i primi passi, significa poter ricevere un cliente in un contesto professionale senza dover investire da subito in un ufficio privato.
Tuttavia, va considerato l’aspetto del segreto professionale, infatti, il Codice Deontologico Forense richiede la massima attenzione nella custodia di fascicoli e nella gestione di colloqui sensibili. Non sempre uno spazio aperto o condiviso garantisce la privacy necessaria. Inoltre, i regolamenti interni dei coworking spesso vietano l’archiviazione cartacea a lungo termine: l’avvocato è così costretto a ricorrere a soluzioni esterne, con costi aggiuntivi.
Quanto costa ogni anno rimanere avvocato?
Ogni anno la professione comporta obblighi di legge e costi ricorrenti che, se trascurati, espongono al rischio di sanzioni o addirittura alla sospensione dall’esercizio. Le principali voci di spesa sono:
- Cassa Forense: contributo soggettivo minimo di 2.750 euro, contributo integrativo di 350 euro e contributo di maternità;
- Polizza RC: da rinnovare ogni anno. I premi partono da circa 150 euro e possono superare i 600 euro in base al massimale;
- Spese digitali: circa 140 euro annui (PEC, la firma digitale, software PCT/Consolle e ecc.);
- Quota di iscrizione all’Ordine forense: varia a seconda del foro e nel 2025 oscilla tra i 200 e i 300 euro.
Inoltre, vanno aggiunti i costi che riguardano la formazione continua obbligatoria. Il regolamento del Consiglio Nazionale Forense impone l’acquisizione di 60 crediti formativi in 3 anni, con un minimo di 15 crediti all’anno, di cui 3 dedicati a deontologia e ordinamento.
La novità ormai consolidata è la possibilità di seguire corsi online (FAD), che abbattono i costi di trasferta ma non quelli delle iscrizioni: i corsi base organizzati dagli Ordini si collocano fra i 50 e i 150 euro, mentre i percorsi specialistici di livello universitario o le scuole di alta formazione arrivano facilmente ai 800 euro l’anno. In media, un avvocato investe circa 300 euro l’anno per mantenere la regolarità formativa.
In conclusione, il costo minimo per rimanere avvocato nel 2025 è di circa 4.000 euro all’anno.
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